VICO, PENSATORE EUROPEO. Teoria e pratica della “Scienza Nuova”
al di là della contrapposizione della storia sacra e profana, rivelata e ragionata, e al di là dello “stato di minorità” – senza cadute in uno stato di super-io-rità !
C’era un lord in Lucania….
Se pochi filosofi e letterati sanno dell’omaggio di Ugo Foscolo al filosofo delle “nozze e tribunali ed are” (“Dei sepolcri”, v. 91), moltissimi “addottrinati” ignorano ancora e del tutto che Vico per circa nove anni decisivi per la sua vita ha abitato a Vatolla, nell’antica Lucania (in particolare, nell’attuale Cilento, a poca distanza dall’antica Elea-Velia, Ascea, Paestum, Palinuro, Agropoli) e, al contempo, che James Joyce a Giambattista Vico ha reso l’omaggio più grande che mai poeta potesse fare a un filosofo : “La strada di Vico gira e rigira per congiungersi là dove i termini hanno inizio. Tuttora inappellati dai cicli e indisturbati dai ricorsi, sentiamo tutti sereni, mai preoccupati al nostro doveroso compito… Prima che vi fosse un uomo in Irlanda c’era un lord in Lucania“.
C’era un lord in Lucania (Italia) : “The Vico road goes round and round to meet where terms begin. Still anappealed to by the cycles and onappaled by the recourses, we fill all serene, never you fret, as regards our dutyful cask… before there was a man in Ireland there was a lord in Lucan ” (Cfr. : AA. VV., Introduzione a Finnegans Wake, trad. di Francesco Saba Sardi, Sugar Editore, Milano 1964. La citazione è ripresa dal saggio di Samuel Beckett, “Da Dante a Bruno, da Vico a Joyce”, pp. 9-26. La precisazione sulla Lucania e Vatolla è mia).
E, ancora : nessuno sa che Giambattista Vico, stampata la sua prima “Scienza Nuova”, inviò a Londra, a Isaac Newton una copia del suo capolavoro. E che la “Scienza Nuova” seconda (1730), con la “dipintura” di Domenico Antonio Vaccaro, è un omaggio e una ’risposta’ al lavoro di Shaftesbury (a Napoli, dal 1711 al 1713, anno della sua morte).
Per lo più si è ancora dentro il sofisticato cerchio hegeliano di Benedetto Croce : “Propugnatore, come sono della filosofia intesa nel senso di uno « storicismo assoluto », il Vico mi attirava e parlava alla mia mente per una ragione che mi si è poi chiarita e che ho potuto definire : in lui si presenta la prima forma, la « forma arcaica », dello storicismo assoluto”.
Dopo quasi tre secoli, nei confronti di colui che ha osato disubbidire alle Leggi della Repubblica di Platone e riammettere a pieno titolo nello Stato Omero, i “poeti”, e restituire alle donne tutta loro dignità, la rimozione continua : la cecità dei nipotini di Platone (come di Cartesio, Hegel, e Heidegger), i sacerdoti della casta atea e devota, è totale ! Di fronte all’impresa e alla dipintura della Scienza Nuova perdono subito (e ancora) la loro ‘magistrale’ lucidità e ripiombano nella notte della loro “barbarie della riflessione” !
Persa la Memoria delle Muse, delle Grazie (“Charites”), e della Grazia (“Charis”), e delle Dee come delle Sibille, non sanno più cogliere nemmeno la differenza tra Mosè e il Faraone, tra Gesù e Costantino, tra l’amore e la carità dell’uno (“charitas”) e la “carestia” e l’elemosina dell’altro (“caritas”) !
Quanto segue vuol essere solo una sollecitazione e un invito a rileggere tutta l’opera di Vico e, possibilmente, a valutare al meglio il suo grande contributo, a gloria dell’Italia, per la dignità dell’uomo, dell’intero genere umano ! Non altro.
Federico La Sala
fonte
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5634
JOHANN W.GOETHE, Viaggio in Italia : “Egli [Gaetano Filangieri] non tardò a intrattenermi su uno scrittore d’altri tempi, nella cui insondabile profondità questi moderni italiani amici delle leggi trovano edificazione e conforto ; il suo nome è Giovan Battista Vico, e lo tengono per superiore a Montesquieu. Da una rapida scorsa al suo libro, che mi fu consegnato come una reliquia, ho avuto l’impressione che vi siano esposti sibillini presagi del bene e del giusto, il cui avvento è previsto o prevedibile, sulla base di severe meditazioni intorno a ciò che ci è stato tramandato e a ciò che vive. E’ molto bello per un popolo possedere un tal patriarca”(Napoli, 5 marzo 1787).