Storia: La massoneria inglese, la morte di Ippolito Nievo e la misteriosa scomparsa del piroscafo dove c’erano i soldi del Banco di Sicilia
Tredici giorni prima della proclamazione dell’Unità d’Italia, sparì nel nulla, tra Palermo e Napoli, il piroscafo “Ercole”. La storia dell’unità d’Italia iniziò con un mistero. Fra i passeggeri c’erano alcuni ufficiali garibaldini guidati da Ippolito Nievo, che avevano il compito di portare a Torino la documentazione economica relativa alla spedizione militare dei Mille. Sullo stesso piroscafo c’erano i soldi del Banco di Sicilia
Chi ricorda ancora oggi Ippolito Nievo? Il nome è conosciuto se si ha familiarità con una strada o una piazza che ne porta il nome, il più preparato probabilmente saprà che è l’autore delle Confessioni di un Italiano, un voluminoso romanzo storico che a scuola ci hanno insegnato ad odiare.
Nel 1855 si laurea in Legge all’Università di Padova. Il padre, avvocato, vuole avviarlo alla carriera forense, ma Ippolito Nievo sceglie di non esercitare la professione per non fare atto di sottomissione al governo austriaco.
Aderisce, infatti, alle idee di Mazzini e si arruola tra i volontari di Garibaldi, partecipando alla Seconda guerra d’indipendenza (1859). L’anno successivo, 1860, prende parte alla spedizione dei Mille, al termine della quale gli verrà conferito il grado di colonnello.
Nievo vuole combattere con i volontari di Garibaldi, si unisce ai Cacciatori delle Alpi nella Seconda guerra di Indipendenza (1859), poi deluso e amareggiato dalla pace di Villafranca si unisce alla spedizione dei Mille. Preferirà sempre questo fronte combattente irregolare a differenza dei fratelli che si arruolano tra i piemontesi. Grazie alla sua personalità votata all’onestà intellettuale e alla precisione, uniti ai suoi studi in Legge, viene assegnato all’intendenza, ovvero l’ufficio amministrativo del piccolo esercito garibaldino, in poche parole deve gestire i soldi.
Combatte per mesi in quella campagna vittoriosa, tanto sbandierata sui
vecchi sussidiari di scuola, poi nel 1861 in prossimità dell’ufficializzazione
del neonato Regno d’Italia qualcuno muove accuse alla gestione dell’impresa, si
accusa l’Intendenza di cattiva gestione. È La Farina l’uomo inviato in Sicilia
da Cavour che tenta di gettare fango su Garibaldi e l’impresa, il tutto per la
paura che Garibaldi non lasci le conquistate terre al Piemonte.
Ippolito
reagisce alle accuse compilando un accurato resoconto delle spese sostenute in
guerra, si prepara a partire per Torino dove vuole fare chiarezza, ha
appuntamento con il suo diretto superiore Acerbi. Non mancavano le difficoltà
per lo scrittore improvvisatosi amministratore, sono sessantamila i cappotti
acquistati per i garibaldini e mai indossati (verranno rivenduti a basso prezzo
dagli stessi garibaldini), nell’esercito improvvisato si contano un numero
spropositato di promozioni. C’è da gestire l’enorme cifra requisita al Banco di
Sicilia, circa 200 milioni di euro odierni. Il 4 marzo del 1861 Nievo e le sue
carte si imbarcano da Palermo per Napoli sul vapore Ercole inseme
ad altre ottanta persone, la notte tra il 4 e il 5 marzo il vascello naufraga
senza alcun superstite.
Fin qui sembra una delle tante tragedie di guerra e mare, ma come dice Shakespeare “c’è del marcio in Danimarca”, qualcosa non torna.
ln un libro di Glori , meritevole di ‘aver schiarito alquanto certe ombre delle idee’, sulla morte di Nievo e sulla spedizione dei Mille si racconta la storia vera. Veniamo così a sapere del ruolo della Massoneria nell’impresa dei mille, in particolare della massoneria Inglese che vedeva di buon occhio il ridimensionamento del papato e dei borboni del Regno delle due Sicilie e anche l’enorme ricchezza delle banche del regno
In una cassa, da cui Nievo non si separava mai, erano contenuti soldi, ricevute, fatture, lettere e tutto quello che riguardava la gestione dell’ingente patrimonio garibaldino e di quello “trovato” nelle casse delle banche siciliane. Ma c’era chi aveva interesse, per opposte ragioni, ad impedire che quella cassa arrivasse a Torino, dove era in atto uno scontro tra due fazioni: da un lato i cavouriani che intendevano gettare discredito sulla spedizione garibaldina, tentando di dimostrare una gestione truffaldina dei fondi; dall’altro lato la sinistra, che sosteneva il contrario. Ma, soprattutto, tutti avevano interesse a tenere nascosto un finanziamento di 10mila piastre turche (paragonabili a circa 15milioni di euro attuali) che era arrivato a Garibaldi dalla massoneria inglese. La sparizione di quei documenti faceva quindi comodo a tutti.
Il piroscafo non arrivò mai a Napoli e la cosa ancora più strana fu quella del mancato ritrovamento di vittime, oggetti o fasciame della nave. Niente. Tutto misteriosamente inghiottito dal mare. Secondo alcuni storici, i servizi segreti inglesi erano a conoscenza del viaggio di Nievo e, probabilmente scortarono la nave in segreto, sapendo che conteneva molti soldi. Nievo prese con se tutta la cassa forte del Banco di Sicilia. Sulla vicenda , nessun libro di storia ufficiale parla. I soldi sono spariti e con loro 70 persone che erano sul piroscafo.