“VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” VISTO DA VALENTINO ROMANO
Caro Claudio,
ho appena finito di vedere tutto lo spettacolo, senza nemmeno perdermi un frame: veramente bello e coinvolgente, complimenti! La cosa che più e favorevolmente mi ha colpito è il “passo lungo” della narrazione: dal 1799 al 1915 e dintorni, insomma. Ed è giusto che sia così, è quello che – spesso vox clamantis in deserto – vado sostenendo da sempre: non si può comprendere a fondo la ribellione contadina meridionale se non la si contestualizza in un arco temporale più vasto. Cosa che voi avete fatto egregiamente, senza retorica, con molta freschezza narrativa unita alla intensa compartecipazione emotiva. Il monologo di Fra Diavolo, quello sulla grassazione di Cosimo Giordano, quello di Domenico Fuoco, la manutengola che porta i viveri al marito alla macchia, il riferimento alla repressione “nordista” di Bava Beccaris e le vessazioni delle migliaia di nostri conterranei nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, sono tutti degli autentici gioielli narrativi. In un periodo in cui impazza su Netflix una narrazione farlocca sui “briganti” (e sulla quale mi sono già espresso pubblicamente sui social, cogliendone qualche aspetto positivo, ma anche quelli (maggiori) negativi, non è davvero poco!
Complimenti a tutti!
Complimenti, in particolare, al bravissimo attore dei monologhi che ho citato prima.
Complimenti, ancor più in particolare, a te che, da quanto ho intravisto, sei stato l’artefice di tutto. E, soprattutto, grazie a te per avermene consentito la visione.
Un caro saluto e ancora grazie,
Valentino Romano