Tradizioni,storia e lingua di Napoli
In un secolo appena avviato come il nostro che sembra omologare usi, abitudini, lingue, valori, tradizioni all’altare di una venerata globalizzazione poco attenta ad evidenziare e rispettare differenze culturali, di storia e di tradizioni per rovesciarle in una tritacarne ideologico e valoriale, resiste contro tutto e tutti ancora (ma fino a quando?) un’anima, un’identità seppure multiforme, partenopea.
Le nostre tradizioni, le nostre espressioni, il nostro patrimonio musicale e linguistico costituiscono la nostra eredità culturale, ovvero quella speciale eredità tramandata di generazione in generazione, della nostra comunità, che occorre necessariamente salvaguardare soprattutto per le nuove generazioni.
Il patrimonio linguistico di Napoli e della Campania è parte integrante di questa eredità culturale.
Si potrebbe obiettare che in un’epoca come la nostra in cui impera la lingua inglese (il cinese, il russo?…) sarebbe assurdo ritornare al Napoletano…ma non è così! Innanzitutto nessuno vuole negare l’importanza di una lingua standard per la comunicazione tra i popoli come l’inglese (oltre alla lingua che in Italia lo Stato ha reso funzionale, ovvero l’italiano) ma….c’è un ma!
Innanzitutto è necessario ricordare che il nostro patrimonio linguistico si è espresso attraverso opere d’arte materiali ed immateriali che hanno acquisito il carattere dell’universalità: la canzone, l’opera, la dieta mediterranea (già patrimonio immateriale UNESCO), l’arte presepiale (troppo facile ricordare Sant’Alfonso de’ Liguori e la sua Quanno nascette Ninno) e delle ceramiche, la letteratura (come dimenticare Cortese o Basile, padre della fiaba moderna?) il teatro (dalla maschera immortale di Pulcinella indossata dal grande Antonio Petito a R.Viviani, ai Di Maio, ai De Filippo…) il cinema (dal neo-realismo, nato a Napoli al genio tutto napoletano di Totò…) sono solo “pochi” esempi di un elenco preziosissimo ed …interminabile!
Da quanto sopra, si può osservare non solo che la nostra eredità culturale sia inscindibile dal nostro patrimonio linguistico, orale e scritto ma di più, che quest’ultimo non solo vada difeso e promosso ma…insegnato!
Ancora: interessarsi dell’eredità culturale di una comunità, come recentemente ribadito dalla Convenzione di Faro non è solo un diritto di ogni persona in quanto parte del diritto a partecipare liberamente alla vita culturale,sancito dalla Dichiarazione universale delle Nazioni Unite dei diritti dell’uomo (1948) e garantito dal Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (1966); ma anche un vero e proprio impegno che ogni Stato (e quindi anche il nostro che quella Convenzione ha ratificata…) deve perseguire.
Occorre anche ricordare in questa sede la Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali che sottolinea che la diversità linguistica è un elemento fondamentale della diversità culturale e ribadisce il ruolo basilare svolto dall’educazione per la protezione e promozione delle espressioni culturali e l’importanza della diversità culturale nell’ambito della piena realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali proclamati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da altri strumenti riconosciuti a livello universale.
Sulla base di quanto summenzionato, ecco quindi che si richiede un necessario impegno per salvaguardare il Napoletano: ed è questo il progetto internazionale dell’Accademia Napoletana, per la lingua e la cultura di Napoli (e non solo).
L’Accademia, che opera sulla scorta degli studi del Prof.Carlo Iandolo e del Dottor Raffaele Bracale, tra i massimi esperti del nostro patrimonio linguistico, porta avanti il progetto di difesa di questa eredità culturale che non è solo nostra ma costituisce un patrimonio universale che in primis le nuove generazioni di napoletani e campani hanno il dovere di recuperare, proteggere, tramandare ed anche utilizzare come strumento ed occasione professionale per fare di questa straordinaria eredità culturale un’attrattiva, produttiva per Napoli, la Campania ed il c.d. Mezzogiorno.
L’Accademia Napoletana lavora per questo fine.
Massimiliano Verde
Presidente Accademia Napoletana