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Un Archeologa, una storia, un Regno

Posted by on Feb 25, 2017

Un Archeologa, una storia, un Regno

mi presento a voi per la prima volta, mi chiamo Lucia, ed essendo laureata in archeologia, la mia passione, come si può immaginare è la storia; in particolare la nostra, quella del Regno delle Due Sicilie. Iniziamo insieme, e da appassionati, un percorso, che non si prefigge di rivelare chissà quali eclatanti verità ( questo lo lasciamo agli accademici di professione ), ma piuttosto, di esaminare di volta in volta, gli accadimenti storici che hanno portato l’ex Regno delle Due Sicilie ad essere annientato, dopo quasi (1805/1815 occupazione napoleonica) 730 anni ininterrotti di regno.

Un breve riassunto, riguardante la nascita del Regno, potrà esserci utile, al fine di comprenderne anche la caduta.

E, citando le parole del celebre scrittore Alessandro Manzoni ( Milano 7 Marzo 1785 – Milano 22 Maggio 1873), che fu anche Senatore del Regno d’Italia dal 29 Febbraio 1860 al 22 Maggio 1873 ) da una prefazione storica – “ Tu lettore, potrai vedere da una parte, cose accadute sotto il segno del tradimento, delle aspirazioni di libertà e giustizia sociale, dall’altra impalpabili tracce delle seduzioni esercitate dagli ideali di emancipazione e progresso; da una parte i tradimenti, i doppi giuochi, l’inettitudine dei capi militari, l’intolleranza e l’ignoranza delle autorità civili, e sempre quadri di una “Via Crucis” di fucilazioni, saccheggi, assassinii, e mostruosità”.

 

Il Regno delle Due Sicilie esistette dal 1816 al 1861.

La sua denominazione fu data dal re Ferdinando I di Borbone nel 1816 subito dopo il Congresso di Vienna, che decise la soppressione del Regno di Napoli e quello di Sicilia, insieme alla Costituzione che li separava. Nasceva, come conseguenza di questa decisione, il Regno delle Due Sicilie.

Ferdinando, prima del Congresso di Vienna, aveva assunto col nome di Fernando III entrambe le corone, quella di Napoli (al di qua del Faro) come Ferdinando IV, e quella di Sicilia (al di là del Faro), come già accennato, col nome di Ferdinando III.

Il Regno incorporava le attuali Regioni: Abbruzzo, Molise, Campania, gran parte del Lazio meridionale con i distretti di Sora e Gaeta, l’area orientale dell’attuale Rieti, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia.

Le città di Benevento (Campania) e Pontecorvo (Lazio) appartenevano alla Stato Pontificio.

Le principali suddivisioni, erano fra la parte continentale del Regno (al di qua del Faro) e la Sicilia (al di là del Faro), con riferimento al Faro di Messina.

Il Regno era organizzato in 22 province; 15 nella Sicilia citeriore (ex Regno di Napoli), e 7 nella Sicilia ulteriore (ex Regno di Sicilia). All’interno delle suddette province, si trovavano i distretti.

La prima menzione ufficiale del Regno delle Due Sicilie, si ha quando, formalmente, Alfonso V di Aragona, unifica il Regno di Sicilia e il Regno di Napoli, sotto la corona Rex Utriusque Siciliae.

Il nome Regno di Sicilia al di qua del Faro, in riferimento al Faro di Messina e all’omonimo Stretto, ha origine quando, incoronato Carlo I d’Angiò da Clemente IV Re di Sicilia, la corte aragonese di Catania e Palermo, rivendicava per sé il titolo.

Nel 1302 la Pace di Caltabellotta (che concesse questa separazione), stabiliva che, alla morte di

Federico d’Aragona, l’isola sarebbe tornata agli Angioini. Ma questo non avvenne mai

Anche sotto il governo spagnolo i due Regni continuarono ad essere indipendenti, uno con la capitale Napoli, l’altro con la capitale Palermo.

Nel 1816 dopo il Congresso di Vienna, Regno di Napoli e Regno di Sicilia, furono, ancora una volta, ufficialmente riunificati dopo 730 anni con il nome Regno delle Due Sicilie.

(Note Bibliografiche: Il Regno delle Due Sicilie)

 

Ovviamente, le complesse dinamiche di tutti gli accadimenti storici che vanno dalla nascita ufficiale del Regno delle Due Sicilie (1816) alla disgregazione dello stesso, ad opera dell’aggressione piemontese (1860), non possono essere trattate esaurientemente in questa sede, ci limiteremo dunque, ad un rapido excursus che ci consenta una visione generale dei fatti.

Quando i Borbone a causa dell’occupazione napoleonica (1805) furono ridotti al solo possesso della Sicilia, si trovarono sotto il pesante protettorato inglese, che aveva nell’isola interessi di sfruttamento delle risorse primarie, quali : lo zolfo (importantissimo per lo sviluppo industriale dell’epoca, che copriva il 90% del fabbisogno mondiale; avendo ottenuto lo sfruttamento in esclusiva, per un modico compenso, aveva tutto l’interesse a mantenerlo ), e prodotti come l’olio d’oliva, arance, mandorle, ecc; inoltre l’interesse non era solo di tipo commerciale, ma anche (e forse, soprattutto) di tipo militare. L’isola infatti, rappresentava per l’Inghilterra, un importante avamposto strategico militare da preservare ad ogni costo dalla possibile occupazione francese. La Sicilia costituiva il centro di tutte le operazioni militari e politiche che l’Inghilterra intendeva intraprendere in Italia e nel Mediterraneo.

Il controllo del Mediterraneo fu il principale motivo di conflitto tra Napoli e Londra.

Il contegno non servile di Borbone lo rese inviso all’Inghilterra, che pretendeva una totale subalternità, perché, per tutto il ventennio della dominazione napoleonica, lo aveva protetto e dominato.

Nel 1834 Ferdinando, nel pieno della “prima guerra carlista”, non sostenne le ragioni di Francia e Inghilterra che appoggiavano Isabella II, contro Carlo Maria Isidro di Borbone – Spagna, nel conflitto per la successione Ferdinando VII sul trono iberico.

Inghilterra e Francia considerarono questo, un atto di vera insubordinazione. Londra sospettò che il Regno delle Due Sicilie volesse elevarsi, affrancandosi da una antica posizione di subalternità; mirando a diventare una medio-grande potenza. E da quel momento, iniziò a tramare per destabilizzarlo (Eugenio di Rienzo, Il Regno delle Due Sicilie e le potenze europee (1830 – 1861) ).

Nei decenni successivi, l’unità d’Italia era ben lontana dal dirsi compiuta; il risultato di un complesso e oscuro intrigo internazionale; in cui la Potenza dominante sullo scacchiere mediterraneo contribuì fattivamente a porre fine, una volta per tutte, alle velleità di autonomia del più grande, florido “Piccolo Stato” della Penisola.

In seguito, l’Inghilterra ammise che: “ nei confronti del Regno delle Due Sicilie, è stata commessa una delle prime e più gravi violazioni del Diritto pubblico europeo della storia contemporanea”.

Il diplomatico inglese Palmerston nel 1849 sostenne la rivoluzione separatista siciliana, con l’obbiettivo di farne uno Stato indipendente retto da un principe di Casa Savoia. Più volte, e più tardi, lo stesso Palmerston propose di effettuare operazioni di tipo intimidatorio contro il Regno di Ferdinando II. Ovviamente, l’Inghilterra per giustificare la sua ingerenza, ammantava le sue reali mire con pretesti di tipo umanitario: la volontà di smantellare il dispotico regime di Ferdinando II e di sostituirlo con un sistema costituzionale e liberale nel quale fossero garantiti i diritti politici e civili.

Palmerston definì il regime di Ferdinando II “la negazione di Dio”.

A tale scopo, L’Inghilterra istituì un fondo denominato “ Secret Service Fund” che sarebbe stato utilizzato fino al 1860 per la destabilizzazione del Regno delle Due Sicilie.

L’unità del Regno d’Italia ereditò, sostanzialmente, la stessa debolezza geopolitica del Regno delle Due Sicilie. Londra acquistò dopo il 1861 una sorta di protettorato sulla politica mediterranea del nostro Paese.

Questo (in estrema sintesi) il panorama storico, prima che il complesso e travagliato periodo risorgimentale, che gli “Italiani” del Nord e del Sud divisi da barriere ideologiche, culturali, e sociali, venissero in contatto attraverso il mirino di un moschetto, iniziando una sanguinosa stagione che sfocerà nell’ unità d’Italia.

La “mala unità” darà vita ad una storia terribile, fatta di silenzi lunghi e colpevoli; in cui, i protagonisti, appartenenti tutti alla misera classe dei contadini, marchiati in senso dispregiativo con il termine di “briganti”, proveranno, con la forza della disperazione e della violenza di inserirsi, anche politicamente, in una società in evoluzione, per riscattarsi da meschine condizioni di vita in cui erano volutamente tenuti dall’Autorità appena “costituitasi”.

Affronteremo nel prossimo articolo il termine: briganti.

Perché, venne affibbiato ai protagonisti di quella, che in realtà, era una rivolta sociale, tesa a estendere i minimi diritti per una reale sopravvivenza.

Soffocata nel sangue, e annientata dallo spopolamento dovuto alla prima emigrazione di massa di intere popolazioni riunite sotto un Regno che era in pieno sviluppo economico; e che mai, prima di allora, aveva conosciuto un fenomeno simile.

Lucia Di Rubbio

1 Comment

  1. Ottima ricostruzione dei fatti in forma sintetica ma completa.
    Aspettiamo il proseguo.
    Lorenzo Rinaldi di Pescara

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