Totò, il principe senza regno, Il caso De Curtis e le origini imperiali rivendicate
Totò è stato soprannominato il principe della risata. Per lui, però, il titolo non era uno scherzo.
Non sono molte le persone che nascono con un nome e muoiono con un altro. Non sono molte quelle che, nella propria vita, hanno ben tre padri diversi. E ancora, sicuramente, sono pochissimi quelli che riescono a ricostruire la storia dei propri antenati fino a ben ottanta generazioni indietro.
Totò era tutto questo questo. Nella frenetica ricerca delle sue origini aristocratiche, avrebbe potuto fermarsi a Luigi De Curtis, suo nonno, che pare fosse stato un marchese del Regno delle Due Sicilie, ma non gli bastava. Per tutta la vita, il principe della risata rivendicò una discendenza ben più antica, risalente addirittura al 362 a.C. Ma quanto c’era di vero?
Ingabbiare la storia della sua vita in poche parole, significa fare un torto alla sua memoria. Per questo, per maggiori approfondimenti, vi rimandiamo alla sua biografia dettagliata. Esiste anche una biografia ufficiale, ovviamente più “di parte”, che comunque vale la pena leggere, soprattutto nell’ottica di questo articolo. Tutto, nella vita di Totò, ha contribuito alla sua crescita come artista e come uomo, lo ha reso il personaggio che conosciamo. Persino la sua caratteristica mascella ricurva ha una storia. Quel piccolo difetto ha reso il volto del principe una vera e propria icona, una maschera nota anche alle generazioni più giovani.
E’ opinione corrente, oggi, che l’incessante ricerca della prova delle sue origini nobiliari sia stato un modo per riscattarsi dall’anonimato in cui era stato dato alla luce.
Totò nacque infatti Antonio Vincenzo Stefano Clemente il 15 febbraio 1898 a Napoli, nel Rione Sanità. Prese il cognome della madre, Anna, perché il padre Giuseppe De Curtis, inizialmente, non volle riconoscerlo in quanto frutto di una relazione segreta.
Da questa situazione iniziale, vediamo come Totò arrivò a farsi identificare, sulla sua lapide, come Sua Altezza Imperiale Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio. E’ vero che si era fatto adottare da due nobili in decadenza, in cambio di un vitalizio, ma l’origine dei nomi di Totò è un’altra.
Per questa breve dissertazione, ci siamo basati quasi esclusivamente sul mirabile lavoro di Giovanni Grimaldi, che in occasione del II Colloquio Internazionale di Genealogia tenutosi a San Marino nel 2005, ha presentato il caso De Curtis come eclatante pretesa al trono di Bisanzio. Grimaldi, che è un estimatore del grande Totò, si è quasi scusato per questa sua ricerca, che non aveva lo scopo di gettare fango sul principe, ma è stata svolta unicamente nell’interesse di fare chiarezza su una questione avvolta, per troppo tempo, in torbide circostanze.
Il riconoscimento di Totò da parte di Giuseppe, suo padre, avvenne solo nel 1921, dopo che ebbe sposato Anna Clemente e così riunito la famiglia.
Nella famiglia De Curtis, aleggiava il racconto di origini marchesali della casata. I biografi di Totò affermano, infatti, che il nonno paterno fosse un marchese. Quando Totò iniziò le ricerche sui suoi antenati, venne effettivamente a conoscenza dei marchesi De Curtis, originari di Somma Vesuviana. Fu così che rintracciò ed incontrò l’ultimo erede della famiglia, Gaspare. Il marchese dovette accettare con entusiasmo di riconoscere il grande attore come suo parente, fatto che giovava sicuramente alla sua immagine, essendo allora Totò molto famoso.
I reali legami di parentela tra Totò e Gaspare sono rimasti comunque molto vaghi. Si riconobbero vicendevolmente come cugini: secondo le ricerche di Grimaldi, però, i due appartenevano a due casate De Curtis distinte. Secondo i sostenitori della discendenza marchesale, invece, la famiglia di Totò sarebbe provenuta da un ramo collaterale, che in realtà si sarebbe estinto tempo addietro a causa di assenza di eredi maschi.
E che c’entra Bisanzio?
Gli esperti di genealogia consultati da Totò, ripercorrendo all’inverso la storia dei marchesi De Curtis, avrebbero scoperto una discendenza dalla famiglia imperiale bizantina dei Focas. Il collegamento tra questi e i De Curtis sarebbe avvenuto tramite la casata Griffo. Pare che un certo Angelo Griffo, nel XVI secolo, per qualche motivo avrebbe cambiato il proprio cognome da Griffo in De Curtis.
I Griffo erano una famiglia napoletana di antichissime origini, addirittura risalenti al XII secolo. Questi, secondo studi di genealogia del ‘500-‘600, discendevano dai Grifeo di Partanna, in Sicilia. Leone Focas, generale bizantino della fine del XI secolo, era ritenuto il loro capostipite. Pare che Leone sconfisse un capo bulgaro di nome Griffeo, da cui prese il nome della sua famiglia. Successivamente, si legò alla corona imperiale sposando Costantina, figlia dell’imperatore Alessandro. Auripione, nato dall’unione, rispettò la tradizione di famiglia diventando un grande stratega. Si sarebbe recato in Sicilia per dare sostegno alle truppe greche contro i Saraceni, e qui sarebbe rimasto, legandosi alle famiglie nobili locali.
Questo, è quello che raccontarono gli esperti. Grimaldi, senza dover necessariamente scavare nella storia dell’impero d’Oriente, si è semplicemente recato a consultare i registri dello Stato Civile di Napoli, per raccogliere informazioni sui parenti più prossimi di Totò. Suo nonno, il già citato Luigi De Curtis,
come appare anche dal suo atto di morte (Napoli, quartiere S. Lorenzo, 20/02/1926) faceva il “pittore” (o forse l’imbianchino, come a Napoli tale termine significava), e non apparteneva alla classe nobiliare, mentre il figlio Giuseppe poi faceva il sarto ambulante.
Basterebbe questa informazione inoppugnabile a cancellare tutta la questione dei marchesi De Curtis, dei Griffo e dei Focas.
Anche volendo accettare la parentela coi De Curtis di Somma, Grimaldi ha scoperto l’inconsistenza del collegamento tra questi e i Griffo. Angelo Griffo, o Grippo, non aveva mutato il suo cognome. Semplicemente, Griffo era un soprannome che significava “superbo”. Le ricerche hanno poi definitivamente eliminato la teoria della discendenza dai Grifeo di Sicilia – si è scoperta piuttosto una parentela con dei De Curtis di Cava de’ Tirreni. A loro volta, i Grifeo non avevano effettivamente una storia famigliare così approfondita da arrivare, con prove convincenti, fino al citato Leone Focas/Grifeo.
Di fronte a tutto questo, come mai allora i tribunali italiani riconobbero a Totò i titoli e i nomi che dichiarava di avere? Grimaldi spiega come, nella legislazione italiana, si creò un vuoto con l’abolizione della Consulta Araldica, organo nato nel 1869 per dare pareri al governo in tema di titoli nobiliari e stemmi. I tribunali, dunque, poco competenti in materia, anche se formalmente non riconobbero a Totò il diritto ai titoli che diceva di avere, gli concessero di poter adottare tutti i nomi a questi legati.
Grimaldi concluse così la sua relazione:
Fu la legittima aspirazione di un uomo nato senza un padre riconosciuto, il suo desiderio di emancipazione e di legittimazione, la sua aspirazione a riappropriarsi di quella famiglia e di quegli avi che la vita sembrava avergli negato arrivarono, forse anche mal consigliato e mal guidato da chi approfittò, magari per lucro o forse per impreparazione, di tali aspirazioni, a generare uno dei più eclatanti e famosi casi di “genealogia forzata” dell’epoca moderna.
fonte
Comunque sia Totò resta il Principe, il Principe della risata è un titolo che nessuno potrà mai togliergli! Quanto alla pletora dei nomi sulla lapide basta leggere ‘A livella!