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UNA SCULTURA “LETTERARIA”

Posted by on Gen 9, 2018

UNA SCULTURA “LETTERARIA”

Busto colossale di Giove al Museo Archeologico di Napoli, cosiddetto “Gigante di Palazzo”. Scoperto a Cuma, viene collocato nel Seicento di lato alla facciata di Palazzo Reale, all’inizio dell’attuale Via Cesario Console.
Integrato fino ad apparire un’enorme statua in piedi, prende il nome di Gigante di Palazzo e diventa “parlante” in quanto i napoletani vi appendono scritte, messaggi, componimenti poetici… così come avviene ancor oggi a Roma con la statua di Pasquino.
Il Marchese de Sade, sempre interessato alle reliquie archeologiche, si limita a citare la “statua del gigante ritrovata in un tempio nei pressi di Cuma”. Il drammaturgo tedesco August von Kotzebue, nei suoi Diari del 1805, è invece prodigo di particolari: “È un ammasso mostruoso ed informe” cui “è stato appiccicato un paio di braccia nuove” che lo fanno somigliare ad “un garzone di macellaio… Quale composto burlesco! Dal ventre fino ai piedi è stato ricoperto da una spoglia d’aquila, sulla quale è una pomposa iscrizione… Il popolino si serve per ogni specie di motti di questo goffo gigante. Per esempio, ad una ragazza brutta si augura di sposare il Gigante di Palazzo”.
Amichevole è infatti il tono con cui gli si rivolge Nunziante Pagano nel poema dialettale del 1748 “Mortella d’Orzolone”, dove lo chiama “bello Marmoro mio… Amecone caro… Giojone mio”. Ne loda soprattutto la pazienza nell’accogliere le lagnanze di tutti: “…non fuje, non sfuje: non te spuoste, non te scuoste: non te muove, non te smuove, non te vuote, non te sbuote… non vuote maje a nnesciuno le spalle… staje sempe co ttanto d’uocchie apierte”.
La prima foto lo mostra nel luogo originario e con tutte le integrazioni in muratura, quando nel 1799 diventa rivoluzionario e filofrancese; la seconda come appare oggi, senza voce e quasi derelitto, presso uno dei giardini del Museo Archeologico (foto Carlo Raso)

fonte

-Letteratura Napoletana dal Trecento al Settecento

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