Terrorismo mediatico di Castrese Lucio Schiano
Il 24 novembre 2017 il quotidiano LIBERO occupava buona parte della prima pagina con un titolo su cinque colonne a cui veniva conferita una carica detonante che non aveva nulla da invidiare agli attentati terroristici a base di esplosivi. Il titolo, infatti, per le persone a cui si rivolgeva, aveva lo stesso potenziale di una bomba di parecchi chilogrammi di tritolo:<<Soldi al Sud, rapinato il Nord>> e più sotto <<Tolgono i soldi al Nord per darli al Sud>>.
Quale abitante del Nord, colpito da titoli del genere,non ha avvertito come un pugno al plesso celiaco e non si è sentito ribollire il sangue nelle vene specialmente nell’apprendere che una tale “rapina” avveniva nientemeno che in attuazione di un Decreto Ministeriale?
Ma come? Questo Stato che, da oltre un secolo e mezzo, in ossequio ad ordini di scuderia imposti dall’alto, ha adottato sempre un certo criterio politico ed ha indirizzato i fondi pubblici sempre verso una determinata parte della nazione, adesso voleva vestire i panni dell’esercito della salvezza?
Non bastava che il Sud “succhiasangue” continuasse a condurre vita parassitaria a spese del laborioso ed onesto Nord? Era proprio necessario che questo comportamento parassitario ricevesse addirittura un riconoscimento statale?
Con un groppo alla gola e l’agitazione suscitata da un tal modo di fare informazione, non è difficile immaginare con che stato d’animo le popolazioni del Nord abbiano intrapresa la lettura di quanto riportato dal quotidiano e che cattivi pensieri avessero cominciato a turbinare nelle loro menti.
Proprio le preoccupazioni suscitate da questo esagerato modo di mettere in pericolo il fragile ed aleatorio status quo della nostra nazione hanno motivato la definizione di “terrorismo mediatico” all’articolo di LIBERO, il cui direttore certamente non potrà negare di aver istigato alla violenza metà degli italiani con le esagerazioni con cui ha riempito di acredine, rancore ed animosità il loro animo. Non crediamo proprio, infatti, che un giornalista come Feltri non fosse a conoscenza del lungo iter che ha portato alla promulgazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 agosto 2017 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Ma, se così fosse, provvediamo a fornire ogni chiarimento. Diciamo subito, però, che, proprio perché il governo attuale è sempre figlio del “sistema” nato ed imposto con l’unità, il decreto è stato accettato e promulgato sulla Gazzetta obtorto collo, solo perché imposto dal Parlamento Europeo.
Ripercorriamone la genesi.
All’inizio del 2015 il M.A.R.S.S. (Movimento Associativo per la Revisione Storica del Sud Italia) e l’Unione Mediterranea raccoglievano circa 11.000 firme nelle regioni dell’Italia meridionale a corredo di una petizione che, in linea di massima, chiedeva una “rivalutazione storica del Sud Italia nel cruento processo di unificazione nazionale ed una diversa ripartizione dei supporti finanziari riconosciuti dall’Italia e dall’Europa alle regioni meridionali in ragione del 34,43% del totale, in quanto tale è la consistenza della popolazione rispetto alla totalità degli italiani”. Il 25 giugno 2015 la petizione veniva presentata a Bruxelles, protocollata al n. 0748/2015 ed inviata dalla Presidente della Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea, onorevole Cecilia Wikstrom, al Presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, con lettera D305560 del 17.03.2016. Nella stessa data, la petizione veniva definita “ricevibile”
E’ stata proprio la “diversa ripartizione dei supporti finanziari” proporzionale alla popolazione di riferimento che ha fatto gridare a LIBERO “rapinato il Nord”. E già, perché quando dei 4.860 miliardi di euro stanziati per le ferrovie, 4.800 venivano impiegati da Firenze in su, per sovvenzionare linee ferroviarie economicamente insostenibili (fonte Politecnico di Milano), perché, per essere sostenibili, su queste linee dovrebbero passare circa 300 treni al giorno, cioè circa 13 treni all’ora, mentre il Sud stava a guardare, tutto andava bene, così come per i fondi destinati al riattamento delle scuole terremotate. Anche per questo capitolo di spesa il Nord ha fagocitato quasi tutti i fondi disponibili, il 97%, mentre appena il 3% ha preso la via del Sud dove la percentuale degli istituti scolastici disastrati era superiore al 50%. Eppure, stranamente, nessun organo di stampa ha gridato allo scandalo o alla rapina, proprio perché le cose sono andate sempre in un certo modo.
Vorrei far notare a chi ha gridato allo scandalo che, relativamente all’imposizione dei balzelli, i cittadini del Sud sono sottoposti alla stessa pressione fiscale di quelli del Nord, ma non godono degli stessi servizi (salute, istruzione, trasporti, ecc.). Allora perché quando bisogna pagare è giusto che, per un senso di equità e di giustizia, lo si faccia tutti nella stessa percentuale ed invece, quando bisogna riscuotere, lo stesso criterio è motivo di scandalo? Qualcuno intellettualmente onesto potrebbe individuare, fra le due, quale delle parti della nazione rapina l’altra?
In chiusura (ma, purtroppo, non sarebbe l’ultimo esempio) vorrei sottoporre all’attenzione dei “terroristi mediatici” l’ignominiosa fine fatta fare, col Decreto Salva banche, al più prestigioso istituto bancario d’Italia:il Banco di Napoli, sacrificato per salvare prima la BNL, poi il Monte dei Paschi di Siena ed infine il Gruppo San Paolo-IMI che, con l’acquisto del Banco di Napoli, è salito al vertice delle banche italiane. A scopo raggiunto, viene decretata la cessazione del prestigioso istituto, che; viene privato di ogni autonomia decisionale, proprio come avvenne ai tempi dell’unità. Gli viene, però, consentito di continuare ad ostentare le gloriose insegne per non perdere clienti e al solo scopo di rastrellare risparmi sudisti da investire al nord. Tutto come da copione e senza gridare né allo scandalo né alla rapina.