Verità in pillole: (Prima pillola) Brigante se more non è il canto dei briganti.
Da questo momento inizierà una rubrica su questo blog in cui verranno presentate delle verità che non tutti sanno o che molti sanno però non vogliono diffonderle o che tutti sanno, ma nessuno intende affrontarle.
Con “Verità in pillole” si intende fare chiarezza su molte cose per cercare veramente di capire chi siamo e cosa vogliamo.
Iniziamo questo cammino con qualcosa di tosto da mandare giù, che magari subirà molte critiche. Ma quale verità non subisce critiche?
Ecco che inizieremo col parlare del famoso canto dei briganti, ribattezzato da qualcuno “Libbertà”, cambiando anche delle parole al testo originario pur di avvalorare la sua tesi.
Ebbene il canto “Brigante se more” è una canzone di un album del gruppo Musicanova a cui diede anche il titolo. È la colonna sonora dello sceneggiato televisivo “L’eredità della priora”, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Alianello, andato in onda sulla RAI nel 1980.
Il testo fu scritto negli anni ’70 da Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò, ma qui in appresso si ripropone la dichiarazione del cantautore napoletano Eugenio Bennato, in un intervista ad Il Sannio Quotidiano, 24-09-2002. “Allora “Brigante se more” è un brano di cui vado molto orgoglioso, soprattutto perché tutti sono convinti che sia un brano della tradizione napoletana e invece l’ho scritto negli anni settanta con Carlo D’Angiò. Evidentemente abbiamo assorbito la lezione della musica popolare a tal punto da farlo sembrare un canto vero. Un brano che ha portato alla luce un argomento tabù della nostra storia, perso nella memoria poiché sui briganti non si sa nulla, si sono perse tutte le tracce di ciò che cantavano sulle montagne quando si nascondevano poiché, di ogni singolo caso, sono state cancellate le documentazioni. È tutto molto frammentario è per questo che “Briganti se more” è un’opera di poesia, è un’invenzione fatta con grande dedizione al rispetto della cultura. Sembra un canto autentico, e tutte le volte che la gente crede che sia tale lo prendo come un grande complimento perché significa che ho centrato il segreto del linguaggio. Questo brano inoltre appartiene al presente, è conosciuto da tutti e viene cantato.”
Nel testo fu sostituito, senza il permesso del cantautore, le frasi “Nun ce ne fotte d’ ‘o rre Burbone” con “nuje cumbattime p ‘ ‘o rre Burbone”. Poi viene sostituito pure l’ultima frase “e na jastemma pe’ ‘sta libbertà!” con “e na preghiera pe’ ‘sta libbertà!” Prima del 1979 non ci sono ricordi di questa canzone.
I briganti sono esistiti certamente, magari cantavano “Te voglio bene assaje”, ma certamente ignoravano le note di Eugenio Bennato.
Antonio Iannaccone
Per creare questo testo, come spesso accade, ci saranno state comunque delle chiamiamole “eredità sociali e/di vita” REALMENTE ACCADUTA E VISSUTA. Poi se l autore ha saputo ricostruire rendendola poesia ci sta pure…. ma la storia dovrebbe insegnare e parlo da supermarket ci mancherebbe e mi scuso se a qualcuno potrebbe mai dar fastidio il mio pensiero che sto amichevolmente esternato con questo commento.
È la storia tramandata, raccontata, spesso ricostruita a dare le basi solide per il resto…. poi possiamo discutere sui punti di vista e ci mancherebbe, però come abbiamo racconti, aneddoti, reperti per le guerre mondiali e “meno importanti”…. sicuramente anche qui c’è stato e c’è del materiale che racconta.
Grazie