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Una polemica sollevata da Saverio Paletta

Posted by on Ago 22, 2025

Una polemica sollevata da Saverio Paletta

Giuseppe Gangemi

Le mie critiche al Museo Lombroso trovano buona accoglienza presso alcuni neomeridionalisti. In conseguenza di questo, Pino Aprile, venuto a conoscenza dei contenuti di questa relazione critica al Museo, me la chiede per pubblicarla su LaC. La relazione, redatta come un promemoria privato, diventa pubblica e mi procura un duro attacco da parte di Saverio Paletta, L’Ideatore del sito L’Indygesto, il quale, nella sua autopresentazione, si definisce “politicamente scorretto”.

In effetti, a me sembra, più banalmente, solo “polemicamente scorretto” in quanto, da una parte, giustifica a prescindere coloro a favore di cui si schiera, dall’altra, ricorre ad attacchi personali, usa due pesi e due misure, fa accuse gratuite quando non riesce a smontare altrimenti le argomentazioni, comprese quelle scientifiche, di chi non condivide le sue convinzioni. Né si comporta diversamente almeno un secondo collaboratore della rivista Indygesto, Marco Vigna (a cui farò solo un fugace riferimento, avendone già parlato anche troppo).

1) sulle mie puntuali critiche al Museo Lombroso, Paletta, non potendo contestarle, data la documentazione che porto a sostegno, le ignora con la motivazione che “non è proprio il caso, invece, di cavillare sulle critiche pignole di Gangemi agli errori di allestimento del Museo Lombroso, che è tuttora in progress”. Inutile sottolineare che, quando ho pubblicato su LaC le mie osservazioni critiche al Museo, erano passati 12 anni dall’apertura dello stesso e che, di conseguenza, definirlo in progress è un eufemismo; 2) lo stesso comportamento dell’Ideatore è mostrato anche da qualche redattore il quale, dichiara che “sarebbe superfluo approfondire qui oltre la questione di Fenestrelle, su cui Barbero ha pronunciato la parola definitiva nel suo studio, basato su documenti d’archivio, sull’esame incrociato delle fonti e sull’analisi dello stato dell’arte sull’argomento. D’altronde, ciò è confermato da una monumentale ricerca compiuta sui ruoli matricolari dei Cacciatori Franchi”. In altri termini, Barbero ha sempre ragione qualsiasi cosa abbia detto o scritto nel volume I prigionieri dei Savoia. La vera storia della congiura di Fenestrelle e indipendentemente da quello che ho potuto provare io controllando punto per punto le osservazioni di Barbero, riscontrando l’incompletezza dei documenti consultati e denunciando un caso di falsificazione di un dato per accreditare la propria convinzione che solo 5 siano stati i soldati dell’ex esercito napolitano morti a Fenestrelle; 3) per il solito Paletta, sarei uno spindoctor della crociata neoborbonica, cioè un portavoce incaricato di fornire alla stampa un’interpretazione favorevole di eventi, generalmente a nome di un partito politico (l’accusa è talmente assurda che la strategia migliore è quella di ignorarla del tutto); 4) sempre per Paletta sarei “un accademico abituato a sofismi e iperboli”, mentre per Marco Vigna, redattore de l’Indygesto, sarei uno che usa sofismi, cioè “ragionamenti cavillosi” o iperboli, cioè “esagerazioni in eccesso o in difetto”. Queste ultime due critiche sono fatte con lo stampo, con l’unica differenza che Paletta mi critica, su L’Indygesto, per lo scritto su Lombroso, mentre Vigna lo fa, su Storia in rete, per le mie critiche a Barbero (come le precedenti sono accuse talmente gratuite che la strategia migliore è quella di ignorarle); 5) Paletta osserva che, “A proposito di profondo Sud, val la pena di ricordare a Gangemi che Lombroso è autore di un bellissimo pamphlet, In Calabria (disponibile tra l’altro in una recente edizione di Rubbettino), pieno di analisi sociali sulla condizione dei ceti rurali, che anticipa non poco le riflessioni dei grandi meridionalisti. L’omissione, in questo caso, è così vistosa che tutto lascia pensare che il prof. l’abbia fatta in malafede…”. Peccato che, nel primo capitolo del mio volume, io abbia dedicato 5 pagine e mezza all’analisi di questo pamphlet del 1898, confrontandolo con lo scritto originale del 1863. Il confronto ha evidenziato che gli interventi sul testo originale operati, 35 anni dopo, dal dr. Giuseppe Pelaggi hanno tolto espressioni e analisi che, per ammissione di Lombroso, risultavano notazioni troppo scure e troppo poco riverenti, e peggio, involontariamente ingiuste. Lombroso si scusa attribuendo queste notazioni inopportune a lacune dovute ai propri anni (pochi) e alla propria mancanza di esperienza. Altro che pagine che anticipano i grandi meridionalisti! 6) ancora Paletta mi rimprovera “la mia lacuna più grave: … la completa omissione dell’aspetto giuridico del pensiero lombrosiano”. Peccato non si sia accorto che io dedico il VII capitolo al processo al calabrese Salvatore Misdea, processo che ha costituito il punto più alto e più controverso della battaglia di Lombroso per una modifica del codice penale che permetta un utilizzo più ampio della pena di morte, soprattutto nei confronti dei criminali atavici (definiti irrecuperabili). Peccato, ancora, che non abbia visto che ho impiegato varie pagine dell’XI capitolo a spiegare che il pensiero giuridico di Lombroso, che fino al 1884 ha trovato ampi consensi, e negli anni successivi ha perso l’appoggio del Corriere della Sera, ha subito una totale disfatta nel confronto con il ministro di Grazia e Giustizia, il giurista Giuseppe Zanardelli, che è riuscito a far approvare in Parlamento un codice penale che aboliva la pensa di morte, salvo che per alcuni reati militari.

Detto questo, la chiudo qui perché cercare di dialogare, anche polemicamente, con una persona che si definisce “politicamente scorretto” significa fare due cose del tutto inutili, come quando si tenta di lavare la testa a un asino: si perde tempo e si spreca sapone.

2 Comments

  1. L’uomo comune ragiona.
    Il saggio tace.
    Il fesso discute.

    -Dino Segre Pitigrilli

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