IL VANGELO SECONDO MARCO IN LINGUA MADRE……..IL NAPOLETANO
Da un po di tempo avevo a disposizione il Vangelo Secondo Marco recitato in lingua madre, Il Napoletano, da Renato de Falco e dopo aver imparato ad inserirlo su youtube riesco a renderlo pubblico e a disposizione di tutti. Di seguito due parole della piccola grande libraia ANNAMARIA CIRILLO e in fondo il link che lo contiene.
Renato de Falco
Avvocato, scrittore, giornalista, autore teatrale ma, innanzitutto, studioso e filologo della lingua partenopea.
Studioso attento e rigoroso, dai suoi scritti emerge tutta la forza di una lingua viva, multiforme, vivace, vera espressione della cultura del popolo napoletano.
E’ stato grosso e abile divulgatore della materia (ricerche storiche, glottologiche e semantiche sulla lingua napoletana) poiché dotato della capacità di esprimere in uno stile colloquiale concetti di non facile comprensione.
Ricordiamo, ancora, che per oltre quindici anni (negli anni ’80 del Novecento) condusse una trasmissione televisiva durata ben cinquecento puntate da una tivù locale napoletana, dedicata all’idioma napoletano dal titolo “Alfabeto napoletano” con grosso successo di pubblico
Autore di numerose pubblicazioni dedicate al napoletano tra le quali “Alfabeto Napoletano”, in origine pubblicato in tre volumi dalle numerose ristampe poi accorpati in un unico libro che racconta la storia di 1500 parole autenticamente napoletane.
Tratto dalla “Presentazione” del volume “Del Parlar Napoletano” edito da Colonnese nel 2007:
“…Duole però rilevare che tali veicoli primari della trasmissione del pensiero, queste voci genuine del sangue e più immediate creature semantiche risultano, oggi come oggi, segnate da una ingenerosa decadenza al punto da non venire più usati da circa l’85% delle popolazioni e da perdere progressivamente, per obsolescenza, sempre più fonemi o locuzioni. Le cause sono da ricercare, oltre che nella omologazione di una cresciuta acculturazione e di una sempre più ampia penetrazione degli anemici e sterilizzanti mass-media, nella diffusa remora ad adoperarli in quanto gratuitamente ravvisati alla stregua di emblemi di sottosviluppo e subalternità (è sempre ricorrente la proterva intimazione del «Parla bene!» o «Parla italiano!» rivolta da genitori di vista corta al figlio che si esprima in dialetto, quasiché questi farfugliasse o adoperasse un idioma straniero…). Il fenomeno ha assunto proporzioni molto più ampie ed esasperate nel Sud dove, a seguito dell’Unificazione, alle parlate locali venne riservato una sorta di vero e proprio ostracismo, supportato da discutibili normative che, con comminatoria di sanzioni, erano mirate ad osteggiarne (quando non addirittura a bandirne) l’uso, determinando specie fra le classi più evolute una sorta di rimozione nei confronti di quello che era stato fino ad allora l’amato parlar nostro, indiscriminatamente adottato da tutti i ceti sociali”
Buonasera
Sto facendo una tesa di laurea, devo scegliere un brano di questo vangelo, per analizzarne la lingua, può darmi qualche consiglio e qualche dritta
Grazie infinite