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Angelo Manna e Andrea Finocchiaro Aprile, due Padri delle due diverse Nazioni italiane

Posted by on Ago 15, 2022

Angelo Manna e Andrea Finocchiaro Aprile, due Padri delle due diverse Nazioni italiane

Il sacrifico di salvezza della Patria con la condivisione degli ideali vicini alle esigenze del popolo di appartenenza può essere un metodo adeguato che uno o più movimenti di liberazione nazionale, fondato per la difesa dei diritti esistenti del popolo o per la dichiarazione dell’indipendenza, potranno esercitare per evitare al meglio la presa di potere da parte di un qualsiasi gruppo politico per motivi personali o ideologici.

Purtroppo durante le guerre d’indipendenza è successo tante volte che un movimento politico di diversa ideologia prende il potere e cerca di mantenerlo con l’imposizione dell’unica ideologia, rischiando di precipitare la Nazione in una vera e propria guerra civile per poi sporcare la propria coscienza, per sua insaputa o per volontà di un altro movimento finanziato e controllato da uno Stato vicino all’influenza occidentale o orientale, come gli USA. Oltre a questo fatto, un individuo divenuto un padre della Nazione per aver dato al suo popolo i reali benefici, nella speranza di aver superato i suoi problemi, ha il diritto di essere un soggetto infallibile e più amato del suo popolo? Ecco per tale motivo che spuntano le correnti revisioniste per contribuire alla messa in atto di molte verità mai discusse da uno Stato sui libri di storia e sui programmi televisivi. O revisionista o credente della storia nazionale, nessuno è nato perfetto perché nella vita tutti sbagliamo e non possiamo autodefinirci come infallibili perché sarebbe più facile a offendere il suo popolo dopo che in precedenza lo ha sostenuto nelle rivoluzioni o nelle guerre d’indipendenza, dovendo moralmente a riconoscere gli errori. Compiendo questo gesto di coscienza si arriva con il dovere di fare il bene per i prossimi e per i nemici, come cita l’articolo 1 dei Doveri Generali dello Statuto di San Leucio volendo aggiungere questa frase contenente nello stesso articolo: “Questo sovrano precetto di Dio è fondato sopra quella perfetta uguaglianza, che gli piacque stabilire tra gli uomini.” Se nella Nazione Napolitana i sovrani borbonici hanno avuto pietà per il popolo vittima del terrorismo risorgimentale fomentato dalle forze agrarie e baronali e per alcuni politici complici delle congiure liberal-repubblicane, molti popoli continentali hanno avuto momenti di umanità? Si, li hanno avuti ma di fatto solo pochi, perché nella prima fase post-coloniale e post-dittatoriale i certi “padri della Nazione” non sono riusciti a offrire una sufficiente stabilità al loro popolo che voleva sperare di vivere nella pace e nella tutela statale. Purtroppo tale sogno non si è avverato per colpa di chi si divertiva a esportare la sua propaganda ideologica per affermare la sua autorità personale su tutta la Nazione con il desiderio di sottomettere il suo popolo anziché proteggerlo. Nella vita dei padri della loro Nazione ci possono essere momenti in cui essi hanno commesso sia gesti carità sia gli errori non graditi dal loro popolo, come pure esso li commette all’interno della sua società di appartenenza. Il coraggio non costa assai e non è nemmeno un premio a chi ha la voglia di rispettare il suo popolo dopo che prima lo aveva maltrattato con modi dispregiativi, però può rappresentare un assoluto rispetto verso la causa ideale che il popolo la sostiene da tempo e fin dalle sue origini.

In questo articolo vorrei mettere in discussione due personaggi politici di diverse idee ma che hanno vissuto momenti di difficoltà a metterle in atto per combattere uno Stato che negava e limitava tutti i diritti dei loro popoli, entrambi colonizzati grazie ad una ideologia dominante sostenuta dalla élite politica: il razzismo unitario. Un fenomeno ingiusto, inconciliabile con le tradizioni morali dei popoli conviventi e indubbiamente totalitario per imporre la dittatura su un popolo con la minaccia di diventarlo una minoranza a tutti gli effetti. Questi due personaggi presero cura il proprio popolo e, con la realizzazione dell’ideale d’indipendenza e di rivendicazione dei diritti esistenti, divennero i veri padri della Nazione di appartenenza, messi all’oscurità informatica da parte dei media filo-padani. Questi due personaggi hanno un nome e cognome: Angelo Manna e Andrea Finocchiaro Aprile. Manna fu un politico prima iscritto nel MSI del falso nazionalismo e poi divenuto indipendente, avvicinandosi alla causa meridionalista che lo spinge a impegnarsi alla ricerca delle verità sul Risorgimento oscurate dal regime coloniale segregazionista, decidendo di creare un nuovo partito napolitano ma a breve vita. Finocchiaro Aprile era un’esponente spicco della dottrina liberale, nonostante fosse un massone ma assunse ruoli istituzionali fino alla rinuncia della fede verso l’Italia padana per battersi alla difesa della sua terra mediante la realizzazione dell’antica indipendenza tolta nel 1816 dal re Ferdinando I per combattere il baronaggio che teneva l’isola in ostaggio per motivi personali. Se i napolitani e i siciliani sapessero che hanno avuto i propri padri della Nazione, la storiografia ufficiale avrebbe imposto subito la censura anche con l’aiuto degli istituti di istruzione di diverso grado e dello Stato coloniale. Come i Borbone considerano i beni sottoposti agli usi civici come diritti inalienabili, allora lo può essere il diritto alla verità. Quanto bisogna fidarsi sul governo “italiano”? Niente di niente. Eppure si può notare che la repressione è uno dei metodi di sicurezza pubblica applicata dalla “fraterna” Itaglia. Però è necessario che un popolo abbia il diritto, la libertà e il dovere di informarsi su tutti i fatti oscurati in tal modo che esso sia rispettato e ascoltato dal suo Stato. Andiamo a conoscere chi sono e chi furono Angelo Manna e Andrea Finocchiaro Aprile. Angelo Manna nacque ad Acerra, nella provincia di Napoli, nel 1935 da una famiglia modesta composta da un padre direttore della Banca di Napoli e da una madre casalinga. Dopo aver studiato e che si laureò a Napoli, nel 1960 viene assunto dal padano Giovanni Ansaldo, direttore de  “Il Mattino”, come inviato speciale dei fatti, dello sport, dello spettacolo e delle iniziative culturali. In particolare si dedicò alla pubblicazione dell’articolo “Ferdinando Russo, poeta e giornalista” per onorare il poeta napolitano di Napoli che si dedicò a commemorare il passato morale delle Due Sicilie e a maledire il terrore dell’Italia padana. Indubbiamente questo articolo di giornale gli causerà un primo avvicinamento all’identità napolitana e ai suoi ideali territoriali, ma non basterà per Manna per il fatto che egli non solo si dedicò alla vita da giornalista ma anche alla politica. Nel 1983 si fa eleggere come candidato indipendente nella lista del MSI (Movimento Sociale Italiano) della destra filo-padana. Nei confronti del citato partito politico egli non si interessò alle proposte perditempo di Almirante e di altri “camerati”, non dimenticando la sua volontà di rimanere attaccato alla sua terra e di sostenerla, pur subendo le proprie critiche sia dal Parlamento sia dal MSI stesso. Infatti Manna, per valorizzare la Nazione Napolitana ancora depredata e soggetta di un forte colonialismo da parte dello Stato italiano e della Mafia, propose l’insegnamento obbligatorio della lingua napoletana nelle scuole pubbliche, l’affidamento degli appalti alle imprese napolitane, l’istituzione di un nuovo Ente di tutela regionale e il riconoscimento della canzone “ ’O Sole mio ” come bene popolare. Inoltre il 4 marzo 1991 Manna consigliò al Ministro della Difesa, rappresentato dal sottosegretario Clemente Mastella, di togliere il segreto di stato per pubblicare i documenti storici contenti su tutti i crimini commessi dall’esercito coloniale piemontese nei confronti del popolo napolitano durante la rivolta del 1860-70. Quando i razzisti unitari, compresi quelli del MSI, capirono che tale protesta non era tollerabile nei confronti del sistema segregazionista e delle leggi dello Stato filo-padano, successivamente lo isolarono per dispetto ma Manna non esitò ad abbandonare il MSI con la libera decisione della fondazione del suo nuovo partito che fu il primo a emergere nella storia della Napolitania: il Fronte del Sud. Il nome fu scelto da Manna e viene fondato nel 1991 ma ebbe pochi sostenitori visto la sottomissione della maggior parte dei napolitani all’influenza del razzismo unitario fomentato dai partiti filo-padani. Il Fronte del Sud di Manna è la risposta alla sciovinista Lega di Bossi che voleva staccare la Padania dall’Italia, trasmettendo al suo popolo sentimenti di odio e di suprematismo etnico nei confronti degli immigranti e dei emigranti napolitani e siciliani………continua

Antonino Russo

3 Comments

  1. Vi ringrazio delle correzioni consigliate 😉

  2. Signor Russo, abbia la compiacenza di essere onesto nel suo dire:Angelo Manna fu un missino coerente e meridionalista così come lo furono gli altri missino : Silvio Vitale, Gabriele Fergola , Pietro Golia , tutti di Napoli e Meola di Salerno

  3. Il signor Russo ha fatto un po’(anzi, molta) confusione:
    Innanzitutto non fu PRIMA iscritto al MSI e POI si avvicinò alla causa meridionalista…
    E’ esattamente il contrario: Angelo Manna teneva una rubrica di Storia Patria che ebbe molto successo sul neonato CANALE 21, “Il Tormentone”, grazie al quale ottenne un’enorme popolarità. Popolarità che lo portò ad ottenere un larghissimo successo elettorale nel 1983, sfiorando le 100.000 preferenze.

    Nonostante “le critiche del Parlamento e dello stesso MSI”, nel 1988 subentrò – primo dei non eletti – al “perditempo” Almirante e rimase deputato fino al 1992. Fondò, quindi, il Fronte del Sud quando militava ancora con un altro partito?

    Infine, il padre lavorava al Banco di Napoli e non alla Banca di Napoli

    Grazie per l’attenzione.

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