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Un cranio conteso, quello di Giuseppe Villella

Posted by on Lug 4, 2025

Un cranio conteso, quello di Giuseppe Villella

Giuseppe Gangemi

Scritte a lapis, poste da Cesare Lombroso dentro il cranio di Giuseppe Villella, si trovano le seguenti informazioni: “Individuo di anni 69 – alto 1 e 70 – Pelo nero, poca barba – ipocrita ladro per tre volte, l’ultima volta condannato a 7 anni di reclusione. Di carattere taciturno, violento, anche in prigione rubava a’ suoi compagni e negava sempre. Venne trasportato dalle carceri criminali affetto da tosse, tifo e diarrea scorbutica – moriva in Sala D di questo C[ivico] Spedale il giorno 16 agosto 1864. Fu condannato per aver distrutto un mulino e bruciato e rubatovi”.

Questa scritta fornisce la data di morte di Giuseppe Villella, il cittadino con la fossetta occipitale mediana su cui Lombroso ha costruito la teoria dell’atavismo meridionale. Lombroso, non presente in ospedale in quel periodo nel quale ancora esercita la professione di medico militare, ricava questa data dal Registro dei pezzi del gabinetto antropologico psichiatrico nel civico spedale maggiore di Pavia. Il registro riporta dati rilevati in un periodo non sospetto (1864-1866) e garantisce che un Giuseppe Villella è morto a Pavia il 16 agosto 1864. Non dice niente sull’età e sul luogo di nascita di questo Villella. Si può presumere che Lombroso, in periodo successivo, abbia cercato e ottenuto tutte le altre informazioni (69 anni e Motta Santa Lucia) da altre fonti.

Conclusione: la serissima istituzione accademica dell’Università di Pavia garantisce solo le seguenti informazioni: nome, cognome e data di morte presso lo Spedale Maggiore. Il resto: 69 anni, Motta Santa Lucia (le uniche che contino ai fini di questo mistero da risolvere) e altre informazioni collaterali (alto 1 e 70, pelo nero, ladro per tre volte, etc.) sono garantite solo dalla serietà di Cesare Lombroso come studioso e scienziato empirista.

Il problema è che Lombroso, come scienziato, non è molto accurato: non tiene protocolli rigorosi (malgrado questa pratica fosse già diffusa nel settore della misurazione dei crani da almeno mezzo secolo, vedi caso del massimo misuratore di crani statunitense, Samuel George Morton) e spesso cambia idea sull’età di Giuseppe Villella: 69 anni  nel cranio e nelle pubblicazioni del 1871, 72 anni in una pubblicazione del 1873, 60 anni un una del 1874, 70 anni ne L’uomo delinquente del 1876 (cosa che può essere recepita come un arrotondamento di 69), 72 anni nel 1896 e in decine di altri saggi non riporterà mai l’età.

Lombroso non cambierà mai, tuttavia, il luogo di nascita di Villella. Quando ne parla riferisce sempre di un individuo nato a Motta Santa Lucia.

***

Lombroso si attiene per tutta la vita a due dati di fatto: Villella era nato a Motta Santa Lucia ed era morto il 16 agosto 1864 a Pavia. Nell’ipotesi, tenuta per i primi due anni, che Villella avesse avuto 69 anni alla morte, egli deve essere nato nel 1795, ovviamente a Motta Santa Lucia.

Nel 2014, Francesco Antonio Cefalì pubblica, insieme a Domenico Iannantuoni, un e-book nel quale rivela di avere fatto approfondite ricerche negli archivi anagrafici del Comune di Motta Santa Lucia e nel tribunale di Catanzaro e avere scoperto che un Giuseppe Villella fu Francesco è effettivamente nato a Motta Santa Lucia, che è stato condannato a pena non detentiva per avere assistito e facilitato Carmine Ajello, la notte del 29 luglio 1843, per un furto inferiore a trenta carlini, ai danni di Nicola Gigliotti suo compaesano. Cefalì avrebbe anche trovato, nel Registro dei defunti, che questo Giuseppe Villella fu Francesco, nato nel 1795, sarebbe morto nella propria abitazione di Motta Santa Lucia il 18 febbraio 1866. L’atto di morte viene stilato dal sindaco Antonio Stagliano e controfirmato da due vicini, entrambi analfabeti, con un segno di croce.

Solo che, a questo punto, i conti non tornano più perché così si sono ottenuti due Giuseppe Villella (quello di Lombroso indicato senza paternità, quello trovato da Cefalì figlio del fu Francesco) nati nell’anno e nel Comune dichiarato da Lombroso che risultano morti in due anni diversi, a mille chilometri di distanza. Inoltre, particolare non irrilevante, uno dei due è stato certamente sepolto, per intero, in un cimitero calabrese e l’altro, senza il cranio che è rimasto sempre sopra la scrivania di Lombroso e adesso è nel Museo Lombroso di Torino, forse in un cimitero pavese. E il problema diventa: quando è morto il Villella con la fossetta occipitale mediana? Il Villella di Lombroso è veramente nato a Motta Santa Lucia (il Registro dei pezzi del gabinetto antropologico di Pavia non riporta il luogo di nascita)? C’è qualcosa che si nasconde dietro le cifre impazzite che Lombroso dà, nei suoi scritti, circa l’età del suo Villella alla morte (69, 70, 72 o 60)?

Iannantuoni e Cefalì sono convinti che il Giuseppe Villella di Lombroso sia nato nel 1795 e morto nel 1864, ma non portano la prova necessaria: la dimostrazione che la data di registrazione della morte di Giuseppe Villella fu Francesco, di Motta Santa Lucia, classe 1795, trascritta nel Registro dei defunti come avvenuta a Motta Santa Lucia nel 1866, è falsa.

Maria Teresa Milicia dichiara che quel cranio o appartiene a Giuseppe Villella nato a Motta Santa Lucia nel 1802 e morto a Pavia nel 1864, in data 15 novembre, una data diversa di quella fornita da Lombroso che è il 16 agosto, oppure potrebbe appartenere a un qualsiasi malcapitato sottoposto ad autopsia chissà dove e quando: un’ignota capuzzella su cui per distrazione o per colpevole intenzione, Lombroso avrebbe scritto il nome di Giuseppe Villella. Detto in soldoni, Lombroso avrebbe fornito una data diversa da attribuito a un calabrese una fossetta occipitale mediana che potrebbe essere appartenuta a un pavese e persino a un piemontese. Ergo, la teoria dell’atavismo meridionale sarebbe stata costruita su un falso reperto antropologico.

Concludendo, esistono date di nascita e morte per tre Giuseppe Villella nati a Motta Santa Lucia, ma solo due Giuseppe Villella si trovano nei registri delle nascite del comune. La situazione si presenta in questi termini:

  1. Il Giuseppe Villella (di Lombroso) nato nel 1795 e morto a Pavia il 16 agosto 1864, seppellito senza testa o non seppellito affatto in quanto le università spesso trattenevano gli scheletri dei morti non richiesti e li usavano per le lezioni agli studenti.
  2. Il Giuseppe Villella (di Iannantuoni e Cefalì) nato nel 1795 e (secondo i due, falsamente dichiarato) morto a Motta Santa Lucia nel 1866.
  3. Il Giuseppe Villella (di Milicia) nato nel 1802 e morto a Pavia il 15 novembre 1864. Milicia non spiega perché la data di morte di questo Giuseppe Villella sia, per Lombroso, diversa rispetto a quella riscontrata nei registri del Comune di Motta Santa Lucia.

Determinato a risolvere questo mistero, parto per Pavia a controllare le fonti documentarie relative al Villella n. 1. Ed effettivamente, riscontro che Lombroso non ha imbrogliato, perlomeno sulla data, perché il documento originario che riporta la data di morte del 16 agosto 1864 è riscontrabile nel Registro dei pezzi del gabinetto antropologico psichiatrico nel civico spedale maggiore di Pavia. Questo garantisce, senza ombra di dubbio, che un Giuseppe Villella è sicuramente morto a Pavia il 16 agosto di pellagra e, siccome in Pavia si studia questa malattia, si fa l’autopsia di tutti i morti di pellagra (questo sembra di poter dedurre dal Registro).

Successivamente, mi reco a Motta Santa Lucia per consultare i registri dell’anagrafe per leggere i certificati di morte del Villella n. 2 e n. 3. Lombroso, dopo avere, per due anni, insistito sulla morte all’età di 69 anni, da un certo punto in poi, ha cominciato a minchioneggiare sull’età alla morte. A parte l’età, mi convinco che a Pavia sono morti due Giuseppe Villella. Il primo muore il 16 agosto 1864 e il secondo 15 novembre 1864. I due Villella in questione, muoiono lo stesso anno, per una malattia diversa e in una data diversa. L’ipotesi, implicita in Milicia, che Lombroso si sia sbagliato sulla data di morte del suo Giuseppe Villella (il 16 agosto invece del 15 novembre) è insostenibile perché, se avesse barato su questo, nel corso della polemica con Verga, data la virulenza della stessa, lo avrebbero scuoiato vivo. In scienza, soprattutto nel corso di polemiche, vale la seguente regola: se ti scopro che hai detto una cazzata, allora hai detto e scritto solo cazzate!

***

A questo punto, comincio a valutare i pro e i contro delle due teorie contrapposte: Milicia sostiene la possibilità di una colpevole malafede di Lombroso senza alcuna prova a sostegno e non spiega perché la data di morte del Giuseppe Villella, nato nel 1802 e morto nel 1864, sia diversa da quella certificata nel Registro del civico spedale di Pavia; Iannantuoni e Cefalì sostengono che il certificato di morte del Giuseppe Villella n. 2 registrato a Motta Santa Lucia sia falso senza fornire alcuna prova a sostegno.

Dalle mie indagini, emerge quanto segue: quindi, Milicia non può sostenere che il Villella di Lombroso sia quello nato nel 1802 (diversa è la data di morte certificata dal Comune di Motta e quella certificata nel Registro dei reperti dell’Università di Pavia) perché la sua ipotesi si regge, implicitamente, sull’assunto che un solo Giuseppe Villella nato a Motta Santa Lucia sia morto a Pavia (l’altro, infatti, nato nel 1795 e morto nel 1866 a Motta Santia Lucia non avrebbe avuto a che fare con Pavia).

La maggiore credibilità rimane all’ipotesi che sia il certificato di morte di Giuseppe Villella nato nel 1795 a essere falso. Unico problema è che Iannantuoni e Cefalì, non potendo trovare prove dirette che dimostrino la falsificazione del documento, avrebbero dovuto presentare prove indirette: certificati di morte di quegli anni palesemente falsi riscontrabili anche in altri Comuni meridionali e dimostrazione dell’esistenza, in tutti, di analogie rilevanti.

Questa prova indiretta la trovo, anni dopo, in un volume di Franco Uzzì (Lucera e la Capitanata: dopo la Legge Pica. 15 agosto 1863) il quale presenta il caso di 690 fucilati nella Capitanata i cui certificati di morte non riportano la motivazione della fucilazione, bensì una generica espressione “morto a Lucera (o altro nome di Comune) di passaggio”. Tutti questi certificati sono “firmati” da analfabeti. Questa caratteristica (l’analfabetismo di entrambi i testimoni) si riscontra anche nel certificato di morte di Giuseppe Villella dove si legge: “Dinanzi a me, Antonio Stagliano, Sindaco … Data lettura del presente atto ai dichiaranti suddetti [i testimoni], si è da me solamente sottoscritto, perché essi dichiaranti hanno asserito di non sapere scrivere né firmare”.

Per quanto riguarda il minchioneggiare di Lombroso, esso nasce da un equivoco creatosi per un errore del Procuratore del Re di Catanzaro. Questi, richiesto da Lombroso di informazioni circa tale Giuseppe Villella di Motta Santa Lucia e morto a Pavia, cerca nella Procura di Catanzaro quel nome – dal momento che ogni Comune, al tempo, doveva mandare alla Procura copia del certificato di morte di ogni residente del Comune morto fuori dal Comune – e naturalmente trova solo il certificato di morte del Giuseppe Villella nato a Motta nel 1802. Lombroso, in difficoltà per le polemiche sollevate da Verga, siamo al 1872, riferisce le notizie utili ottenute dal Procuratore e comincia a minchioneggiare sulla data: invece dei 62 facilmente deducibili, dichiara, prima, 72, poi, 60, poi 70 e, alla fine, smette di parlare dell’età di Villella.

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