Un po di scuola del Regno
Anche nelle scuole, per quello che è dato sapere, vigevano delle regole che a primo ac…chitto possono sembrare incomprensibili, ma dopo una attenta analisi si spiegano e spiegano anche che il periodo borbonico, ben lungi dall’essere oscurantista, tirannico, prevaricatore, aveva dei tratti di garantismo e, diremmo oggi, della difesa dell’intimo, encomiabile; infatti non era previsto fra i sistemi di accertamento, il tema, in quanto si pensava che l’assegnazione di un tema e lo svolgimento dello stesso potevano essere interpretati come mezzo di indagine di opinione, che invece doveva rimanere nella sfera più strettamente privata dello studente.
D’altronde questo riguardo alla riservatezza aveva avuto conferma della prima carta costituzionale che aveva appunto visto la luce nel Regno il 10 febbraio 1848 dove nell’art. 29 si poteva leggere:
“Il segreto delle lettere è inviolabile” e l’art. 31 assicura che: “Il passato (di ogni individuo) rimane coperto di un velo impenetrabile…”
Anche per quanto riguardava i libri, non esistevano libri di testo; il libro era l’insegnante che si provvedeva o veniva provvisto dei testi più avanzati, che egli studiava e che poi mediava agli studenti.
Con l’unità d’Italia comincia l’azzeramento della cultura in Sicilia iniziata già con Garibaldi nel 1860 con la cacciata dei Gesuiti e successivamente con l’abolizione delle comunità religiose essendo la scolarizzazione un prodotto fortemente collegato con la Chiesa; con leggi varie il nuovo stato accentra, e segnatamente con la legge Coppino del 1877, avoca a sé qualunque attività scolastica.
In questo contesto, avendo il nuovo Regno assegnate le massime priorità al presidio del paese con i Reali Carabinieri (nel 1862 già tutto il meridione era presidiato dalle stazioni dell’Arma) e delle Intendenze di Finanza, e considerando le scuole religiose che come detto, erano state chiuse in seguito all’abolizione degli ordini ecclesiastici e le pubbliche fino a quel momento neglette, l’analfabetismo, endemico nel sud come nel nord, fu nei territori occupati soggetto ad aumento tale che nel primo censimento del Regno d’Italia risultò essere del 92%.
Per curiosità riportiamo che nel nostro immediato intorno avevamo
nel 1858 a Siracusa 12 scuole private tenute da sacerdoti e laici con 132 alunni,
ad Augusta (Agosta) 3 con 42 alunni; a Floridia 2 con 20 alunni; a Lentini 2 con 30 alunni.
Per cronaca vorrei aggiungere il finale del saggio “Le scuole in Floridia al tempo dei Borbone” di Alfio Crimi:
“Anche dopo l’allontanamento del sac. Impelluso (al termine dell’anno scolastico 1857-58), la scuola secondaria non restò chiusa. Essa fu affidata in via provvisoria (per la seconda volta) al sac. Reale.
E questi, il 15 novembre 1859, dopo avere superato la prova scritta del concorso, conseguì finalmente la nomina a titolare: egli fu l’ultimo professore della scuola secondaria in Floridia che, a seguito dell’ordinamento scolastico promosso dal governo sabaudo, restò chiusa per tutto il resto del secolo XIX.
Nel gennaio del 1859, il sac. Russo aveva aggiunto alle sue mansioni di maestro dei fanciulli anche il compito di istruire gli adulti analfabeti nelle ore serali.
È legittimo pensare, perciò, che mentre cadeva la monarchia borbonica, almeno settanta o ottanta alunni frequentavano, nel 1860, le scuole pubbliche.”
Come già detto, il primo censimento fatto dal governo del nuovo regno d’Italia, denunzia nell’ex Regno delle due Sicilie il 92% di analfabetismo.
Certo 40 anni di scuole chiuse non aiutarono.
Le scuole religiose nel Regno delle due Sicilie
Esistevano come detto scuole religiose e laiche. Collegi per maschi e femmine dove la scienza, al letteratura, la religione venivano insegnate ad alunni per la maggior parte appartenenti alla borghesia o alla nobiltà; scuole nautiche, etc….
La maggior parte delle scuole appartenevano agli Scolopi (Scuole Pie) e vorrei di seguito rappresentare il programma di una di queste giunto fino a noi in una copia avventurosamente sfuggita all’olocausto di documenti perpetrato dagli occupanti.
Come si può vedere il programma si svolge in 10 anni di insegnamento in cui i protagonisti sono indicati essere: Dio, l’Uomo, la Natura:
Dio e la religione sono soggetto di studio per 9 anni in tre gruppi di materie:
Rudimenti della Dottrina Cristiana,
Dichiarazione della Dottrina Cristiana, Catechismo.
Vai al “Quadro di insegnamento attuato dai Padri delle Scuola Pie nelle Provincie Napoletane – 1861”
L’Uomo viene considerato in quanto:
Vive, Pensa, Sente, Vuole, Parla, Opera, Vive in Comunanza civile.
La Natura viene considerata:
nell’astrazione di principi ed intenti;
nell’entità dei principi organizzati,
nell’entità delle cose organizzate.
Andando un poco nei dettagli:
L’Uomo in quanto vive; nei primi tre anni (dai sei a otto anni di età) studia anatomia,
fisiologia,
igiene, in quanto è peculiare del bambino la curiosità e l’esplorazione del proprio corpo.
L’Uomo in quanto pensa:
nel 7° ed 8° anno studia logica e metafisica,
nel 9° storia della filosofia
e nel 10° filosofia della storia.
L’Uomo in quanto sente: studia estetica al 9° anno
L’Uomo in quanto vuole: all’8° anno studia etica
L’Uomo in quanto parla:
lingue – dal 1° al 6° anno studia italiano, latino, greco, e questo periodo viene definito “periodo grammaticale o di ermeneutica,
mentre dal 7° al 10°, nel “periodo patetico o di critica” si svolgono gli esercizi di scrivere in prosa ed in versi, con esame critico di prosatori classici e poeti – traduzioni.
Come letteratura il ciclo inizia al 7° anno fino all’ 8° con, rispettivamente:
Teoria dell’Arte,
del componimento in prosa e poesia,
e poi al 10° storia della letteratura.
L’Uomo in quanto opera:
fa riferimento allo studio della Storia e dell’archeologia.
L’Uomo in quanto vive in comunanza civile:
studia la buona creanza, diritto.
Fa parte dello studio della natura:
la natura considerata:
nell’astrazione dei principi e degli intenti:
aritmetica,
disegno,
geometria piana e solida,
algebra,
trigonometria,
meccanica,
architettura.
nell’entità dei principi organizzati:
fisica e chimica
nell’entità delle cose organizzate:
geografia gen.,
zoologia,
geogr. fisica e politica,
geogr astronomica,
matematica,
statistica,
etnografia,
geologia,
mineralogia,
agricoltura,
astronomia.
Questo programma e la sua articolazione mi ha affascinato.
Certo non ci è dato sapere il grado di approfondimento. Ci piace però pensare che di fronte a tanta acutezza di programmazione questo fosse elevato e che da queste scuole nascessero i quadri che fecero grande il nostro Regno.
Mi fa piacere segnalare ritenendolo attinente al nostro tema
il Real Collegio Capizzi di Bronte:
Il complesso monumentale del Real Collegio Capizzi (convitto e scuole), iniziato il 1° Maggio del 1774 ed inaugurato il 4 Ottobre del 1778, è frutto dell’iniziativa e della perseveranza dell’umile sacerdote brontese Eustachio Ignazio Capizzi che, durante i quattordici anni trascorsi nella diocesi di Monreale, maturò una straordinaria esperienza di fondazione e di costruzione di collegi.
Ignazio Capizzi avvertiva il movimento di studi e il fervore culturale che si manifestava nella prima metà del Settecento anche in Sicilia.
Ma avvertiva altresì, per averlo sperimentato personalmente, che di tale fervore, vivissimo in altri centri dell’Isola, Bronte era condannata a non ricevere neppure gli echi più lontani.
Lui stesso era stato costretto a lasciare il suo paese natale per darsi un’istruzione.
Il 18 Aprile 1778 Re Ferdinando concedeva 200 onze annue in perpetuo, a spese della Mensa Arcivescovile di Monreale, e decretava che l’erezione delle scuole pubbliche di Bronte dovesse comprendere cinque scuole:
di aritmetica,
di grammatica inferiore e superiore,
di filosofia
e teologia
Quale ulteriore oggetto di curiosità, diremo ancora che nell’ottocento, sempre in riferimento all’istruzione, esistevano due tipi di eserciti: quelli di cultura e quelli di disciplina.
La differenza consisteva nel fatto che mentre il primo prevedeva l’istruzione obbligatoria (nel senso che i soldati dovevano imparare a leggere e scrivere) il secondo vietava tutto quello che poteva portare il soldato all’alfabetizzazione.
L’esercito del Regno delle Due Sicilie era del tipo di cultura.
Infatti, allora, fare il servizio militare era anche l’occasione, specialmente per i provenienti dalle classi più povere, di apprendere i rudimenti della scrittura e della lettura o quantomeno imparare a fare la firma.
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