TURISMO A NAPOLI
fonte identità insorgenti
Bellenger sbugiarda Galasso: vogliono tenere la città fuori dai circuiti che contano
Non più tardi di un mese fa, il professor Galasso dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno scriveva, rimproverando gli entusiasti dei flussi turistici a Napoli: il merito dei grandi afflussi, non solo a Napoli e in Campania è soprattutto delle grandi ditte e agenzie del settore, è dei tour operator, delle borse del turismo, che stanno cogliendo con grande abilità le fortune toccate al turismo in una società, come quella contemporanea, sempre più aperta a nuove esperienze e curiosità, a nuovi piaceri e svaghi,e sempre più in gradi di poterlo fare in paesi di vecchia e, ancor più, in paesi di nuova fortuna come fonti del turismo.
È ridicolo che le autorità del settore, locali e non, gonfino le gote per attribuirsi meriti che sono dello sviluppo sociale del nostro tempo e non loro. I turisti vanno dovunque venga ad essi offerto un «pacchetto» (come si dice) conveniente e ben presentato nell’offerta commerciale.
Per Galasso, senza mezze misure, si trattava in parte di fortuna in parte di una maggiore convenienza nell’offerta dei pacchetti turistici. Espressi allora le mie considerazioni dimostrando che si trattava di affermazioni eufemisticamente “avventurose”.
Bene, sul medesimo quotidiano (ma è uno sbobinato di un’intervista esclusiva rilasciata alla Radiazza, che il Corriere ovviamente non cita), il dottor Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte, francese, rivela: «Capodimonte è tagliato fuori da tutto. Ancora oggi avevo al telefono un gruppo di americani che, da Roma, raggiungerà il litorale laziale per arrivare a Capri, Positano e Sorrento. C’è una organizzazione internazionale che, con precisione spaventosa, tiene fuori Napoli. Sappiamo che al porto arrivano più di 10mila persone al giorno. Il punto è: dove vanno? Di certo Capodimonte è invisibile. Nel weekend il New York Times è uscito con tre pagine su Napoli e il turismo e non una sola linea era per Capodimonte. È come se a Parigi ci si dimenticasse del Louvre. Neanche i napoletani hanno idea di quel che c’è qui: è il museo più bello di Napoli, il secondo o il primo d’Italia e lo conosce il due per cento della popolazione».
Altro che pacchetti turistici economici…