Alta Terra di Lavoro

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INCONTRO CON ERMINIO DE BIASE PER PARLARE DI “GARIBALDI MA QUALE EROE!”

Posted by on Gen 25, 2024

INCONTRO CON ERMINIO DE BIASE PER PARLARE DI “GARIBALDI MA QUALE EROE!”

L’eroe dei due mondi ce lo facciamo raccontare dallo storico dei due mondi, ovvero Giuseppe Garibaldi magistralmente descritto da Erminio De Biase che ce lo narra in una veste insolita nel suo ultimo lavoro “Garibaldi ma quale eroe!”. Dopo averlo letto in pochi giorni venerdì 26 gennaio 2024 alle ore 21 mi intratterò in una “chiacchierata” con Erminio per la rubrica “Incontro con l’autore”, come ci ha promesso ci saranno bellissimi fuochi d’artificio e per vederli cliccare di seguito

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CON FERDINANDO IV DI BORBONE EMILIO GIN SMONTA BENEDETTO CROCE

Posted by on Gen 22, 2024

CON FERDINANDO IV DI BORBONE EMILIO GIN SMONTA BENEDETTO CROCE

La storia Patria Italiana, soprattutto per i primi 80 anni dopo il 1860, si fonda sugli studi e sulle tesi di Benedetto Croce che ha speso una vita a studiare la Storia con immense ricerche sul Regno di Napoli fin dagli albori, dal suo punto di vista ovviamente. Un liberale italiano quindi fazioso e anticattolico utilizzando i monumentali studi,questo è un gran merito, per far passare e rafforzare le opinioni personali che denigravano e in alcuni casi ridicolizzavano, la grande storia di un Regno che ha contribuito a scrivere, da protagonista, la storia universale. Il bersaglio preferito di Benedetto Croce, ricordo che aveva legame parentale molto stretto con Silvio Spaventa suo zio e tutore, sono sempre stati i Borbone di Napoli pur riconoscendo, alla fine della sua vita, che forse nel Regno delle Due Sicilie le cose non andavano così male, comportamento simile lo ha avuto anche Giuseppe Galasso. Grazie alla sua volontà sono stati rimessi al centro della storia italiana i protagonisti della Repubblica Napoletana che la storiografia risorgimentale voleva cancellare perché  ritenuta una vergogna che macchiava la retorica nazionale basata sulla cacciata delle straniero mentre i repubblichini da operetta napoletani nella loro vicenda, che è durata poche settimane, aiutarono lo straniero francese ad invadere la Patria Napolitana, ricordo solamente quello che fecero a Castel San’Elmo o agli Incurabili, come ricordo che un altro padre della patria come Mazzini li ha condannati in un suo saggio. Ferdinando IV lo ha fatto passare sempre come un incapace dedito solo ai piaceri della vita e se qualcosa è stato fatto di buono il merito è della Regina Maria Carolina, teoria che ha dettato le linee guide alla storiografia italiana che ancora oggi è condizionata dai suoi studi e che la rendono provinciale e antistorica.

In contrapposizione alle teorie del Croce e della vulgata dominate, c’è una vastissima saggistica figlia di accurate ricerche d’archivio e bibliografiche che viene prodotta con onestà intellettuale e professionalità da studiosi non accademici, ma semplici appassionati dalla comprovata bravura e specchiata onestà che da decenni lavorano e studiano nell’oscurità riuscendo a ritagliarsi degli spazi nella palude della storiografia ufficiale.

Da qualche anno, però, anche il mondo accademico comincia a porsi qualche domanda e ci sono professori che sentono la necessità di distinguersi dai prezzolati che dominano l’Università Italiana dando un contributo importante al ripristino di verità storiche che come abbiamo visto sono state cancellate o modificate, fornendo un contributo di altissimo livello inattaccabili sotto tutti i punti vista, mettendo in imbarazzo la vulgata dominante e la narrazione ufficiale. Un docente universitario che grazie alla sua capacità e alla sua onestà intellettuale che considero un principe della ricerca storica scientifica, è certamente Emilio Gin Professore all’Università degli studi di Salerno che da sempre rivolge i suoi studi sulla storia che va dal XVIII secolo fino al risorgimento e che personalmente ho molto apprezzato nel suo primo lavoro “Santa Fede e congiura antigiacobina” scritto nel 1999 dove si parla delle insorgenze nel Regno evidenziando quella che operava nella città di Napoli molto attiva e tenace. Il suo ultimo lavoro che definisco un capolavoro, è “Ferdinando IV di Borbone” (il regno di napoli e il grande gioco del mediterraneo) edito da Rubettino dove emerge il “Re dei Lazzaroni” in una forma e in una essenza completamente diversa da quella che la vulgata dominante fa apparire da decenni mettendo in discussione le tesi di Benedetto Croce. La politica estera dei Borbone di Napoli fin dall’inizio con Carlo è sempre stata impostata sulla ricerca della neutralità con l’ambizione di far diventare il Regno di Napoli una media potenza nella consapevolezza che non era possibile affiancarsi alle potenze Imperiali dell’epoca, cosa che aveva anche capito per il neonato Regno di Italia Giolitti quando era al potere.

Carlo quando divenne III di Spagna e nonostante lasciò scritto sull’obelisco di Bitonto

“CAROLO HISPANIARUM INFANTI
NEAPOLITANORUM ET SICULORUM REGI
PARMENSIUM PLACENTINORUM CASTRENSIUM DUCI
MAGNO AETRUSCORUM PRINCIPI
QUOD HISPANICI EXERCITUS IMPERATOR
GERMANOS DELEVERIT
ITALICAM LIBERTATEM FUNDAVERIT
APPULI CALABRIQUE SIGNUM
EXTULERUNT”     

non accettò mai che Napoli potesse emanciparsi dalla tenaglia Borbonica ed Asburgica che in quel secolo dominava in Europa continentale e ostacolò sempre suo figlio Ferdinando, divenuto Re di Napoli quando lui divenne Re di Spagna, che invece voleva rendere il suo Regno autonomo ed indipendente e non una costola dei Borbone di Spagna e Francia.

Emilio Gin grazie ai suoi studi che so iniziati anni fa, ci fa conoscere un Ferdinando IV con una grande capacità di statista che sapeva muoversi nello scacchiere internazionale dell’epoca con intelligenza e pazienza senza mai perdere la fiducia verso la sua visione nonostante i continui rifiuti di suo padre Carlo di dargli una legittimità internazionale. Aveva capito che tutto passava per il mare e fin dall’inizio concentrò i suoi sforzi politici ed economici alla creazione di una flotta che se non poteva competere con le potenze straniere, in Italia primeggiò e riuscì a far diventare il suo Regno neutrale e una media potenza. Grazie all’importazione del ferro utile per la costruzione della sua flotta, riuscì a strappare il primo e tanto sudato trattato internazionale con la Russia e Gin, grazie al suo lavoro, ci fa comprendere perché il Regno fu la prima nazione che legittimò la Repubblica Francese nata dopo il 1789. Grazie altresì a questi studi, posso affermare che con Ferdinando IV nascono i Borbone di Napoli che si emangipano dalla subalternità in cui Carlo III voleva lasciarli nel periodo in cui i nazionalismi si consolidarono, con una posizione nella geopolita autonoma e indipendente che durerà fino alla sua fine essendone la causa, per questo possiamo dire con orgoglio che il Regno è terminato con Onore e Dignità. I suoi rapporti con Tanucci e Acton sono descritti all’opposto di come noi li abbiamo conosciuti fino ad ora, grazie sempre dal “Croce Nazionale” e soprattutto la collaborazione con il cattolico Acton erano improntanti su il rispetto e fiducia reciproca. Sulla Regina Maria Carolina grazie alle ricerche di Emilio Gin, abbiamo scoperto che mai ha avuto un ruolo importante nella vita politica del Regno rappresentando per Ferdinando IV solo un affare di Stato, che ha gestito con grande capacità e pazienza anche quando dovette andare oltre la diffamazione dell’ambasciatore Spagnolo che cercava di screditarlo a livello internazionale strumentalizzando la vita extraconiugale dell’asburgica. La gestione dalla Sicilia sulle drammatiche vicende del 1799, l’ha sempre fatta in prima persona e tutte le decisione prese sono state solo sue come le scelte sulle capitolazioni dei tre castelli napoletani con Nelson che agiva sotto i suoi comandi tranne a Procida dove ebbe fretta di giustiziare i traditori giacobini procidani e non è un caso che non se ne parla mai perché inquinerebbe la retorica repubblichina.

Unico disaccordo che posso avere è sull’analisi dei giacobini come su i sanfedisti, perché ad Emilio Gin sfugge che per la prima volta nel Regno ci fu una drammatica spaccatura tra il popolo e la neonata liberal-borghesia e che gli atti di violenza, che in alcuni casi sfociò nella crudeltà come spesso accade nei fraticidi, era solo una reazione alle misfatte, ben peggiore degli insorgenti, dell’esercito invasore francese e dell’alto tradimento di cui si macchiarono i fiancheggiatori giacobini napolitani, un esempio sono i fatti di dell’Eccidio di Isola Liri del 12 maggio 1799. Sul testo posso solo dire che quando mi è arrivato tra le mani, anticipato da un’attesa pluriennale e tanto decantato, vedendolo di solo 140 ho pensato che non avrebbe soddisfatto le mie attese ma nel leggerlo sono rimasto folgorato dalla capacità di sintesi e comunicativa del docente salernitano, non comune negli accademici. L’impostazione non è crociana storicizzando i fatti, ma sono legati tra di loro con un’impostazione vichiana rendendo il libro fruibile a tutti e non rivolto ad un pubblico di nicchia, stile tipico di chi ha nella conoscenza e nella libertà la sua forza, di seguito alcune informazioni

Indice dei nomi 5 pag.

Fonti archivistiche e bibliografiche 10 pag.

Fonti per introduzioni 18 pag.

Con ricerche effettuate in italia e all’estero che fa capire la portata del lavoro e che apre, partendo da una posizione accademica quindi autorevole, un nuovo scenario sulla storia dei Borbone di Napoli e sull’ultimo secolo e mezzo di vita del Regno. C’è ancora da scrivere sul Ferdinando dopo il 1799 fino alla sua morte dove, secondo il mio modesto parere, “non ne azzeccò una”, come sui rapporti tra casa regnante e massoneria non sempre cristallini, Raimondo Rotondi ci indica la strada da seguire, su le due correnti politiche Ro-mo (rivoluzione o morte) a cui appartenevano gli asserragliati di Castel Sant’Elmo e Lo-mo (libertà o morte) più concilianti con la corte e sui i rapporti Stato e Chiesa nella piena ubriacatura illuminista di cui fu vittima tutta l’Europa nel ‘700 e di cui ancora oggi ne subiamo i nefasti effetti.

Claudio Saltarelli 

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MARIA SOFIA L’ULTIMA REGINA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE OSTACOLA LA “CONQUISTA DEL SUD”

Posted by on Gen 6, 2024

MARIA SOFIA L’ULTIMA REGINA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE OSTACOLA LA “CONQUISTA DEL SUD”

ALLA SCOPERTA DELLA GIOVANE REGINA MARIA SOFIA.

Prima di presentare il volume, La Regina del Sud, devo fare qualche riflessione sul libro Terronidi Pino Aprile. Il giornalista Marco Demarco nel suo testo “Terronismo” sminuisce l’opera di Aprile:“l’eccessiva retorica risorgimentale svelando il volto violento, repressivo e anche coloniale dell’intervento sabaudo”. 

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CARLO PISACANE ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA

Posted by on Set 25, 2023

CARLO PISACANE ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA

Come spesso accade da quando la politica è dettata e guidata dal pensiero machiavellico e da quello illuministico il controllo dell’opinione pubblica è sempre stato uno delle colonne portanti per la conservazione del potere da parte del pensiero gnostico che in teoria predica libertà ed uguaglianza, ma in pratica esercita una dittatura nella sua peggiore forma. Una delle tecniche più subdole e sottili della Elite che governa il mondo Occidentale, è quella delle “armi di distrazione di massa” che utilizza per incanalare in un binario morto il pensiero libero e critico di un’opinione pubblica quando non assume la caratteristiche di un gregge, distogliendo la sua attenzione da i veri problemi nelle cause come negli effetti. Se nella contemporaneità l’impegno profuso è superiore alla norma, soprattutto in questa era dove i mezzi di comunicazione che riescono a sfuggire al controllo del potere divenendo dei cani da guardia molto simili ai molossi, quando si parla di Storia le cose sono più semplici perchè analizzarla contestualizzandola nel periodo di riferimento è cosa molto difficile e alla fine la si analizza quasi sempre con lo sguardo del presente come accade quando si parla del Regno di Napoli, del Cattolicesimo, del 1799 e del Risogimento. Uno degli eventi più clamorosi è quello che riguarda Carlo Pisacane con il suo sbarco a Vibonati, mi fido della tesi del Prof. Vincenzo Abramo, con un battaglione di gaelotti per sollevare il Cilento contro la Casa Regnante Napoletana e preparare un colpo di Stato e che a distanza di 160 anni in quel di Sapri viene ricordato e celebrato al pari di Garibaldi e Mazzini divenendo un simbolo per il territorio che raramente si riscontra in altri luoghi che sconfina ormai nel mondo folkloristico. Di risorse economiche ne arrivano tante per organizzare eventi e feste nel golfo di Policastro sul tema fino ad arrivare alla statua della spigolatrice di Sapri che, nonostante ha suscitato molte polemiche, è diventata un’attrazione turistica, il Golfo di Policastro ha ben altre attrattive ma la classe dirigente di Sapri è più preoccupata a far passare come eroi della Patria personaggi come Mazzini che se non fosse stato per il Sindaco di Roma Natan sarebbe rimasto nel dimenticatoio dell’Unità e del Risorgimento per volontà dei “Savoia boys”, come Garibaldi su la cui vita stanno uscendo fuori delle novità e verità che imbarazzano i suoi stessi tifosi, oppure su Costabile Carducci su le cui “gesta” al di la di Scario non conosce nessuno. Chi è veramente l’idolo del territorio è il suddetto Carlo Pisacane che, lasciando da parte la sua vita privata che lascio all’insindacabile giudizio di Nostro Signore e alla sua famiglia cercando di giudicarlo solo storicamente per le sue azioni, posso affermare che è stato una vittima di quel periodo storico tradito e abbandonato da chi gli aveva promesso appoggio vedendo in lui solo chi poteva dare loro il potere assoluto finalizzato alla conservazione e all’aumento della “robba” come la definisce con lucida ironia il Prof. Gennaro Incarnato. Questi soggetti opportunisti e rapaci sono i famosi Baroni Meridionali che storicamente fin dai tempi di Diocleziano, sono sempre e solo interessati a perseguire gli interessi personali e soddisfare la propria voracità che nel Regno, fin dai tempi di Ruggero II il Normanno, hanno dovuto ridimensionare vedendo sempre nella Corona Siculo-Napoletana un ostacolo a questa loro visione perversa. Quei Baroni divisi tra borghesia latifondista e notabilato che con L’italia gestiscono il potere a loro piacimento senza ostacoli e opposizioni, indifferenti allo stato comatoso in cui si trova l’italia peninsulare, una volta Regno, che garantisce loro la conservazione dello “status quo”. Baroni che vivono nell’ombra e che siedono nella stanze del potere Romano come funzionari pubblici o politici di lungo corso che sono sempre li da 160 anni, con tutti i regimi e stagioni politiche diverse. Carlo Pisacane viene dipinto come vittima della tirannide Borbonica a cui si ribellava per perseguire i suoi ideali e, dal suo punto di vista, per portare libertà progresso e benessere ma nella realtà è stato vittima degli antenati di quelli che oggi lo usano come “arma di distrazione di massa” cercando di nascondere la verità tentando una pacificazione postuma e salvare la baronia meridionale che successivamente trovò nei Savoia quello che non gli garanti il Pisacane, scaricando le responsabilità ai Borbone che non facevano altro che difendere lo Stato Sovrano. L’unico intellettuale lungimirante a dal pensiero libero, diverso dal libero pensiero, che nel Cilento ha compreso la vera verità dimostrando onestà intellettuale, è il Prof. Vincenzo Abramo che saluto con affetto e stima. Per il futuro cosa dire, dobbiamo avere nostalgia della soppresssione della “Rivolta dei Baroni” da parte di Ferrante? non è possibile pensare questo perchè non è nelle nostre corde ma certo qualcosa bisogna pur fare e forse sperare, nonostante la palude in cui oggi ci troviamo è così densa e spietata, perchè come la Storia ci insegna, quando tutto sembra fermo e immobile allora le cose si muovono e cambiano. Dopo tante parole vi invito a vedere di seguito un breve video che è la perfetta sintesi della mia tesi, dal mio punto di vista, tratto da un film degli anni 70 di cui se ne parla poco, chissà perchè!!!

Claudio Saltarelli

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OPINIONI/ L’Italia è uno Stato, formato da almeno due Nazioni e tanti Popoli

Posted by on Gen 29, 2018

OPINIONI/ L’Italia è uno Stato, formato da almeno due Nazioni e tanti Popoli

«Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio geograficamente determinato […] costituisce un popolo. Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale. Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione».
(Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli – CONSEU, Barcellona, 27 maggio 1990)

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