Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Plinio il Vecchio morì nell’ottobre del 79 d.C. sulla spiaggia di Villa Sora a Torre del Greco

Posted by on Nov 12, 2024

Plinio il Vecchio morì nell’ottobre del 79 d.C. sulla spiaggia di Villa Sora a Torre del Greco

Un misterioso, momento della storia eruttiva del Vesuvio, che vede come protagonista il grande autore della Naturalis Historia, perdere la vita nei pressi del Ponte di Rivieccio.

Ma quante storie ancora, si devono raccontare sulle vicende legate alle missive che Plinio il Giovane indirizza a Tacito?

Le due epistole raccontano bugie, a mio avviso e se proprio vogliamo dirla tutta, tessono in una narrazione poetico romantica, la morte di un uomo, durante la devastante eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Esame dello scenario; esame del testo; conclusioni e considerazioni.

In quell’ottobre del 79 d.C. il Vesuvio, intorno alle ore della notte, si trova in una fase parossistica, che disegna uno scenario apocalittico. Non mi dilungo sugli aspetti geologici e squisitamente vulcanologici, ma mi limito solo ad accennarli. Terremoti ovunque. Su tutto il territorio vesuviano e fino a Napoli, in un raggio di oltre 40 chilometri è direttamente interessato dallo spaventoso evento. Fenomeni di bradisismo. Esplosioni dal cratere e pioggia di pomici, lapilli, ceneri e bombe vulcaniche anche di dimensioni considerevoli (tonnellate). La cima del vulcano viene letteralmente divelta, la montagna decapitata e polverizzata nell’atmosfera. Produzione di gas venefici, irritanti, mortali. Produzione di flussi piroclastici e lahar che si dirigevano verso le coste. Il sole oscurato dalla immensa nube che prenderà proprio il nome di “pliniana”. Mi soffermo solo brevemente sul dire che l’estensione dei fenomeni vulcanologici, fu talmente vasta che la vicina villa marittima di Positano, posta sul lato opposto della Penisola Sorrentina venne toccata e distrutta. Le ceneri di quell’eruzione si sparsero ovunque, sospinte dai venti di quota e copiose tracce le ritroviamo nella grotta preistorica di Franchthi Kilada, in Peloponneso. E più oltre a Istanbul. Un paesaggio infernale, un momento della vita del Vesuvio, che è stato descritto come apocalittico e inimmaginabile.

Ed in questo contesto ambientale, dove la natura stava esprimendo tutta la sua potenza devastante, Plinio il Vecchio scende a Stabia, va a cena dall’amico Pomponiano e poi se ne va anche a ripostare. Tutto ciò mentre la terra è letteralmente squassata, spaccata e dove era impossibile la respirazione? Poi cosa fa il nostro eroe, prende un cuscino, lo mette in testa per ripararsi e va verso la sua imbarcazione per tornarsene a Miseno, giusto in tempo per l’aperitivo?

Questa è una storia che non sta in piedi. Questo è il racconto di un impostore: Plinio il Giovane.

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I Riti rurali nell’Antica Ercolano

Posted by on Nov 9, 2024

I Riti rurali nell’Antica Ercolano

A Roma, le feste in onore di Cerere/Demetra si tenevano tra il 12 e il 19 aprile, periodo durante il quale arrivavano sacerdotesse da varie città, e da centri  legati al culto. Le celebrazioni coinvolgevano processioni, sacrifici e danze, in un rito di cui fanno parte anche le cerimonie eleusine. Queste ultime prevedevano la traslazione di oggetti sacri da Eleusi ad Atene, il corteo degli iniziati e degli efebi e una processione notturna che rievocava la ricerca di Proserpina da parte di Cerere.

Il quinto giorno era particolarmente simbolico: i partecipanti camminavano tutta la notte, rappresentando la ricerca della dea per sua figlia, rapita da Plutone. Il sesto giorno, invece, si trasportava la statua di Iacco, rappresentato come un giovane coronato di mirto con una fiaccola, simbolo di luce e rinascita, accompagnata da danze e grida di gioia.
Un altro culto minore, quello di Rusina, si inseriva nel panorama religioso romano connesso a Demetra/Cerere. Rusina era una dea della campagna e dei campi coltivati, protettrice della rus, la terra coltivata.

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I Riti rurali nell’Antica Ercolano – VesuviowebVesuvioweb

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Gli Etruschi? Altro che settentrionali. Erano meridionali. Anzi turchi (di Michele Eugenio Di Carlo)

Posted by on Nov 4, 2024

Gli Etruschi? Altro che settentrionali. Erano meridionali. Anzi turchi (di Michele Eugenio Di Carlo)

La questione meridionale ha radici remote, e profonde. Un ulteriore conferma giunge dalla pubblicazione recente di un saggio che guarda al problema da una prospettiva originale e con un approccio multidisciplinare. Leggete con attenzione la bella ed esaustiva recensione di Michele Eugenio Di Carlo per capire come la questione meridionale sia non soltanto antica, ma anche attualissima. (g.i.)

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Un castello-corona per Monte Trocchio di Maurizio Zambardi

Posted by on Ott 30, 2024

Un castello-corona per Monte Trocchio di Maurizio Zambardi

Superato il valico di Colle Altare, una sella tra Monte Rotondo e Monte Lungo, la Casilina — l’antico asse viario che collega Capua (l’antica Casilinum) a Roma — punta dritto verso Cassino, ma, a un certo punto, è costretta a deviare il percorso a causa del Monte Trocchio che ne sbarra con la sua mole l’allineamento. Qui l’importante arteria stradale, per aggirare l’ostacolo, è costretta a serpeggiare ai piedi del monte per poi puntare di nuovo dritto alla città posta all’ombra di quel monastero che è stato per secoli il faro della cultura occidentale: l’Abbazia di Montecassino.

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Il castello del Carmine, un antico maniero di Napoli

Posted by on Set 30, 2024

Il castello del Carmine, un antico maniero di Napoli

Il castello del Carmine o Sperone era una fortezza della città di Napoli, nel quartiere Mercato, collocabile tra piazza del Carmine, via Marina e corso Garibaldi.

Di questo che fu un maestoso castello, oggi si conservano solo due torri, che versano in stato di forte degrado, e fungono da rifugio per senzatetto e tossicodipendenti e sono ricettacolo di rifiuti.

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