Strage di Torino del 1864. Un nuovo libro sui fatti già noti alla cultura autonomista
Come sempre, abbiamo aperto la strada… lo dice lo scrittore torinese Milo Julini in un articolo appena uscito sul giornale “Il Lambello”, recensendo il nuovo libro scritto da un celebre storico ufficiale che si è occupato della strage di Torino del 1864.
Con grande onestà intellettuale, Julini ricorda che fu solo grazie a noi autonomisti se nel 1999 si cominciò a mettere a fuoco la tragedia che segnò la rottura morale dei piemontesi con i miti risorgimentali. Quella carneficina del 22 settembre fino ad allora considerata un periferico episodio di rigurgito campanilista, senza alcuna importanza.
Ringrazio e confermo.
Il primo a denunciare la gravità del massacro di popolani innocenti avvenuto a Torino al momento del furto della Capitale era stato il compianto Ettore Amedeo Perego sul giornale di Luigi Cerchio “Assion Piemonteisa”.
Grazie a lui, iniziai le ricerche archivistiche che si conclusero con la pubblicazione del libro “La prima strage di Stato”.
Sarebbe passato sotto silenzio, se un giornalista attento e competente come Massimo Novelli non avesse scritto una lusinghiera recensione sul quotidiano “Repubblica”, dando risalto ai documenti da me pubblicati che provavano i torbidi retroscena politici che avevano spinto il governo sabaudo a creare ad arte incidenti suscitati da provocatori prezzolati che fornirono un alibi alle forze dell’ordine per spargere sangue innocente al solo scopo di far credere Torino una città ingovernabile, pericolosa e ribelle e così giustificare il trasloco a Firenze della Corte e del Parlamento.
Uscito il libro dal silenzio, dopo nemmeno un mese, un gruppo di muratori, con piccone, cemento e pala, piombarono in piazza San Carlo agli ordini dell’allora vicesindaco del PCI Domenico Carpanini dove collocarono su un muro la lapide sulla “strage di Torino” di cui fino ad allora non si era occupato nessuno.
Roberto Gremmo
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