1848, I LIBERALI PIEMONTESI vogliono uno stato in cui regni la libertà, ma solo per i liberali
Si aprono le porte alle ideologie totalitarie del ‘900.
Si assume come assioma che la classe di governo liberale sia la migliore possibile. La missione dei liberali è di combattere contro la monarchia assoluta e le sue istituzioni in nome della libertà.
La monarchia assoluta si ritiene tale per volontà di Dio e pertanto porta con sé un limite: i suoi re devono rendere conto del proprio operato a Dio le cui regole valgono per tutti a cominciare dal sovrano che le riceve già costituite senza poterle modificare.
I liberali si prefiggono uno stato in cui regni la libertà assoluta, senza vincoli e né comandamenti. Una libertà, sia ben chiaro, che non potrebbe essere amministrata da tutti, altrimenti regnerebbe il caos. E così, i pochi liberali che incarnano lo stato pedagogo e che decidono anche per gli altri in base ai propri convincimenti se ne fanno portavoce e depositari.
Questo comporta che i loro convincimenti debbano essere immediatamente tradotti in legge, perché sicuramente buoni. Sicuramente buoni, perché nati per l’interesse sovrano dello stato. I liberali danno per scontato che tra i loro interessi e quelli dello stato ci sia perfetta corrispondenza…
Le conseguenze di questo modo di intendere e governare lo stato si sono manifestate in questo secolo con le esperienze comunista, fascista e nazista. Riteniamo che il totalitarismo inerente a questa liberale concezione sia molto peggio dell’assolutismo di stampo monarchico.
Angela Pellicciari.
fonte