Un’altra Storia è possibile. Rubrica di studi storici di Massimo Viglione
L’insorgenza fu una grande insurrezione popolare di carattere nazionale in difesa della tradizionale civiltà del “trono e dell’altare” che da secoli regnava pacificamente in Italia. Insomma, in difesa dell’identità cattolica e monarchica degli italiani di allora. E questo spiega perfettamente la ragione per la quale tale immensa e fondamentale pagina della nostra storia sia a tutt’oggi ancora sconosciuta ai più e assente dai libri di testo e dalla memoria storica nazionale.
Nell’indecisione su quale argomento trattare nel secondo articolo di questa rubrica propostami dal direttore e amico Paolo Deotto, alla fine ho pensato che fosse doveroso, ancor prima che utile, dedicare un’ultima volta un articolo alla questione dell’Insorgenza controrivoluzionaria italiana. Chi mi conosce sa che ho speso su questo argomento più di venti anni della mia vita fra studi, alcuni libri, svariati saggi e articoli e un numero imprecisato – certamente decine e decine – di conferenze tenute in tutta Italia dal 1992 a oggi. E, allora, perché dedicarvi un ennesimo articolo, preferendo questa tematica ad altre forse più interessanti oggi e sicuramente attuali? Perché, essendo in pratica il mio ultimo articolo del 2015, diventa automaticamente l’ultimo articolo del grande bicentenario dell’Insorgenza stessa e vorrei simbolicamente, anche ripetendo cose già dette tante volte, a questi eventi e ai loro eroi consacrarlo. Infatti, l’ultima insorgenza può essere considerata, in qualche modo, quella dei calabresi che accolgono, l’8 ottobre 1815 a Pizzo, a fucilate il tentativo di sbarco di Gioacchino Murat per riprendersi il Regno di Napoli, ormai restaurato in mano al Borbone. Con le fucilate di Pizzo e il seguente arresto, processo e con l’esecuzione stessa del Murat il 13 ottobre, finisce anche simbolicamente la Controrivoluzione antigiacobina e antinapolenica italiana.
Ed è per questo che, prima che finisca questo 2015 e questo lunghissimo bicentenario, è mio desiderio scrivere – non dico per l’ultima volta in assoluto, anche perché molto lavoro v’è ancora da fare per far maggiormente conoscere questa storia agli italiani – ma per l’ultima volta nel bicentenario stesso un resoconto, per quanto brevissimo e fugace, dei fatti e delle problematiche ad esso connesse, dando poi spazio alla bibliografia di carattere generale esistente, proprio per invitare tutti ad approfondire la conoscenza e anche la ricerca di questa immensa pagina della storia d’Italia e della Controrivoluzione anche negli anni e nei decenni futuri.
Ho iniziato a studiare le insorgenze nel 1991, fresco di laurea e con tanto tempo a disposizione essendo ovviamente disoccupato, con la prospettiva, ancora lontana, del futuro bicentenario nel 1996. Gli anni sono volati via. Oggi permettetemi di concluderlo con queste poche righe in questa importante rivista del mondo cattolico tradizionale, simbolico erede degli insorgenti italiani di due secoli e passa or sono.