Alta Terra di Lavoro

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TE LO DO IO L’OBELISCO!I GIACOBINI E NAPOLEONE!!!

Posted by on Dic 15, 2020

TE LO DO IO L’OBELISCO!I GIACOBINI E NAPOLEONE!!!

L’Arena del 1° dicembre 2020, in un articolo a firma C.M. (Camilla Madinelli) riferisce della volontà di ricostruire il monumento napoleonico di Rivoli, abbattuto dagli austriaci nel 1814. Tali almeno sono gl’intendimenti palesati dalla Sindachessa, Giuliana Zocca (intabarrata in foto nello chador tricolore) e dal Console della Repubblica di Francia.

Lo sciovinismo francese, si sa, è leggendario. Stupiscono invece i ciclici rigurgiti di devozione napoleonica manifestati da amministratori locali che, per ansia di protagonismo, dimenticano cosa rappresentò Bonaparte per il Veneto e non solo: né più, né meno che la morte della Patria. Ancora più grave è la cosa nel contado veronese, bagnato dal sangue di 2.105 suoi figli (tale è l’ultima contabilità) periti nell’insurrezione di Verona contro Bonaparte (le celebri Pasque Veronesi, 17-25 aprile 1797). Non un monumento, ad oggi, a ricordare quegli eroi che si sollevarono a difesa della Religione profanata e del legittimo Governo Veneto contro il più potente esercito del tempo; mentre a Rivoli si discetta addirittura di reinnalzare l’ennesimo manufatto di piaggeria verso il còrso che massacrò veronesi e veneti. Ignoranza? Provincialismo? Sudditanza ideologica verso la Rivoluzione di Francia e verso il moderno culto della personalità, inaugurato da Bonaparte? Non sappiamo. Ma comprendiamo perfettamente e facciamo nostro il diffuso malcontento che sale in queste ore, non soltanto dalle fila venetiste, ma da quelle dei veneti in generale.

Il Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi, che da 23 anni studia e commemora la gloriosa insorgenza di Verona (in tutta Italia si ebbero sollevazioni contro Bonaparte, ma quella che divampò in terra scaligera ha un’importanza tutta particolare) rammenta agli amministratori che i montanari della Val d’Adige facevano rotolare massi dalle montagne sui francesi, onde schiacciarli e favorire l’armata austriaca, i cui piani erano stati carpiti prima dalle spie di Napoleone, cosa che spiega anche i suoi facili successi a Rivoli.

Sanno gli amministratori locali che il giorno dopo lo scoppio delle Pasque Veronesi, era il 18 aprile 1797, vi fu l’assalto e l’espugnazione, da parte dei montanari della Val Lagarina, cioè della bassa Val d’Adige, della fortezza in mano francese presso la chiusa del Ceraino e che il presidio napoleonico, costretto alla resa, fu scortato dai valligiani sino a Verona, in stato di detenzione? Quanti conoscono ancora (per stare alla sola zona di Caprino Veronese) la resistenza armata della frazione di Gaòn contro le latrocinanti truppe transalpine, con gli abitanti asserragliati nel paese, mentre donne e bambini venivano mandati sul Monte Crocetta a pregare (22 agosto 1796)? Qualcuno ha mai detto, ai locali estimatori del còrso, degli attruppamenti delle cernide nel nome di San Marco, di cui rigurgitava la chiesa parrocchiale di Caprino la sera del 16 aprile 1797, domenica di Pasqua, dove 500 paesani armati, salutati mogli e figli, furono benedetti dall’Arciprete, Conte don Giuseppe Giuliari, prima di marciare su Verona per partecipare all’insorgenza imminente, paesani sul cui volto (dicono le fonti) brillava il

desiderio di morir per la Patria e di esporsi a qual si fosse stato cimento”? Quanti ancora conoscono l’assassinio per mano francese del fattore Girolamo Franceschini nella villa dei Marchesi Pignolati, a Cordevigo, oggi Cavaion Veronese o la fucilazione a Calmasino, il primo giorno in cui l’Armée d’Italie mise piede in territorio veronese, del contadino Angelo Mancini (1° giugno 1796) o la guerriglia antifrancese nei dintorni di Caprino Veronese, protrattasi anche molto tempo dopo le Pasque Veronesi e fino all’arrivo pacificatore delle truppe imperiali, nel gennaio 1798? E che i convogli militari del Bonaparte venivano assaltati e i prigionieri liberati, con l’appoggio delle popolazioni locali, che si tassavano addirittura per finanziare la guerriglia, ricevendo quietanza dagl’insorti delle contribuzioni versate, onde essere ristorate a guerra finita? Insomma il Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi è a disposizione degli amministratori in buona fede, che vogliano onorare la propria vera storia, purtroppo misconosciuta dalla propaganda liberal-massonica, di cui il giornale L’Arena (non da oggi) si fa eco. E per questo sempre meno letto. Ma ove l’iniziativa del monumento napoleonico dovesse prendere concretezza, il Comitato chiamerà a raccolta tutte le voci contrarie, che sono la stragrande maggioranza, per impedire che un nuovo insulto sia recato alla memoria di quanti, 223 anni or sono, diedero la vita per l’autentica Patria e per Messere Iddio.

Maurizio-G. Ruggiero

Segretario del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi

Verona, 3 dicembre 2020


I valligiani di Rivoli scagliano dalle montagne, senza farsi scorgere, massi e pietre al passaggio delle truppe rivoluzionarie francesi, onde favorire l’armata imperiale nella decisiva battaglia che ivi si svolse far il 14 e il 15 gennaio 1797. Tavola di Michele Nardo.

Fucilazione d’insorgenti nel contado durante le Pasque Veronesi. Tavola di Mariano Zardini. Tecnica mista.

2 Comments

  1. Ma e’ veneta costei?… mi domando: come ha fatto a diventare sindaco?… studiasse un po’ di storia nostrana e troverebbe cosa ha combinato Napoleone dalle nostre parti… chiese affrescate usate come cucine per i suoi soldati… e non sa che i leoni d’oro di Piazza San Marco se l’imperatore d’Austria per rispetto dei Veneti non avesse mandato suoi emissari a Parigi a riprenderceli non li avremmo piu’ visti?.. e non e’ mai stata a Vipiteno dove sull’Isarco i suoi concittadini hanno eretto un monumento a Hofer, ucciso dai napoleonici in quel di Verona?… che tristezza! si metta pure il tricolore addosso, ma calpestare con l’ignoranza la nostra millenaria storia di Veneti prima che diventassimo aihme’ italani non le fa certo onore…caterina ossi

  2. Non dimentichiamo che troppo spesso e per troppi secoli il campanilismo smodato di signorotti locali è stata la porta di ingresso di truppe straniere! La stessa nascita del Regno divenuto poi delle Due Sicilie ebbe il suo prologo nella lotta tra i Longobardi di Salerno con quelli di Benevento. L’assalto dei Saraceni a Salerno, indebolita dalle lotte intestne, costrinse i Salernitani a chiedere aiuto ai Normani. Quando questi ultimi consolidarono il loro dominio con la resa di Sergio duca bizantino di Napoli, furono chiamati i D’Angiò. Francesi, per scacciare i Normanni. Solo con Carlo terzo in Italia nasceva il primo regno autonomo che inaugurò un periodo di pace. Ma lo splendido isolamento del Regno fece accumulare tanta ricchezza che Francesi ed Inglesi brigarono a lungo sul chi dovesse appropriarsene. Alla fine la spuntarono gli Inglesi che con i soldi della massoneria e dei Rotschild finanziarono Garibaldi, ne protessero le navi, corruppero Lanza e Landi e regalarono il regno ai Savoia, prendendo per se i soldi in ducati, al fine di creare un grande Piemonte nel fianco della Francia, ma facendo credere ai Francesi che si stava creando una grande potenza contro l’AustrIa! E gli Italiani?!?!

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