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STORIA REGGINA: LA BATTAGLIA DI PIAZZA DUOMO

Posted by on Set 30, 2020

STORIA REGGINA: LA BATTAGLIA DI PIAZZA DUOMO

La battaglia di Piazza Duomo vide contrapposti l’esercito borbonico delle Due Sicilie e i garibaldini della Spedizione dei Mille. Fu combattuta nell’omonima piazza di Reggio Calabria il 21 agosto del 1860 con la vittoria dei garibaldini.

Già nei giorni precedenti la battaglia, vi erano stati vari sbarchi di forze garibaldine sulle coste ioniche reggine, l’ultimo di questi avvenne all’alba del 19 agosto del 1860 in un tratto di costa completamente sguarnito in località Melito. In questo sbarco, proveniente dalla Sicilia, Garibaldi con i suoi e un cospicuo contingente dell’Esercito meridionale (circa duemila uomini) si riunì alle forze precedentemente sbarcate. Da molti giorni a Reggio si attendeva questo avvenimento con i patrioti indaffarati al reclutamento di volontari da affiancare ai garibaldini mentre i Napoletani radunarono in Calabria circa quindicimila soldati agli ordini del generale Vial.

La mattina del 20, a Reggio, il generale Gallotti, comandante della piazza, si ritirò nel castello e spedì dei messaggi al generale Fileno Briganti che presidiava Villa San Giovanni con circa cinquemila uomini, informandolo dell’avvenuto sbarco ed invitandolo a muoversi verso Reggio con tutte le forze disponibili mentre egli si recherà incontro a Garibaldi. Nel frattempo a difendere la città rimaneva il colonnello Antonio Dusmet con il 14° reggimento (solo due battaglioni) potendo inoltre contare sulla favorevole posizione del castello ben fortificato ed armato e del Forte Nuovo.

Il Gallotti ordinò, quindi, al Dusmet di muovere verso il torrente Sant’Agata per attendere l’arrivo delle truppe garibaldine ma, dopo alcune ore, le forze del Dusmet furono spostate al Calopinace in quanto allo stesso colonnello viene assicurato da alcuni contadini (opportunamente istruiti) che le colonne garibaldine avevano preso la via dei monti; successivamente gli uomini del Dusmet venivano fatti rientrare a Reggio, lasciando una sola compagnia di presidio presso il Sant’Agata.

Intanto è giunta sera, Dusmet con le sue poche truppe si ferma sulla spianata del castello, (posizione preferibile rispetto alla piazza del Duomo, poco difendibile militarmente per i numerosi accessi che presentava) ma Gallotti si oppone, ordinando il bivacco dei soldati  in piazza Duomo. Il colonnello obbedisce agli ordini e si arrangia nella piccola ed irregolare piazza: apposta due cannoni sul corso Borbonico e altri due dinanzi il palazzo De Blasio, pone delle sentinelle sul Corso e, dopo essersi recato personalmente al telegrafo per segnalare a Re Francesco II la situazione in cui si trovava, si ritira nel portone di casa Ramirez appisolandosi su una poltrona gentilmente offertagli dal padrone di casa.

Nel frattempo, Garibaldi, dopo aver sostato a Pellaro, si muoveva verso Reggio e presso Ravagnese sostò a cenare ospite a casa del signor Francesco Manti. In piena notte le truppe in camicia rossa si raggrupparono in due colonne: quella guidata da Garibaldi ha per obiettivo i piani di Condera, quella guidata da Nino Bixio deve penetrare direttamente in città.

San Giorgio Extra, la colonna Bixio si divide in due parti: una entrerà in città dagli “Archicelli” (all’incirca la parte superiore dell’attuale via XXI Agosto), l’altra proseguirà per la normale via provinciale per poi incontrarsi a Piazza San Filippo (attuale Piazza Carmine).

Entrate in città, le forze garibaldine, rinforzate dalle Guardie Nazionali di Genoesi Zerbi, giunsero in piazza Duomo da tutti i lati iniziarndo a fare fuoco sulle truppe regie disposte davanti palazzo Tommasini che rispondevano al fuoco aiutate dall’artiglieria facendo numerose vittime tra i garibaldini e ferendo Nino Bixio ad un braccio. Il Dusmet, destatosi dal fragore degli avvenimenti, cerca di lanciarsi nella mischia uscendo dal palazzo Ramirez ma viene colpito al ventre da una fucilata (si disse sparata dall’atrio stesso) altro colpo fu inferto al di lui figlio, sottufficiale nello stesso reggimento, accorso in suo aiuto. Pur rimasti senza capo, e chiusi in quella trappola di mille metri quadrati, i Napoletani cercano di organizzare la resistenza. I cannoni sul Corso Borbonico sparano all’impazzata, le finestre del Seminario vengono occupate. La battaglia infuria, anche il tenente colonnello Zattera, che ha sostituito Dusmet al comando, è ferito. Ordina la ritirata verso il castello ma l’oscurità e l’ardore della lotta, impediscono a tutti i reparti regolari di udire il comando.

Alle prime luci dell’alba il fuoco cessa, i reggini aprirono i loro usci e fornirono assistenza ai feriti, mentre i garibaldini si spargevano per la città. Intanto il generale Vial aveva ordinato al tenente Briganti di dare supporto al generale Gallotti. Giunto a Reggio, al ponte dell’Annunziata, alle sei del 21 mattina, dopo aver rifiutato il supporto della mezza batteria di artiglieria del capitano Vincenzo Reggio, si fermò e distaccò due compagnie per attaccare dalla parte del mare e altre quattro le inviò all’interno del rione Santa Lucia. I garibaldini attendevano già gli avversari su entrambe le direttrici, accogliendoli con un nutrito fuoco. Un combattimento che vide soccombere i borbonici con anche il ferimento del comandante che decise di ripiegare in ritirata verso Villa San Giovanni.

Da segnalare anche lo strano comportamento della Marina Napoletana che pur avendo disponibili nel porto di Reggio le navi adibite alla sorveglianza dello Stretto invece di supportare le forze di terra nella difesa della città ricevettero l’ordine dal comandante della squadriglia, Vincenzo Salazar, di uscire al largo per “ragioni umanitarie”.

Nel primo pomeriggio il generale Gallotti, vista la ritirata del Briganti e l’allontanamento dalla rada delle navi borboniche, fa issare sul pennone del castello la bandiera bianca di resa e la conseguente consegna del castello ai garibaldini.

I reggini godettero le prime ore di libertà tanto agognata potendosi chiamare liberamente, Italiani.

Dopo la vittoria, Antonio Plutino fu nominato governatore della provincia con «poteri illimitati».

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