Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

UN RE

Posted by on Gen 31, 2020

UN RE

Si tratta di un testo legittimista, l’autore è sfacciatamente dalla parte di Re Ferdinando, ma questo non gli impedisce di riportare le posizioni dei suoi avversari. Senza omettere nulla, neppure il suo palese disprezzo per taluni liberali che considera degli avventurieri se non dei volgari opportunisti. 

Se ci fermiamo a riflettere, accantonando per un attimo l’antiborbonismo di maniera, per guardare con distacco storico gli avvenimenti, sorge spontanea una ovvia domanda: le opere di un La Masa, di un La Farina o di un Massari quale obiettività superiore hanno? Quella di chi ha vinto rispetto a chi è stato spazzato via dalla storia? 

Quest’opera, di parte borbonica – a differenza di quelli che nelle scuole ci hanno dispensato opere parziali come verità scientifiche noi siamo corretti, giochiamo a carte scoperte – ci mostra le ragioni della dinastia nelle vicende siciliane del 1848. Si parla, in particolare, dei fatti di Messina,  quelli che valsero a Ferdinando II l’epiteto di Re Bomba. Al bombardatore sabaudo di Genova, gli Inglesi non riservarono lo stesso trattamento.

PREFAZIONE

Questo libro era quasi già in pronto allorché venimmo in cognizione che il visconte d’Arlincourt preparava una grande opera sulle rivoluzioni d’Italia.

Da prima risolvemmo di sospendere il nostro lavoro. La meritata fama dell’autore, il successo degli ultimi suoi scritti, il prestigio di una penna eloquente ed acuta dovevano rendere, per parte nostra, pericoloso qualunque confronto e impossibile ogni parallelo.

Tuttavia, dopo aver letto l’Italia Rossa, dopo avere studiato con quella attenzione che merita un’opera così ragguardevole, ci parve che il nostro libro potrebbe forse trovare il suo posto accanto a quello del d’Arlincourt.

Il d’Arlincourt si è ispirato sul teatro stesso degli avvenimenti, dove attinse quell’inimitabile colorito che riveste le date della storia di tutto l’incanto e di tutto l’interesse del dramma. Come lo dice egli medesimo, et vide, ascoltò e scrisse; egli non fece che ascoltare dei testimoni e consultare dei giudici; pochi attori di quella grande tragedia per lui rimasero estranei.

Quanto a noi, che non abbiamo studiato il nostro soggetto che su documenti scritti, lontani dagli avvenimenti e dalle cose, non potendo dipingere gli uomini, ci siamo limitati a tracciare i fatti. Questi fatti, almeno lo crediamo, abbenchè presentati nella loro verità senz’arte, ma appoggiati su documenti autentici, parlano pure alto abbastanza per contenere in loro stessi potenti ragguagli.

Il d’Arlincourt, abbracciando un grande insieme storico si è veduto costretto, dalla natura stessa del piano che si era tracciato, di toccare più leggermente possibile certe particolarità per non pregiudicare all’effetto generale del quadro.

Noi poi tenendoci in una più stretta periferia, abbiamo potuto sviluppar tutti quei fatti che le nostre ricerche ci facevano scoprire, e non abbiamo fatto altro che compendiare il racconto degli episodi sui quali l’autore dell’Italia Rossa aveva creduto doversi maggiormente fermare.

Sul terreno comune che abbiamo esplorato, seguendo strade così diverse, le nostre impressioni si trovarono perfettamente identiche, e ce ne congratuliamo oltre modo. Il nostro libro avrà per se stesso una parte di quella autorità che gode il nome d’Arlincourt, e noi ci stimeremo fortunati se avremo contribuito con esso a mettere in luce certe verità della storia contemporanea che i nostri avversari politici fanno di tutto per soffocare……….

IL TESTO NEL LINK DI SEGUITO

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/Leone_d_hervey_saint_denis_Ferdinando_II_Re_delle_due_Sicilie.html

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