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UFO (e Paranormale): il mondo possibile è più ampio del mondo raggiungibile… anche con la matematica

Posted by on Mag 7, 2025

UFO (e Paranormale): il mondo possibile è più ampio del mondo raggiungibile… anche con la matematica

Secondo molti astrofisici, gli alieni non possono venire sulla Terra in quanto le distanze che ci separano dai loro mondi di provenienza lo impediscono e a nulla varrebbero eventuali conquiste scientifico-tecniche, da essi eventualmente fatte oltre quelle da noi terrestri già acquisite, perché, mettiamoci l’anima in pace, è la stessa struttura dell’universo che vieta ciò che sarebbe necessario per poter fare quei viaggi.

Su questo punto della tesi degli astrofisici, credo si possa essere in ragionevole disaccordo; infatti, anche ricordando che molti testimoni asseriscono che quei viaggi sembrano comunque possibili visto che gli alieni, loro, li hanno incontrati, viene da chiedersi come si sia arrivati a desumere che la struttura dello spazio tempo, la struttura dell’universo sia tale da vietare, da rendere impossibili certi viaggi materiali.

Bisogna chiederselo, però, anche tenendo conto di alcune conoscenze acquisite dalla biologia1.

I nostri strumenti di indagine, quelli di Homo sapiens, incluso il “processore” che analizza e decodifica i segnali raccolti dal mondo esterno ed interno, sono il frutto di processi evolutivi limitati e limitanti.

I processi conoscitivi, come scrive il neuroscienziato Prof G. Vallortigara, hannouna funzione adattativa2, per cui ne possiamo desumere che una componente del mondo reale, qualunque esso sia, con la quale non era necessario che i nostri avi filogenetici interagissero, potrebbe essere rimasta fuori dalle nostre possibilità percettive e, dunque, non far parte oggi del nostro universo, della nostra bolla percettiva3. Nel nostro bagaglio di conoscenze essa, dunque, non ci sarebbe. Tutto ciò senza che a noi e, appunto, ai nostri avi, ne derivasse un danno irrimediabile come è dimostrato dal fatto che siamo qui a parlarne.

Certo, un casuale accidente avrebbe anche potuto portare alla comparsa di un senso che andasse in direzione di quella componente, ma proprio perché essa, la sua percezione a noi non era necessaria, non avremmo avuto spinte per migliorarlo, per perfezionarlo e meglio metterlo a punto. Sarebbe rimasto, dunque, un latente, rozzo abbozzo, mai perfezionato, di una capacità percettiva inutile perché non serviva a nulla l’accesso al mondo che essa ci avrebbe consentito di conoscere.

Ecco perciò che quando un astrofisico dice che esiste un limite che è tale “non per ragioni tecnologiche ma per come è fatta la realtà, la struttura dell’universo” egli presuppone, non volendo, quello che biologicamente non è: la presenza di tutti gli organi di senso necessari per interagire con tutto quello c’è là, fuori (!?) di noi e la perfezione di quell’analizzatore-integratore del percepito, il nostro encefalo cioè, che Rita Levi Montalcini definiva un immenso “accrocco” (l’aggettivo immenso è mio) e F. Jacob (altro Nobel per la medicina), riferendosi alla messa a punto dello stesso diceva che si trattava di un processo da bricoleur4.

È ovvio che si lavora con quello che si ha, ma sarebbe auspicabile un approccio più prudente, che tenesse conto di varie altre componenti. Questo aprirebbe una breccia in un muro di negazioni che appaiono simili a quelle di epoche passate. Oltretutto, sarebbe anche più scientifico.

Dunque, la domanda resta: perché Homo sapiens dovrebbe avere tutto quello che serve per indagare e conoscere tutto quello che c’è? Perché dovrebbe essere diverso dalla zecca, dal cavallo o dalla mosca di von Uexküll? 5

A. S. Eddington, matematico e astrofisico, scriveva che le leggi naturali che noi formuliamo sono il frutto di ciò che scegliamo di prendere;ma forse dovremmo aggiungere… “fra ciò che possiamo prendere”: … ciò che scegliamo di prendere fra ciò che possiamo prendere6,7.

D’altra parte le nostre conoscenze (e quindi le inferenze che da esse ricaviamo) sono anche frutto dei tempi, cioè delle conoscenze acquisite fino a un certo momento.

Non sono un matematico, ma se nel giorno in cui Leone III incoronava Carlo Magno fossero convenuti a Roma i più brillanti matematici del mondo, non credo che essi avrebbero potuto creare uno strumento matematico utile a modellizzare uno spazio curvo come poi è stato fatto. E non avrebbero potuto farlo perché il venticinque dicembre dell’anno 800, non c’era ancora il calcolo infinitesimale, la geometria differenziale… Riemann. Pur essendo dei colti, brillanti matematici, essi mancavano ancora di molte conoscenze per arrivare dove poi si è arrivati anche grazie al genio di Einstein.

Tutte le conquiste, incluse le acquisizioni matematiche, tutte le inferenze sono figlie di questi due limiti: quello biologico (semplice da individuare ma difficile da accettare) e quello, noto a tutti, strettamente conoscitivo. I “lati”, i confini del “cono di luce” della nostra conoscenza, sono questi e generano, se vogliamo, due coni, uno dentro l’altro.

Dunque è ragionevole pensare che altro deve esistere perché, oltretutto, se non esistesse vorrebbe dire che noi siamo perfetti in quanto a percezione e analisi del percepito. Visto che perfetti non siamo, è ragionevole pensare che qualcosa di ciò che può e, a questo punto, deve esistere, manchi dal corredo di quanto da noi acquisito, sia per una mancanza di conoscenze necessarie per arrivarvi ma soprattutto perché elemento di un insieme, di una parte del reale a noi non accessibile o scarsamente accessibile.

In conclusione mi pare che si può non essere totalmente d’accordo con gli astrofisici e, quindi, si può accettare la testimonianza del signor Walter Rizzi8 e quella di tanti altri che, come lui, affermano, in assoluta buona fede, di aver incontrato un omino verde proveniente da una lontanissima galassia.

Dr. Fiorentino Bevilacqua

……….

  1. Sono un biologo e riconosco di avere qualche bias favorevole nei confronti degli alieni
  2. Vallortigara, G., Altre menti. Lo studio comparato della cognizione animale. 2022
  3. von Uexküll, J.; Kriszat, G., I mondi invisibili, 1936
  4. Formazione di una neocorteccia dominante, conservazione di un antico sistema nervoso e ormonale, in parte rimasto autonomo, in parte posto sotto la tutela della neocorteccia: questo processo evolutivo assomiglia molto al bricolage” (Jacob, F., Evoluzione e bricolage, 1978)
  5. Del resto anche Gesù, ai discepoli che non capivano, disse: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera…”. (Gv 16,12-13) Il concetto del limite alla comprensione umana era presente, dunque, anche nei Vangeli.
  6. <<Non c’è dubbio che le leggi della natura che noi formuliamo dipendono dalla scelta fatta dalla mente del materiale per costruire l’universo>>  (A.S. Eddington, The Meaning of Matter and the Laws of Nature according to the Theory of Relativity, «Mind», New Series, 29 (114), 1920, p. 155. Citato in Curir, A., Arthur Eddington e la teoria della Gestalt, Giornale di Astronomia, 2020, 1).
  7. I risultati [dei rigorosi esperimenti condotti] sembrano fornire una prova inequivocabile della capacità umana di accedere a eventi remoti nel tempo e nello spazio […] attraverso un processo cognitivo che ancora non comprendiamo […] Bisogna tener conto di questo fatto se si vuole costruire un quadro completo [o più completo] della struttura della realtà” (H. E. Puthoff, Ph.D. Institute for Advanced Studies, Austin). Se il paranormale non entra a far parte del nostro universo accettato, non avremo mai le leggi del paranormale.
  8. Walter Rizzi, qui https://www.youtube.com/watch?v=ISGS9GbzTCs

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