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Tecnica e arte Cosa ci insegna la storia della bicicletta

Posted by on Giu 4, 2025

Tecnica e arte Cosa ci insegna la storia della bicicletta

Gianandrea de Antonellis

Le scoperte scientifiche sono possibili solo al metodo “tradizionalista”, come dimostra la storia delle invenzioni (ad esempio, quella della bicicletta). Un costante miglioramento possibile nel mondo scientifico, ma non in quello umanistico.

 

Il mondo scientifico applica alla perfezione il concetto tradizionalista del “migliorare quanto possibile ciò che è esistente”, differente sia da quello conservatore (“lasciare tutto come è”), sia da quello progressista (“applicare quante più possibili novità” – che non sono necessariamente migliorie) o rivoluzionario (“abbattere tutto e ricominciare da zero”).

Facciamo l’esempio della bicicletta: oggi non avremmo la comodissima bici in fibra di carbonio se non ci fossero stati prima il celerifero (1791, silhouette lignea di un cavallo con due ruote al posto delle zampe anteriori e posteriori, privo di sterzo, pedali e freno), la draisina (1816, con sterzo, ma senza pedali e freno), il velocipede o biciclo (1864, completamente in metallo, caratterizzato dall’enorme ruota anteriore, con sterzo, pedali e freno), la safety bicycle (1884, antesignana delle moderne biciclette, con ruote di dimensioni uguali e trasmissione a catena, alle cui ruote metalliche fu successivamente adattato il pneumatico, inventato nel 1888 da John Boyd Dunlop) e quindi le tardonovecentesche (e assai più confortevoli) bici da corsa, da cross, da turismo, city bike, mountain bike, etc.

Migliorando, generazione dopo generazione, un oggetto esistente, abbiamo realizzato l’attuale bicicletta. E il concetto è valido con tutti gli strumenti tecnologici, dal computer al telefonino, dall’automobile al registratore, dalla lampadina al trattore… Anche se non tutte le innovazioni sono state effettivamente migliorie, in generale si può dire che questi strumenti, dalla loro invenzione ad oggi hanno subito un processo che li ha resi più comodi, più reperibili, più economici, etc., in un continuo progresso (concetto diverso da quello di progressismo).

Ciò è però valido solo nell’ambito della tecnica.

Infatti, solo per fare un paio di esempi, non basta essere nati sette secoli dopo Dante per poter scrivere un poema migliore della Divina Commedia o quattro dopo Caravaggio per realizzare un quadro più emozionante… E ciò che è vero nel campo dell’arte è vero anche in quello del pensiero: San Tommaso non viene scavalcato dagli idealisti, dagli esistenzialisti, dagli attualisti o dai fautori del pensiero debole o liquido, solo perché questi ultimi sono nati oltre mezzo millennio dopo.

Celerifero (1791)

Precursore delle odierne biciclette, pur se mancante dei pedali, dei freni e del sistema di sterzo direzionale, il celerifero sarebbe stato ideato e realizzato dal giovane nobile francese Mède de Sivrac nel 1791. Era costituito di un’asse di legno che collegava due forcelle e due ruote poste alle loro estremità, del diametro di circa 70 cm. Il conte de Sivrac inventò il neologismo “celerifero” mediante la composizione delle parole latine celer (veloce) e fèro (portare).

La propulsione al mezzo era data dallo scalciamento dei piedi sul terreno, con il controllo della direzione limitato a ciò che era ottenibile dall’inclinazione del corpo del pilota, in equilibrio sull’asse della macchina. Al posto di quello che successivamente sarà chiamato manubrio, il celerifero aveva una criniera leonina (o di cervo) alla quale il conducente doveva aggrapparsi.

Poiché la ruota anteriore non aveva possibilità di curvare, ogni volta che il conducente voleva cambiare direzione doveva scendere e indirizzare il veicolo verso la meta desiderata.

Draisina (1816)

La draisina o draisine è un veicolo ottocentesco, simile a una bicicletta, con due ruote allineate, di cui l’anteriore sterzante, ma senza pedali né freni, per la cui propulsione è necessario che il guidatore, seduto sul sellino come nelle attuali biciclette, eserciti una spinta puntando i piedi sul terreno. Sempre tramite l’uso dei piedi, il guidatore può anche frenare.

Il materiale di costruzione era generalmente legno rinforzato con elementi di ferro.

L’invenzione della draisina, avvenuta nel 1816 dall’aristocratico tedesco Karl Christian Ludwig Drais von Sauerbronn, si basa sull’introduzione della ruota anteriore sterzante, applicata come perfezionamento di una precedente invenzione del conte Mede de Sivrac, chiamata celerifero.

Velocipede o biciclo (1864)

Il biciclo è un tipo di velocipede, antenato della bicicletta, che fu in voga nell’Ottocento. Il biciclo è dotato di una grande ruota anteriore, sulla quale agiscono direttamente i pedali, e di un ruotino posteriore. È particolarmente difficile da condurre, specialmente all’avvio e all’arresto.

Fu inventato nel 1869 dal francese Eugène Meyer. Attorno al 1870, l’inglese James Starley insieme ad altri iniziò a produrre velocipedi basati sul modello del francese ma con la ruota anteriore più grande, fino a 1,5 m: in assenza di meccanismi di trasmissione, il diametro maggiore permetteva di trasformare ogni giro di pedali in ben 4,70 m di strada percorsa

Fu utilizzato fino alla nascita della bicicletta di sicurezza, negli anni ottanta del XIX secolo. Fu la prima macchina ad essere chiamata «biciclo», da cui più tardi derivò il termine bicicletta. La denominazione inglese penny-farthing proveniva dalle vecchie monete britanniche penny, più grande, e farthing, più piccola, ad indicare una similitudine con l’accoppiata della ruota anteriore più grande (penny) che guida la ruota piccola (farthing).

Safety bicycle o bicicletta di sicurezza (1884)

La prima bicicletta chiamata “safety” in lingua inglese fu disegnata da Harry John Lawson nel 1876 anche se altri modelli furono sviluppati prima, come quello di Thomas Humber del 1868. A differenza del biciclo, il guidatore riusciva a mettere i piedi per terra da fermo in posizione seduta. La catena muoveva la ruota posteriore, dando maggior sicurezza alla persona. Il modello originale usava un sistema a pedivella come nelle Treadle bicycle per trasmettere il moto, l’aggiornamento del 1879 usò una catena, come quelle odierne.

La bicicletta di sicurezza fu un grande passo in avanti rispetto al biciclo. Le ruote più piccole davano il problema di un viaggio più rigido ma tale peggioramento fu presto superato dall’introduzione di pneumatici da parte di John Boyd Dunlop.

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