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Una vignetta blasfema e abortista ci mostra l’oppressore

Posted by on Mag 31, 2018

Una vignetta blasfema e abortista ci mostra l’oppressore

L’immagine del Sunday Independent rappresenta un Rosario con sotto una donna in procinto di abortire e un medico con il bisturi in mano. Sopra la scritta “missione compiuta, ostruzione rimossa”. Ecco l’ultimo esito di una campagna progressista fondata per anni sulla falsa dicotomia: antiabortisti = cattolici fideisti (quindi fanatici) / abortisti = laici ragionevoli. Un campagna che ricorda alla Chiesa quale arma deve tornare ad usare. 

Sbeffeggiare uno dei simboli più cari e alti della fede cattolica per festeggiare la vittoria del “sì” al referendum sull’aborto fa gelare il sangue nelle vene, ma purtroppo non stupisce. La vignetta del Sunday Independent, che rappresenta un Rosario con sotto una donna in procinto di abortire e un medico con il bisturi in mano con la scritta  “missione compiuta, ostruzione rimossa”, è solo l’ultimo esito di una campagna fondata per anni su questa falsa dicotomia: antiabortisti = cattolici fideisti (quindi fanatici) / abortisti = laici ragionevoli.

Non c’è verso, anche quando i cattolici fanno un discorso fondato sulla ragione, come richiede la loro fede (vedi l’intellettuale John Waters) che non può mai essere un salto nel vuoto contro di essa, vengono comunque bollati come oscurantisti. I media hanno lavorato proprio su questo, creando così un muro di pregiudizi tanto cementato da rendere quasi impossibile ogni presa in considerazione reale del loro discorso nell’arena pubblica.

Basti pensare alla campagna di Amnesty Irlanda a favore della legalizzazione dell’aborto, cominciata nel 2015 subito dopo la vittoria del “sì” alle cosiddette nozze fra persone dello stesso sesso. Il primo spot scelto per il suo avvio vedeva l’attore sedicente cattolico, Liam Neeson, emanciparsi al lume dei tempi, dichiarando così: «Uno spettro si aggira in Irlanda. Uno spettro crudele del secolo scorso…Ciecamente porta sofferenza, anche morte, alle donne di cui tocca le vite». Sullo sfondo del filmato una Chiesa diroccata dava forma a quello spettro, responsabile della stesura di una «Costituzione scritta per tempi diversi (nomina Dio Onnipotente senza contrapporlo alla laicità dello Stato e vietava l’aborto in ogni caso in nome del diritto naturale)».

Peccato che poco dopo la pubblicazione dello spot, emerse il vero volto dello spettro, quello che da anni finanzia giornali, social media e ong. E che, come dimostrato da due inchieste (una durante il referendum sul matrimonio e una durante la campagna abortista), ha il nome di Open Society, la fondazione di George Soros, che ha scucito insieme ad altri “filantropi” milioni di dollari all’avvio della campagna referendaria a favore della depenalizzazione dell’aborto. Amnesty, pur avendo violato la norma che vieta la ricezione di finanziamenti politici sopra i cento euro provenienti da enti esteri, non ha pagato né subìto una campagna denigratoria per questo. Al contrario tutte le pubblicità estere sul referendum sono state bloccate da Google e Facebook in modo da nascondere quante mostravano la realtà dell’aborto.

Nel 2015 l’editorialista dell’Irish Times, Breda O’Brien, denunciò i sostenitori del “sì” alle “pseudo nozze” per via di una campagna aggressiva, in cui chi era a favore del “no” temeva di esprimere il proprio parere in pubblico. John Waters fu addirittura minacciato insieme alla sua famiglia. O’Brien scrisse che la violenza aveva quasi ucciso un bambina di 10 anni, seduta di fianco ad un cartello che invitava a votare “no” e spinta a terra. Un’attivista del “sì”, che distribuiva volantini lì vicino, aveva commentato: «Cosa ti aspettavi?», solo perché la bambina era seduta di fianco a messaggi che per lei «non dovrebbero comparire in pubblico». Come a dire, “ve la siete cercata”. Se questo è lo spirito del progresso, c’è poco da scandalizzarsi quando sopra la vignetta del Sunday Independent appare anche un’altra scritta che recita così: “Rosarectomy”.

Il clima di terrore, frutto di una violenza irragionevole e distruttiva, ha quindi poco a che fare con una Chiesa cattolica spesso schiava di un complesso di inferiorità che ha prodotto un lungo silenzio, aggiungendo ai suoi errori passati (come la pedofilia o una tradizione svuotata della suo annuncio) un male maggiore. Questo clima ha invece molto a che fare con la ferocia del progressismo che accusa i cattolici impegnati di oscurantismo fideista. Certo tutto questo ci dice che la Chiesa deve tornare a parlare alla ragione umana e quindi a rendere ragione della fede con forza e convinzione, sapendo che la sua missione resta quella di portare luce là dove regnano le tenebre.

Benedetta Frigerio

fonte

http://lanuovabq.it/it/una-vignetta-blasfema-e-abortista-ci-mostra-loppressore

 

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