Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

TESTIMONIANZA AI FASTI ERAN LE TOMBE di ERMINIO DE BIASE

Posted by on Ago 31, 2018

TESTIMONIANZA AI FASTI ERAN LE TOMBE di ERMINIO DE BIASE

A NAPOLI, PURTROPPO, NON PIU’…

Chi non ricorda questi sublimi versi foscoliani che esprimono il significato che hanno i monumenti funebri? Mi correggo, che dovrebbero avere. Già perché per, per qualche napoletano da strapazzo, anche il cimitero può essere occasione pe remmedià coccosa, per rimediare qualcosa. In termini di guadagno materiale, ovviamente, perché per questi accattoni, la dimensione spirituale non esiste.

È da anni che il nuovo Cimitero di Poggioreale, inaugurato nel lontano 1837 per volere di Ferdinando II di Borbone, subisce un indiscriminato “assalto alla diligenza”: viene razziato di tutto, dalle cornici alle pissidi addirittura perfino il marmo dei gradini della scala interna del Conventino, l’ex sede della direzione, una costruzione neogotica, che non merita assolutamente lo stato di incuria e di abbandono in cui oggi si trova, è stata pressoché divelta. Al suo interno, sparsi tutt’intorno, proprio come in una discarica, restano rifiuti e residui di ogni genere.

E non solo abbandono ed incuria mortificano questo luogo sacro, custode delle radici del popolo napoletano ma, ripeto, soprattutto i furti, complice l’assoluta indifferenza delle autorità (sic!), sono all’ordine del giorno. Ruberie sempre più numerose e continue: dalle suppellettili e dai fregi delle cappelle private (qualche tempo fa scomparve pure lo stemma gentilizio della cappella del Principe Antonio de Curtis) ai pavimenti delle congreghe, alle artistiche lastre in bronzo della Via Crucis che, fino a pochi anni fa, ne fiancheggiavano il viale principale… [1]

Già, il bronzo… sembra esservene una miniera. Ha fatto clamore, infatti, ultimamente, la scomparsa – un pezzo alla volta – di un notevole lavoro scolpito in questo metallo, noto come il “Monumento della Sposa”, risalente all’800. E come avranno fatto a portar via quel pannello, di dimensioni nient’affatto ridotte? Semplice, è bastato sfruttare l’energia elettrica di una cappella laterale, dopo averne forzata la porta e, allacciatovi un “flex” hanno ritagliato i pezzi di lastra. Un attrezzo per niente silenzioso. Possibile che nessuno abbia sentito niente? Fu dato l’allarme dopo che ne fu segato un primo frammento ma le… “istituzioni” mica vi hanno dato peso! “

Da anni, nei camposanti di Napoli, non vi sono più né custodi né altro personale di vigilanza nelle ore di chiusura. La sicurezza è totalmente assente, così chiunque è libero di entrare di notte e rubare. Non solo di notte, ma anche di giorno! Trafugano persino i fiori dalle tombe!

Ormai, tutte queste cose fanno sì che si sia pericolosamente vicino a quel fatidico punto di non ritorno oltre il quale risulterà compromessa una delle principali testimonianze urbano/architettoniche della Napoli ottocentesca.[2]

…E le “istituzioni” di cui sopra, dicevamo, le istituzioni, che fanno? Niente, anziché porre riparo a questo degrado, pensano solo a rastrellare soldi, vergognosamente, in ogni modo. Non si curano nemmeno di dare e di mantenere la dignità che meritano le sepolture situate nel cosiddetto recinto degli uomini illustri, cioè di quei napoletani che tennero alto il nome della loro città: poeti, musicisti, giuristi, medici, scienziati. E ancora, pochi sanno che, dal 1860 ad oggi, cioè da quando Napoli divenne italiana, suo malgrado, non è mai stato più rinnovato il terriccio in cui vengono sepolti i cadaveri, nonostante la legge ne imponga l’obbligo della sostituzione almeno ogni dieci lustri…

        E sono sempre quelle stesse “istituzioni”, infine, che stanno trasportando alle calende greche, per qualche (niente affatto) arcano motivo, la realizzazione di un impianto per la cremazione, una pratica molto più igienica e sistemata che dovunque sta prendendo sempre più piede. No, il Comune di Napoli ha altro a cui pensare: come far soldi anche su un’istituzione che dovrebbe essere sacra, come il Cimitero, appunto. Per cui, ultimamente, si è messo a speculare sulla compravendita delle cappelle, ma lo scandalo vero è stato il contributo imposto circa dieci anni fa, di 9 euro annui, da far pagare in corrispondenza di ogni loculo, per “giardinaggio, nettezza e decoro”. Un contributo che – in-de-co-ro-sa-men-te – è stato battezzato tassa sul “decoro”.

Una tassa, addirittura – altrettanto indecorosamente – retroattiva. Una tassa inventata da quel sindaco che richiama alla mente la prima terzina del VII Canto dell’Inferno di Dante, un sindaco che non ha mai motivato lo sperpero di denaro pubblico per l’acquisto – dalla immobiliare Pirelli-Re – pur non essendovene necessità, di un intero fabbricato e con locali – peraltro – insufficienti ad ospitare un Consiglio Comunale al completo! Né, l’attuale “primo cittadino” (quello che sarebbe il meno peggio degli ultimi anni) impegnato com’è a non lasciarsi sfuggire inaugurazioni, feste e festicciolle varie, si è per niente preoccupato di eliminare questo odioso, inutile, offensivo tributo che è stato subito battezzato dai napoletani la tassa dei morti. I loro, naturalmente.

 

[1] Erminio de Biase – C’era una volta il Vasto e Poggioreale – Napoli 2014 – pp. 67/68.

[2] Da uno Studio di ricerca applicata per la catalogazione…

Erminio De Biase

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.