Alta Terra di Lavoro

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LE FINANZE NAPOLETANE E LE FINANZE PIEMONTESI Dal 1848 al 1860 DEL BARONE G. SAVARESE-seconda edizione

Posted by on Mag 31, 2023

LE FINANZE NAPOLETANE E LE FINANZE PIEMONTESI Dal 1848 al 1860 DEL BARONE G. SAVARESE-seconda edizione

Il signor Vittorio Sacchi, che ha diretto la nostra finanza dal 1 aprile al 31 ottobre 1861, pubblicò sul finire di novembre di quello stesso anno un suo rendiconto, che fu accolto con molto favore.

E meritamente; perché tra i moltissimi che qui son venuti di fuori a governarci, il Sacchi è stato il solo che non ci ha detto villanie; anzi è stato il solo che non ha sdegnato di studiare il meccanismo del nostro sistema finanziario, e che ha portato sul personale di quel dicastero un giudizio serio ed imparziale.

Egli non ha temuto, in pieno 1861, lodare il sistema della percezione fondiaria in uso tra noi; l’ordinamento della nostra Tesoreria e dei nostri antichissimi banchi. E parlando dei nostri impiegati ha conchiuso; «che nei diversi rami dell’amministrazione delle finanze napoletane si trovavano tali



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Il cavallo, simbolo di Napoli: ecco dov’era

Posted by on Mag 31, 2023

Il cavallo, simbolo di Napoli: ecco dov’era

I racconti secolari dicono che nel cuore di Napoli, là dove oggi sorge l’obelisco a San Gennaro, l’attuale piazza Sisto Riario Sforza, sfogo della porta laterale del Duomo, c’era un grande cavallo di bronzo da cui nacque il simbolo di Napoli (e del Napoli). Era il Corsiero del Sole, posto su un piedistallo marmoreo, che dal secolo XIII identifica l’indomito e fiero popolo partenopeo. A quel tempo, in quel luogo, si affacciavano le primissime cattedrali cittadine, la Stefania e quella di Santa Restituita, quest’ultima ancora esistente e inglobata nel Duomo stesso.

La storia è leggendaria e risale alla conquista della città, nel 1253, da parte di Corrado IV di Hohenstaufen, figlio di Federico II. I napoletani si opposero strenuamente trincerandosi dentro le mura e lo Svevo dovette aprirsi un varco sotterraneo. Entrò, vinse e volle dimostrare di aver domato il popolo di Napoli facendo mettere un morso in bocca alla statua del Corsiero del Sole, venerato in nome del culto di Virgilio, che di Napoli era considerato protettore.

Il manufatto fu poi fuso nel 1322 per farne una campana per il nuovo Duomo. Volontà dell’allora Arcivescovo, che volle cancellare ogni credenza verso quella statua, ritenuta dai napoletani capace di guarire i cavalli malati.

Sparì il grande Corsiero di bronzo ma il cavallo rimase il simbolo della Città, raffigurato in versione rampante, assai sfrenata e indomita, come il popolo napoletano.

Angelo Forgione

fonte

https://angeloforgione.com/page/2/

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