Vi piace questa scuola?
“Abbiamo scelto un compagno e, a turno, ad occhi chiusi, abbiamo sperimentato, spalmando la schiuma sul suo corpo, la gentilezza, la delicatezza ed il piacere delle conoscenza reciproca … A poco a poco il nostro corpo era ricoperto di schiuma: pestata, accarezzata, disegnata”.
Chiederete: si tratta di una scena spinta contenuta in un romanzo hard? No, è solo parte della descrizione, apparsa nella bacheca d’Istituto, di un’attività didattica svolta nell’asilo Monumento di Siena. In altro luogo, si legge anche: “Ci siamo seduti senza vestiti su un grande telo di plastica ed abbiamo cominciato a toccare la schiuma da barba prima con le mani, cercando di riprodurre i movimenti del fuoco”. Di fronte alla polemica che ne è scaturita, sollevata ufficialmente dal consigliere comunale Andrea Corsi, l’assessore all’Istruzione, Tiziana Tarquini, ha risposto formalmente, ma evasivamente, rifugiandosi dietro il fatto che si trattava di un progetto in linea con le indicazioni ministeriali, approvato da tutti: docenti, famiglie etc. Incalzata dalle contestazioni, la Tarquini ha poi sostenuto che le maestre non avevano fatto denudare completamente i bambini, ma li avevano fatti stare “in indumenti intimi”.
Fin qui i fatti. Dunque? Le cose sono ormai chiare. Tra scuole che si rifiutano di celebrare il Natale per qualche studente di fede islamica (e, ad onor del vero, va detto che spesso la loro presenza costituisce un alibi per giustificare il livore di docenti animati da furore laicistico), educazione gender e così via, appare evidente che in Italia esiste un problema educativo di estrema gravità. E’ la vendetta di Simone de Beauvoir, una figura simbolo per indicare un’ideologia -contraria ad ogni acquisizione scientifica- che ritiene invalido ogni riferimento alla natura (in questo caso, al carattere naturale dei sessi) e pensa che ogni cosa sia oggetto di costruzione sociale. E’ l’affermazione, in puntuale ritardo, del paradigma sessantottino-postmoderno, ormai superato nelle più alte sedi culturali (vedi “la svolta realista”, di cui parla Stathis Psillos), che si vuole ora immettere nella scuola quale modello di scardinamento dei pregiudizi e di liberazione del desiderio.
L’argomento non può essere affrontato e, almeno parzialmente, risolto nelle poche righe di un articolo (tuttavia, mi riprometto di tornarci con una serie di interventi mirati). Per il momento, mi limito a dire che a questo punto delle cose, in una fase tanto critica che la nostra civiltà sta vivendo, è inutile soffermarsi su questioni occasionali (il caso di Siena o di Bologna o …). E’ doveroso, invece, lanciare una campagna in grande stile, affinché anche in Italia sia possibile un’effettiva libertà di scelta educativa. Non c’è niente che possa legittimamente ostacolare questa richiesta, neanche il dettato costituzionale, a ben guardare. Troppo grandi ormai sono le distanze culturali interne al nostro tessuto sociale, perché un dibattito di questo genere venga differito. E’ una priorità, esattamente come il lavoro e l’immigrazione. I risultati non mancheranno.