Pubblichiamo l’intervento di Roberto Gremmo al convegno di Biassono su Manzoni.
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Ringrazio l’Associazione Oneto, la Fara e Nuova Costituente per avermi invitato a questo convegno che pone al centro delle vicende risorgimentali un fenomeno colpevolmente ignorato dalla storiografia ufficiale: l’alieazione forzata dell’identità culturale dei Popoli della Penisola, omologati da un’implacabile italianizzazione.
Il convegno organizzato per sabato prossimo a Biassono dall’Associazione Oneto, dalla Fara e da Nuova Costituente prende spunto dall’autocolonizzazione del “sor Lissander” ma, credo per la prima volta in un incontro di storia, analizza ed esamina uno degli aspetti più sordidi del Risorgimento: l’italianizzazione.
Fu uno degli aspetti meno conosciuti ma fondamentali della forsennata e violenta battaglia combattuta (e purtroppo vinta) dai nazionalisti tricolori per distruggere le identità linguistiche e culturali dei vari Popoli che al rombo del cannone diventavano sudditi del nuovo Stato unitario.
Fu fatto di tutto: mettere al bando i dialetti, unica vera lingua del popolo; si creo’ una scuola che educava al mito fasullo della patria dei colli fatali; venne imposta la leva obbligatoria per preparare i contadini a nuove carneficine; nacque una burocrazia ottusa e, soprattutto, ci fu una pulizia etnica strisciante delle identità profonde delle diverse Nazioni che pian piano finivano “schiave di Roma”, già prima che la città eterna fosse rubata al Papa.
Il convegno analizzerà il ruolo nefasto degli intellettuali di regime; denuncerà il loro ruolo di mosche cocchiere ben pagate nel creare il mito della “bell’Italia amate sponde” e cercherà di ricordare la resistenza tenace del mondo contadino alla violenta imposizione di un potere militarista che, con la banda in testa e la pistola alla fondina, distruggeva implacabile il buon mondo antico.
Esiste una letteratura propriamente massonica? Sarà Giulia Delogu ad affrontare questo tema durante la conferenza “Di virtù lira sonante. Poesia e massoneria in Italia tra Sette e Ottocento”, curata da Elvio Guagnini per il Circolo della cultura e delle arti (alle 17, alla sala conferenze della Biblioteca Statale Crise di largo Papa Giovanni XXIII).
Alzi la mano chi di voi, in questo persistente e duro periodo di “arresti domiciliari”, non è andato indietro con la mente ai tempi lontani, belli e spensierati del Liceo, quando l’unica preoccupazione era quella di uscire incolumi dalle interrogazioni che incombevano come una lama affilata sulla nostra testa di inguaribili scavezzacolli.