Tutto cominciò da 7 giovani nobili (Il Pio Monte di Pietà)
A chi cammina oggi per via Duomo, non sfuggirà agli occhi la stupenda facciata della chiesa Madre di Napoli anche se la ristrettezza della strada non da modo di posizionarsi in maniera ottimale.
Nominata “cardo maior” , cioè il più lungo e grande degli antichi cardini cittadini, incrociando i tre Decumani principali: il Decumano maggiore, quello superiore (Via dell’Anticaglia) e quello inferiore (Spaccanapoli.), via Duomo non ha avuto da sempre le odierne dimensioni che invece si ritrova soltanto in epoca recente.
Prima era un comune vicolo chiamato vico del Tarì oppure vico del pozzo bianco che andava da via Foria fino al decumano superiore, via dell’Anticaglia; da qui definito vico Gurgite fino al Duomo. Nel Medioevo veniva chiamata vicus radii solis (cioè strada del raggio di sole) in onore di Apollo che sotto la basilica di Santa Restituta aveva il proprio tempio.
Solo in età borbonica si progettò l’allargamento del vecchio cardine per creare un diretto collegamento nord-sud tra via Foria e via Marina.
Al contrario, la Chiesa Madre di san Gennaro, è presente dal XIII secolo, cioè circa mezzo millennio prima che via Duomo diventasse quello che è adesso.
Infatti in un periodo medievale, il suo ingresso principale era laterale e affacciava, a quei tempi, nel centro della Napoli antica e i fedeli sciamavano per lo più dai vicoli di Forcella.
Sul fianco inferiore della chiesa dove vi era questo ingresso, esiste Piazza Sisto Riario Sforza sin dal xv secolo e, fino all’allargamento ottocentesco di via Duomo, è stato l’ingresso della Cattedrale.
In Piazza Sisto Riario Sforza che si svolgevano i festeggiamenti in onore di San Gennaro ed è qui che la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, per tener fede al voto fatto dai napoletani in segno di ringraziamento per lo
scampato pericolo durante l’eruzione del Vesuvio del 1631, decide di collocare la guglia di San Gennaro, la più antica della città.
L’ultima volta che l’ingresso era stato accessibile risale al dopoguerra, poi fu definitivamente chiuso fino a recenti progetti che vorrebbero ridare all’antico ingresso la giusta dignità.
Questa lunga prefazione mi è servita per meglio far conoscere l’ ubicazione di una nobilissima istituzione che non ha precedenti.
Nella piazza anzidetta affaccia la sede secolare del Pio Monte della Misericordia, nata come istituzione benefica , tra le più antiche e attive della città.
Al suo interno ospita una chiesa seicentesca dov’è conservata la tela delle Sette opere di Misericordia del Caravaggio, tra le più importanti pitture del Seicento.
Piu volte ho cercato di conoscere la storia di questa nobilissima istituzione ma tutte le volte che leggevo mi disperdevo nelle illustrazioni e spiegazioni delle decine di opere inestimabili presenti nel plesso.
Piu volte ho cercato di conoscere la storia di questa nobilissima istituzione ma tutte le volte che leggevo mi disperdevo nelle illustrazioni e spiegazioni delle decine di opere inestimabili presenti nel plesso.
Non me ne vogliano gli amanti dell’arte pura ma per venirne a capo ho dovuto omettere tutte le notizie relative ad esse, ma credo che solo cosi in molti finalmente riusciranno a seguirne la storia.
Nato per volontà di un gruppo di sette giovani nobili i quali, a partire dal 1601, erano soliti riunirsi tutti i venerdì all’ospedale degli Incurabili per mettere in atto a loro spese un programma di opere assistenziali che avevano l’obiettivo di dare cibo agli ammalati.
Con il tempo le opere caritatevoli aumentarono fino ad accumulare anche un cospicuo capitale a fondo benefico, che ammontava a 6.328 ducati, da destinare ai non abbienti.
Nel 1602 fu fondato per questi motivi il Pio Monte della Misericordia, ente istituzionale che si occupò da quel momento di far convergere le risorse e di organizzare le attività benefiche, che consistevano in quel momento nel soccorrere gli indigenti, assistere gli infermi, riscattare gli schiavi cristiani dagli infedeli, assistere i carcerati, liberare i detenuti per debiti e dare alloggio ai pellegrini.
In seguito la gestione fu garantita attraverso la rotazione semestrale di sette governatori impegnati nelle diverse opere, al fine di assicurare la massima correttezza nell’uso dei fondi benefici.
Secondo un meccanismo di rotazione semestrale ben definito accadeva che ognuno dei governatori eletti ruotasse di volta in volta per assumere alla fine tutte e sette le attività previste: al primo eletto veniva affidato il compito di visitare gli infermi, dopo sei mesi passava all’attività di seppellire i morti, poi a quella di visitare i carcerati, poi di redimere i prigionieri, di soccorrere i poveri vergognosi, di dare alloggio ai pellegrini e infine, l’ultima carica prevista, di gestire il fondo capitale del Pio Monte.
I sette governatori provenivano dalla nobiltà napoletana ed erano di età superiore ai 25 anni; venivano inoltre eletti ogni tre anni e mezzo.
In un primo momento la sede dell’istituzione fu in una piccola chiesa costruita tra il 1607 e il 1621 da Giovan Giacomo di Conforto, che per il progetto fu pagato 25 ducati.
Nel 1653 la chiesa dell’edificio fu demolita per essere ricostruita integralmente e dal 1658 al 1678 il complesso fu riorganizzato in uno stabile più grande, grazie anche all’acquisto di circa 10 costruzioni limitrofi, in quanto quello precedente divenne insufficiente per le cresciute esigenze dell’ente.
Della prima chiesa non si ha alcuna testimonianza dalla quale è possibile carpire quale fosse la sua forma e architettura, tuttavia grazie alla mappa della città di Alessandro Baratta della metà del XVII secolo si evince che questa avesse forma considerevolmente più ridotta rispetto all’attuale.
Nel 2005 per l’esistenza all’interno, delle innumerevoli opere,viene musealizzato l’intero complesso creando un circuito nel quale entrano a farne parte sia la chiesa che le sale del primo piano del palazzo organizzate per l’esposizione di alcuni documenti d’archivio che la collezione pittorica della fondazione.
Tutt’oggi il Pio Monte della Misericordia presta la sua opera di beneficenza per una serie di istituzioni locali; la chiesa è inoltre ancora consacrata.
(Nelle immagini allegate anche un ritaglio della veduta Baratta del 1628 in cui si mostra l’ingresso laterale del Duomo e senza la guglia di San Gennaro che arrivera solo nel 1631)