Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (X)

Posted by on Nov 29, 2023

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (X)
Sommario cronologico della guerra civile nel corso dell’anno 1862

Mese di gennaio.

A dì 2. Attacco nel tenimento di Sora fra truppe piemontesi ed una banda di reazionarii: è preso fra questi un Domenico Ferri ed è fucilato a Sora.

Dal 1 al 3. Attacchi a Trentinara (Abruzzi) è preso e fucilato Daniele Cicchetti, ritenuto come capo-banda. – Da Basilicata giungono notizie di piccoli scontri fra truppe, e briganti (seguiamo in questo vocabolo il linguaggio officiale): Quelli che infestavano l’agro di Palo (Salerno) furono disfatti, lasciando sei morti, le 17 prigionieri. Si ha da Nola, che nella settimana se né sono presentati più di 69 della banda Cipriani;

A di 4. Sotto il comune di Auletta (confine tra le due province di Salerno e di Basilicata) lungo ed accanito combattimento sostengono i reazionarii ivi riunitisi: la truppa piemontese soffre varie perdite, ma uccide 26 de’ primi e mette in fuga gli altri – fa 18 prigionieri. 159 A di 5. Il giornale officiale di Napoli annunzia oggi, che il comando militane di Capitanata avendo spedito in perlustrazione un forte pelottone di cavalleria (Lancieri) comandato dal conte Fossati è stato quasi tutta ucciso in una imboscata tesagli da una comitiva di 200 irriganti presso al ponte della Sassela poco lungi dalla città di Foggia.

Si annunzia nell’odierno giornale il Popolo d’Italia,, un altro scontro presso il comune di Rotello (provincia di Molise) de’ briganti con i cavalleggeri di Montebello; – morti 16 de’ primi e 5 de’ secondi: ed un combattimento presso S. Severo Puglia durato una intera giornata tra truppe regolari, e grosse bande reazionarie armate, senza decisivo risultamento, e con molte vittime da ambo le parti.

A dì 6. Si ha da Catanzaro (Calabria) essere stata distrutta, ed uccisa in un attacco la banda di. Carbone, composta di sei individui.

A Castellammare in Sicilia si procede militarmente per il grave avvenimento (riferito pagina 35), le cui conseguenze confermano i caratteri, di una guerra civile.

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Indirizzo della guardia nazionale di Napoli espresso per organo del suo comandante Tupputi, felicitando quella del piccolo comune di Pietragalla in Basilicata. per la valorosi difesa sostenuta testé contro i briganti.

Da’ 7 a’ 16. Attacco in Ripacandida; (distretto di Melfi) nel cui bosco è ucciso il capo-banda Michele. de Biase – l’altro capo-banda Andrea de Masi, detto il Miseria, presso Benevento, con cinque compagni, si arrendono, al capitano Capanna del 18. bersaglieri; – due altri di essi sostengono il fuoco con la guardia nazionale ed i carabinieri di Colle, nella stessa provincia, e sono fucilati. – La guardia nazionale riunita de’ comuni di Calabritto e Senerchia (provincia di Avellino) dopo un conflitto con i briganti di Oliveto, ne resta dodici, tra i quali 4 feriti. – Ad Angellara (provincia di Salerno) vi è attacco fra la truppa, e sette briganti, due de’ quali rimangono uccisi, gli altri fuggono. 160

– Nel fare una perlustrazione in una grotta presso Lago Pesole (Basificata) si rinviene una spagnuolo, che si annunzia pel maggiore Agostino Capdivilla: si dice che abbia seco carte rilevanti.

Da’ 17 al 33. Da telegrammi officiali si ha che una banda di 150 reazionarii a cavallo, presso il fiume Fortone (linea di confine tra le Puglie, e la provincia di Campobasso) attacca una compagnia di truppa piemontese ivi appiattata, la quale si difende valorosamente alla baionetta, ed obbliga gli assalitori a fuggire, lasciando sei morti sul terreno: i fuggitivi s’incontrano con altre due compagnie di truppa che cagionano loro altre perdite. – De’ soldati un solo morto!

Altro attacco nella masseria Lauria, tenimento di Serracapriola (Capitanata): dove il maggiore Sommasi, col suo battaglione piemontese attacca 100 briganti a cavalla, e dopo aspro conflitto, ne uccide dodici, e mette in fuga gli altri.

Da’ 24 a’ 31. Nel vasto bosco Petacoiato (che si estende da setto Larino in Molise fin presso Vasto, Abruzzo) scorrazza una forte banda di reazionarii. La truppa muove contro di essa, e la fa fuggire nel contiguo bosco Ramitelli, presso Termoli. La guardia nazionale mobile in Molise attacca e disperde la banda reazionaria comandata da Nicola d’Alessandro ferendone ed uccidendone parecchi.

Altro telegramma officiale annunzia che in S. Severo di Puglia sono carcerati 56 reazionarii presentatisi, e molte persone loro conniventi. – Ciò non di meno la stampa esclama esser quivi imperversante più ohe mai la reazione, e vigoroaissima, non ostante le energiche persecuzioni date dalla truppa alle varie bande, le frequenti fucilazioni, gli arresti, e le nevi invernali, che non impediscono le ardite razzie; cosicché il prefetto di Napoli generale Lamarmora si è visto nella necessità di chiedere rinforzi di altre truppe al governo di Torino. – Al quale come se fossero pochi i gravi imbarazzi del brigantaggio, si aggiungono i maneggi a favore del principe Murat, annunziando la Patria del 13 di questo mese (giornale liberale di Napoli) 161 «di essere, stato arrestato Gaetano de Peppo, facoltoso possidente della Puglia, attivo agente in questa impresa e detentore di varie lettere convergenti allo scopo». Mese di febbraio.

A’ 2. In Lesina (Capitanata) sono sorpresi e fucilati due reazionarii feriti celati in un pagliaio.

A’ 3. Riunite varie guardie nazionali de’ comuni della provincia di Campobasso si attaccano con una banda di reazionarii a cavallo, che riesce a rinselvarsi nel bosco S. Agata, al confine verso le Puglie, lasciando 34 cavalli, e varii oggetti.

Da per tutto ingrossano le bande. – Presso Mola, nel distretto di Gaeta, è rinvenuto il teschio del sindaco Francesco Spina ohe dopo essere stato pel passato un devoto del cessato governo si mostrava ora caldo partigiano dei piemontesi.

«I posti avanzati d volontarii borbonici (dice un giornale napoletano di questa data) si concentrano nel bosco Monticchio presso Melfi, giungono sino a Toppo di Scilla, e son comandate da Coppo; altre bande sono a cavallo. – Ardite manovre compie nel Cilento la banda comandata a dal giovane Giuseppe Tardio, che in varii piccoli comuni, senza arrecar danno ad alcuno, ha ristabilito, fra le popolari acclamazioni, le statue, ed il governo del re Francesco II. – Nella provincia di Molise i reazionarii armati si sono impadroniti di 16 carriaggi appartenenti al governo. – Nel mezzo del mercato di Caserta ì popolani sfogano l’animo loro con evviva al re Francesco II. Dalla Sicilia notizie oltremodo gravi: per gli angoli dell strade leggonsi affissi i cartelli eccitanti il popolo alla rivolta: una catastrofe sembra imminente».

Nella notte de’ 4 a’ 5. presso Bovino una banda arresta due uffìziali piemontesi, che viaggiano nella messaggeria diretta a Napoli e seco conducendoli, ne fa ignorare il destino. 162 – Nella città di Reggio (Calabria) il governo allarmato fa eseguire molti arresti, per la scoverta d’un complotto legittimista.

Una nuova squadriglia di 30 briganti si presenta in Basilicata, ed aggredisce una borgata presso Castelvetere. – Un’ altra banda di 12 è sorpresa quivi nelle capanne in tenimento di Muro; e tre soli riescono a fuggire: gli altri nove son fatti prigionieri.

Dal 6 al 26. Una comitiva di circa cento soldati borbonici sbandati, comandati da Cipriano La Gala scorre per la provincia di Terra di Lavoro, e s’innoltra quasi a vista di Napoli, impegnandosi in conflitto con la truppa.

Un’altra banda dello stesso numero, a piedi e a cavallo (credonsi quelli comandati da Croce) proveniente dalla Basilicata, è venuta a rinforzare la reazione nella provincia di Bari.

Notte de’ 27. Attacco tra una banda di 20 reazionari! con le guardie nazionali del villaggio S. Felice, presso la masseria Castagneto, tenimento dì Pietravairano (distretto di Caserta) i primi, secondo la loro strategica, si sparpagliano dopo una breve zuffa.

Sera de’ 28. Scoppia, una bomba avanti al real teatro S. Carlo in Napoli.

Nel corso di questo mese le mura di Napoli sono spesso coverte di affissi, su cui si legge alternativamente «Viva Francesco II – Viva Mazzini – Abbasso il Piemonte – Morte a’ piemontesi».

Il Moniteur, e la Patrie de’ 20 febbraio riferiscono: «una nuova manifestazione in senso mazziniano avrebbe avuto luogo in Napoli: da lungo tempo la città non si è trovata in una simile agitazione: i muri sono coperti di cartelloni, su cui si può leggere a mano a mano Viva Francesco II – Viva Mazzini! La gente si accapiglia nelle vie in mezzo ad una confusione, a traverso la quale il governo pena immensamente a far sentire la sua autorità». 163 Mese di marzo.

A’ 2. Il luogotenente Gianinì, e il sergente foriere Verdura della guardia nazionale di S. Giorgio la Molara (Avellino) sono aggrediti da tre reazionari nella strada che mena da Arpaia a Montesarchio.

A’ 4. In vicinanza del Bradano (fiume che divide la Basilicata dalla Puglia) una banda di reazionarii impegna un vivo combattimento con la truppa, che vi perde un caporale un soldato uccisi, e sei feriti; de’ primi si dicono 26 uccisi, e varii feriti, con la perdita di quattro cavalli bene bardati.

Da’ 4 a’ 7. La banda reazionaria di Crocco attacca nel bosco S. Tito (Puglia) una compagnia del 50 reggimento di linea, e vi perde 25 individui, come dice il telegramma riportata dal giornale officioso il Nazionale di Napoli che non parla della perdita de’ soldati.

Da Pescolanciano (provincia di Campobasso) si ha che nel bosco Collemelucci si annida una mano di briganti a cavallo, protettavi dalla estensione del bosco, che sfida qualunque assalto di forze militari.

In Palma (distretto di Nola) si organizzano varie piccole bande reazionarie. Nel prossimo tenimento di Avella scorrazza il nucleo di quella comandata dal cosiddetto Zappatore. Su’ monti di Sarno, e Siano (Salerno) è riapparso con una quindicina di uomini il capo-banda Gavino. – Una comitiva di circa 100 reazionarii, fra cui si notano due donne, tiene in agitazione la provincia di Bari. – Precisamente a’ 7 di questo mese la squadriglia di guardie mobili dì S. Severo (Puglia) riesce a catturare due reazionarii, che nel domani sono passati per le armi.

A dì 8. Scoppia una bomba nella piazza S. Brigida, punto il più popolato di Napoli; – e la folla se ne scuote; ma siegue una dimostrazione a’ gridi di «Viva Italia, e Garibaldi». 164

A di 11. Il giornale ufficiale di Napoli riporta il seguente telegramma: – «Truppe del 49 reggimento inseguono i briganti del Gargano (il più alto moine delle Puglie) e presso ‘ it comune di S. Marco in Lamis cinque briganti presi con le armi alla mano sono fucilati, tra i quali il nominato Vardella, uno de’ capi. – Vengono presi Cavalli, munizioni e ed altri oggetti».

Da’ 12 a’ 14. Dalla Gazzetta del Popolo di Torino si ha: «Nel mattino de’ 12 corrente circa 500 individui vestiti da guardie nazionali si sono presentati armati nella città di Foggia (Puglia) avanti alla caserma de’ reali carabinieri, gridando – Morte a’ piemontesi, abbasso i carabinieri. – Già erano su le mosse di far fuoco, quando quel comandante di piazza signor Materazzo, e il capitano Antonio Cuneddu si sono slanciati con impeto contro i tumultuanti, e tanto hanno fatto, che hanno ritardato l’assalto di que’ forsennati, fino a che giunta la truppa regolare sul luogo, li ha dispersi, dopo averne arrestati parecchi, tra i quali il capo di quella banda».

Di Maggior importanza è il tragico avvenimento contemporaneo nella campagna dì Corato (popoloso comune di Terra di Bari) di cui sessanta guardie nazionali uscite in perlustrazione, sono interamente uccise in un attacco contro una banda di circa dugento reazionari!.

A’ 15. Presso Lacedonia (provincia di Avellino) i reazionarii uccidono un distaccamento di guardie di pubblica sicurezza: la truppa egee dal paese la banda ripiega so Biccari (Puglia) e non avviene scontro.

Da’ 16 a’ 20. In tenimento di Avella (distretto di Nola) contrada Monte Corvo vi è conflitto tra i piemontesi, che hanno due morti e quattro feriti, ed una banda di 150 reazionarii, tre de’ quali son fatti prigionieri, e fucilati all’istante: si assicura che uno di questi sia lombardo o modenese, uffiziale testé disertato dalle file sarde per congiungersi con i briganti. 165 Telegrammi annunziano, che la reazione ingigantisce nelle Puglie, percorse in lungo ed in largo da piccole guerriglie composte per lo più di soldati dell’antico esercito delle due Sicilie, da’ 50 a’ 150 uomini, quasi tutte a cavallo, comandate da capi soprannominati lo Zambro, Parise Pirozzi, Schiavone, Peluso, il Turco, Crocco e dicesi finanche esservi altre due bande comandate da due ardite donne. Le truppe piemontesi escono dalle varie città delle Puglie in continue esplorazioni e sono stanche d’una guerra, a cui non sono avvezze; d’onde le frequenti diserzioni. – Di fatti, in una banda, che sorprende quattro vetture di viaggiatori nel Vallo di Bovino vengono ravvisati tra i suoi componenti 7 o 8, tuttora vestiti con la divisa del 6. reggimento di linea piemontese. – Verso la catena de’ monti di Puglia, denominati le Murge, avviene uno scontro tra.400 piemontesi con guardie nazionali in loro sussidio, ed una banda di 200 briganti, i quali mercé una imboscata fanno risentire gravi perdite a’ primi, che se ne vendicano indi a poco fucilando varii contadini, accusati come conniventi de’ briganti. – A questi però le popolazioni in generale si mostrano in Puglia molto favorevoli. – Si parla di un altro attacco in tenimento di Minervino (Puglia) dove le truppe avrebbero dovuto ritirarsi con perdite. Contemporaneamente nel giorno 17 avvengono altri due scontri, l’uno a s. Giorgio (Avellino) tra piemontesi con guardie nazionali da una parte, delle quali, molte restano morte, e ferite, – e d’altra parte i briganti che dopo, un vivo fuoco, vi perdono un solo uomo e si salvano con la fuga: un uomo però ritenuto per loro spia è preso, e fucilato: – l’altro scontro è ne’ monti della Rocca presso Nola tra la banda dello Zappatore con sette uomini, e varie guardie nazionali de’ con vicini paesi: 3 de’ briganti vengono presi, e fucilati per ordine dell’uffiziale piemontese, che ivi comanda.

E nello stesso giorno 17, mentre un distaccamento di truppe si reca in Benevento, è aggredito da’ briganti, che fanno soffrire gravi perdite a’ soldati, e fatto prigioniero il comandante a cavallo, seco loro la traggono ne’ monti.. 166 – Su’ vasti versanti del Matese, uno degli atti monti Appennini, nel mezzo tra la provincia di Terra di Lavoro, e quella di Campobasso, si aggirano anche numerose bande reazionarie e ve n’è una di 200, alla quale tuttodì si congiungono i varii contadini de’ dintorni, non ostante i feroci rigori delle Autorità politiche e militari: è quivi riposta tuttora nella mente d’ognuno la memoria de’ sanguinosi eccidii de’ paesi di Pontelandolfo, e Casalduni, le cui rovine giacciono appunto in questi. Avvengono frequenti attacchi co’ distaccamenti di truppe in perlustrazione, con perdite da ambo le parti.

A’ 21. Oltremodo tragico è l’odierno avvenimento. Il capitano Richard con un distaccamento di soldati piemontesi dell”8. reggimento di linea, si attacca presso Bovino con una banda reazionaria; e vi resta ucciso esso Capitano, e 18 soldati.

Il Pungolo di Napoli giornale del 26 marzo riporta l’ordine del giorno pubblicato nel rincontro dal colonnello Brienzi mandante del detto reggimento messo in disponibilità, forse per don aver vendicato con mezzi feroci questa dolorosa sconfitta «I provvedimenti (egli dice) che furono presi per diminuire le devastazioni e gli eccidij non sono stati stimati opportuni nelle attuali contingenze dal governo del re d’Italia, che mi ha posto in disponibilità. – Il capitana Richard, e 19 soldati, che furano assassinati combattendo contro 140 briganti fanno fede della nostra annegazione, o soldati; e fra essi quattro erano napoletani. Son felice di tributarvi questo elogio. I soldati della Italia meridionale sono degni di combattere a fianco de’ soldati di Palestro. L’animo mio gode di sapervi scevri da spirito municipale; e son certo che risponderete alle cure del nuovo Capo destinato a dirigervi».

Le corrispondenze di varii giornali asseriscono, che l’anzidetto comandante era a poca distanza dal luogo dell’eccidio con molta forza, la quale mostrava esitazione a spingersi innanzi e che lo sventurato capitano Richard, 167 seguito dal suo drappello imprudentemente si avventurava a perseguitare la biada avversaria, il cui capo Crocco simulando una ritirata, adoprava la strategica di trarli tutti in siti difficili, dove li avviluppava retrocedendo all’improvviso.

A’ 22. , Dura quasi l’intera giornata un attacco su la strada, che mena a s. Marco in Lamia, con perdite vicendevoli: la notte viene a separare i combattenti, rimanendo indeciso l’esito della lotta.

Un corpo di truppe spedito a Bisaccia (Avellino) per disperdere la forte banda che si annida nel bosco Castiglione, partendo per Calitri, d’onde deve salire sul bosco, cade in una imboscata nelle sinuosità di quegli ardui sentieri; l’attacco, durato molte ore, è terribile e sanguinoso. con perdite dalle due parti: i reazionarii sono sussidiati da non pochi malcontenti de’ vicini paesi, che prendono parte per essi contro i piemontesi.

Di fatti, nel piccolo comune di Cerva si deviene allo scioglimento della guardia nazionale, perché ligia del capo-brigante Muraca nativo del luogo

23 a 27. Per gl’infelici risuscitamenti negli attacchi tra i reazionarii, e le guardie nazionali, il Consiglio provinciale di Terra di Lavoro statuisce un fondo per le pensioni alle vedove, ed orfani di queste ultime norte ne’ conflitti (1).

La guardia nazionale di Caserta si incontra, con una comitiva, reazionaria, l’attacca, e fa 4 prigionieri: arresta altresì il brigante Pascarella, e tutti quelli di Cervino. – La guardia di s. Maria a Vioo arresta Gennaro di Lucia compagno del capo-banda Cipriano La Gala e lo fucila. (1) Le truppe, e le guardie nazionali debbono essere pur troppo stanche e svogliate a questa guerra fratricida, se ad aizzarne gli spinti accorrono i prefetti nelle province, i consigli provinciali, e da ultimo il ministero in Torino a fissare larghi compensi, promuovendo a loro incoraggiamento soscrizioni pecuniarie. Si comprende da sé, che questi cruenti premii mirano a mercare affetto per la causa piemontese che diversamente non saprebbe aver proseliti. 168 Tra Puglia, e Basilicata si congiungono le bande reazionarie di Crocco, e di Schiavone. La stampa descrive come organizzate in squadroni, ed anche con un poco di cavalleria, trombe, e tamburi, le comitive di reazionarii. Ve n’è una di circa 150 uomini ne’ monti s. Angelo, accampata regolarmente, con bandiera tricolore, trombe, e tamburi, i cui cui suoni si odono fino nell’abitato.

Non vi è giorno, in cui non accadono scontri con le bande del Gargano, che sminuzzate in piccole frazioni, si congiungono nella opportunità da superare il numero di 400.

Verso la fine del mese si veggono giungere due carri dalle Puglie carichi di vestiarii, e corredi militari; e corre voce che appartenessero a’ soldati periti quivi ne’ varii attacchi.

Nel bosco Monticchio (Basilicata) in questi giorni, i piemontesi perdono 60 uomini in un attacco con le bande.

Da’ 28 a 30. – Il capo-banda Pilone, che si aggira per le falde del Vesuvio entra con 20′ de’ suoi nel comune’ di Terzigno, presso Ottaiano, a poche miglia da Napoli, love disarma il posto di guardia nazionale, uccide un caporale, ferisce due uffiziali, e va via.

Sul confine tra Molise, ed Abruzzo esce una nuova banda di 70 uomini a cavallo. Ciò che sorprende è la imperturbabilità e pacatezza, con cui richiedono, e ricevono i viveri da’ vicini comuni, senza arrecare altre molestie.

Ne’ paesi della Puglia non recano tanto spavento ì briganti, per quanto ne infondono i proclamai di Fantoni e degli altri comandanti militari, che lo imitano.

Sovrabbondano ne’ giornali le notizie di volontari borbonici, che tuttodì nelle provincie corrono ad. ingrossare le file della reazione. – Il Popolo d’Italia de’ 30 marzo annunzia: – «Jeri l’altro le quattro bande riunite di Crocco, Schiavone, Coppa, e Caruso si trovavano a Pietratagliata. 169 Il generale Franzini comandante militare della provincia di Avellino, e de’ distretti di Nola (Terra di Lavoro); – di Melfi (Basilicata); e di Bovino (Capitanata) ha intrapreso operazioni militari contro il brigantaggio. Vedremo i risultati».

Varii attacchi accadono in questi ultimi giorni di marzo. – Uno in contrada Mezzanone presso S. Severo di Puglia fra la truppa, ed una banda di 200 uomini,che sul principio ha il sopravvento, è fa sentire gravi perdite a’ soldati; ma sopraggiunto a costoro un rinforzo di cavalleria, si dilegua. Due in contrada Vitulano (Avellino), l’uno su la montagna, dove la truppa ha a deplorare soli 8 feriti; l’altro alle sponde del fiume Calore, dove maggiori sono le perdite di questa; essendo i briganti in maggior numero, comandati dall’ardito capo Francesco Bottisani. – Presso il monte Gargano una compagnia del 49. di linea appoggiata dalla guardia ‘nazionale impegna la zuffa con varie piccole bande reazionarie, le quali avendo saputo scegliete acconce posizioni, come ben pratiche de’ luoghi, le cagionano gravi danni col fuoco di moschetteria.

Nel giorno posteriore all’anzidetto attacco la banda del Bottisani, reduce da una escursione in tenimento di Pontelandolfo, con ardita manovra sbaraglia una raccolta di guardie mobili de’ varii paesi, che si erano appostate per prenderla.

Altro scontro avviene nelle gole del Macerone tra Isernia, ed Abruzzo, e si dice con perdita delle truppe.

A’ 29 la banda di Cipriano La Gala, che scorrazza pei monti di Nola, si attacca con quella guardia nazionale, varii militi della quale rientrano feriti a Nola.

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In quella, che si aggira per le boscaglie di Montemale, presso Montecalvo, comandata da un Masiello, s’incontra un distaccamento di guardie mobili, che per la inferiorità dì forza non osa attaccarla, e si limita a tirarle da lontano qualche innocua fucilata. 170 Disgiunte le due bande di Rossi e di Cresoenzi, la 1.a resta su’ monti di Palma (distretto di Nola); l’altra passa alle montagne di Prato sopra Sarno (Salerno) dove sostiene con vantaggi due scontri co’ militi ivi stanziati.

A’ 28 la banda di Cozzolino, sopra i Camaldoli di Torre del Greco; (presso Napoli) costringe, fra Ottaiano, e Boscoreale, un distaccamento di truppe a ripiegare e correre a Napoli per rinforzo.

La voce pubblica attribuisce a’ briganti del Taburno (distretto di Caserta) di esser muniti. finanche di piccola artiglieria da montagna. – Il Sindaco di Saviano a’ 25 di questo mese alla testa delle guardie nazionali, sostiene un conflitto contro 10 briganti, e ne arresta uno, che nel dimani è fucilato: come è stato praticato ne’ precedenti giorni in persona del bandito Pasquale Strozza catturato per opera dello stesso Sindaco.

Nel distretto di Piedimonte (Terra di lavoro) vi sono le bande di Nicola della Guancia di Pietraroia -del cosiddetto Guitto, e di Mastrofilippo contro le quali non osano avventurarsi le guardie nazionali de’ vicini paesi dopo averne fatto qualche doloroso sperimento. Codeste bande ricercano i viveri da’ paesi, che pagano esattamente.

Nel. tenimento fra Altamura, e Gravina (Puglia) una forte mano di briganti attacca le truppe: dura il fuoco l’intero giorno con pari accanimento tra le due parti combattenti: le perdite sono gravi; varii i feriti, e d morti una dozzina, tra’ quali 4 de’ briganti.

Un distaccamento di guardie mobili è messo incompleta rotta presso Minervino dalla banda comandata da Orlando Fraccacreta, antico sotto-uffiziale borbonico.

A’ 31 marzo. Si ha a deplorare un altra perdita per le truppe. Bue squadroni de’ cavalleggieri di Lucca sotto gli ordini del tenente colonnello Del Monte, sussidiati da un distaccamento del 17, bersaglieri, si reca di stazione in Ascoli di Puglia. 171 Appena giunti, ed avvisati di esservi nelle vicinanze una banda reazionaria, senza troppe informarsi del numero, si spedisce contro essa un distaccamento di 50 cavalleggieri, i quali attaccato il conflitto, perdono 14 uomini, e sono costretti a ritirarsi. Mese di aprile.

Dal 1. al 4. – Il teatro delle gesta reazionarie sembra esser designato per questi giorni su la Basilicata, e le limitrofe Puglie. Frequenti e numerosi passaggi di bande armate di reazionarii veggonsi per quelle direzioni. Una di queste bande s’impegna in un combattimento con le guardie mobili di Vogliano Nuovo, che mette in fuga ne raccoglie le armi, e ne impicca due.

Calvello in Basilicata è in costernazione per la banda di Mirto, che scorrazza per quel tenimento, provocando a battaglia le guardie nazionali.

Al passo di Gualeta, comune di Montemilone (Avellino) vi è conflitto fra truppa, e briganti, con fuoco di più ore: questi ultimi si ritirano alla montagna lasciando sul terreno 5 morti, ed un ferito: la truppa ha a deplorare sette morti, ed altrettanti feriti.

Nel bosco Conversano, comune di Ceglie (Puglia) al 1 di questo mese un altro attacco fra truppa, e reazionarii dura dall’alba fino a sera, con la peggio, della prima che riceve perdite significanti.

Tra Lavello, e Cerignola (Basilicata, e Puglia) la banda di Crocco perde 25 uomini in un attacco co’ piemontesi, che la mettono in fuga. Nell’altro conflitto sostenuto a Montecarafa la stessa banda perde due uomini, uno de’ quali è il famigerato Caruso.

Dal: 5 al 7. – Nella provincia di Leccai. aumentai sempreppiù le reazioni, che crearono di ardire ed ogni giorno accadono conflitti parziali tra i cosi detti briganti, e le truppe. – Uno accanito ne succede su la via che mena a Brindisi, 172 durato oltre sei ore, con perdite scambievoli. Altri scontri nella Capitanata, al ponte di Candelaro, ed al passo idi Civitate, poco lungi dal lago di Lesina, dove la zuffa è stata di maggior rilievo. «La stampa giornalistica afferma, che le truppe non trovano un istante di tregua, e sebbene sieno state aumentate in numero co’ nuovi rinforzi spediti da Torino, pure è sempre scarsa in confronto del bisogno».

A’ 6 una banda, di reazionarii aggredisce Luco, villaggio d’Avezzano (Abruzzo), dove trovandosi una ventina di soldati piemontesi, le resiste combattendo per tre ore; fino a che sopraggiunge il capitano Galli con forza imponente e la mette in fuga uccidendole tre uomini, e facendo un prigioniero, che vien tosto fucilato.

Nello stesso giorno un’altra banda a cavallo. comparisce nelle vicinanze di Bovino; ma inseguita da’ piemontesi, verso s. Marco, arriva a Camerelle. I soldati della legione ungherese accasermati a Lavello, le impediscono il passaggio per cui s’ingolfa ne’ boschi seguendo la sinistra, del fiume Ofanto sino a Ponte Venere, deve riesce a guadarle, lasciando feriti 3 cavalli. Ma nel dimani la comitiva di Crocco attacca gli ungheresi, che trovandosi in numero inferiore perdono varii uomini tra Lavello, e Venosa.

Presso Rocca d’Arce (Terra di lavoro) le guardie nazionali attaccano un drappello di reazionarii, e ne hanno la peggio, perché in numero inferiore.

In Carbonara (Avellino) i reazionari capitanati dai Crescenzo Gravina sostengono un vivo fuoco di moschetteria con le guardie mobili, e le nazionali, le quali perdono 15 uomini, e tre i primi, con molti feriti da ambo le parti.

A dì 8. – Alle 5 pomeridiane una banda di circa 200 reazionarii ii è attaccata pressi Torre Fiorentina, tenimento di Lucera (Puglia) da due squadroni di cavalleria, Lancieri, comandati dal maggiore piemontese Municchi, che uccidono 30 reazionarii, e mettono in fuga i rimanenti: vi restano morti 4 lancieri, e 3 soli leggermente feriti, tra i quali il luogotenente Pacealupi e Parelussi. 173

A Montalbano (nel Leccese) le bande a cavallo corrono pe’ greppi irti, è dirupati di que’ monti, e pratiche di quei sentieri, fanno riescire fatali alla truppa piemontese i varii attacchi tenuti in questi giorni. E per que’ paesi circostanti appena si sparge la voce della presenza di tali bande, i villici diventano «più reazionarii de’ medesimi briganti» (come si esprimono i diarii officiosi) e si danno a gridare pe’ campi è per le vie «viva il nostro desiderato re Francesco II» costringendo i viandanti a ripetere queste voci.

Da’ 9. a’ 11. – Nel bosco di Lagopesole (Basilicata) presso Potenza a dl Il corrente truppa e guardia nazionale attaccano la banda reazionaria, che nel conflitto perde nove individui uccisi; mentre de’ primi si hanno a deplorare 4 morti; ed un ferito.

Ne’ boschi di Paupisi, tenimento di Vitulano (Avellino, e Benevento) nuovo attacco ha luogo tra i piemontesi, e la banda di Francesco Bottisani viepiù ingrossata, e ohe sembra diretta con abilità e strategica, essendosele aggiunte le due altre minori bande, l’una comandata dal Giannuzzi agnominato Gobbo, e l’altra da Francesco De Cristofaro, antico sotto-uffiziale borbonico i piemontesi in numero insufficiente son costretti a ripiegare, lasciando qualche ferito sul terreno.

Dura per più ore un altro accanito conflitto in Paola (Calabria citra) fra i reazionarii, e la truppa, la quale, non ostante il Superiore coraggio mostrato, pure ha a deplorare varii feriti, che giungono in quel porto.

La paura delle popolazioni in generale per questi accresciuti conflitti, consiglia le famiglie più agiate, a lasciare i siti campestri per vivere al sicuro nelle grandi città, dove corrono in gran numero a ricoverarsi. Le varie bande del Gargano (Puglia) si sono fuse insieme, e ne impongono tanto, ohe a’ 10 corrente due compagnie di truppe trovatesi loro a fronte, evitano di attaccare ed il comandante fa premura al generale residente in Foggia per avere rinforzi, che tosto gli sono spediti. 174 Da’12 a’13. – Venti briganti a cavallo assaltano il posto di Torre-Rivoli (Puglia), cassinano la porta del telegrafo e bastonano un doganiere. Indi vanno a congiungersi con la maggior banchi anche a cavallo, nel bosco Maresca, tenimento di Serracapriola.

I dintorni di Napoli sono infestati da piccole bande, che spingono le loro escursioni fin presse le mura della città, dove una di esse imbattutasi in un liberale, l’obbliga a gridare Viva Francesca II, ed al rifiuto, lo ferisce gravemente.

Nella sera del 13 due vetture ripiene di uomini che gridano Viva Francesco II, obbligano la guardia, che su la via cosi detta del Campo allo ingresso di Napoli, a far loro eco: s’impegna una lotta, e varii fra essi sono malconci, ed arrestati dalla forza.

A’ 14. – Le truppe piemontesi, fanteria, e cavalleria sostengono un sanguinoso attacco con numerosa banda reazionaria, fra il Vallo di Bovino, ed Ariano di Puglia: sensibili sono le perdite dall’una parte e dall’altra.

Presso Apricena (Puglia) si vede una nuova banda di circa 200 uomini comandata da Giovanni Coppola ex ufficiala borbonico, che ha seco gli avanzi della comitiva testé disfatta nel bosco Dragonara. Si muove coraggiosamente ad attaccarla il capitano Papp, piemontese col tenente Fannolì, e 43 soldati del 49. di linea, a’ quali riesce mettere in fuga la cennata banda, ucciderle due uomini, e ferirne varii.

A’ 15. e 16. – Al varco di Cerasale (Basilicata) 45 briganti a cavallo vengono alle mani con una pattuglia di 25 uomini metà di truppa piemontese, e metà guardie mobilizzate in perlustrazione per lo stradale del Melfese; e dopo, tre ore di fuoco, i secondi riportano quattro morti, – ed i primi 7. o 8. i cui cadaveri giusta il solito sono condotti via da’ compagni, e bruciati. 175 I bersaglieri piemontesi stanziati a Rionero, all’annunzio, che una banda di reazionarii accampa su le coste de’ gralli, bosco di Monticchio (Basilicata), la sorprendono, e fattole una scarica di fucilate addossò, ne uccidono 4, ne feriscono varii, e gli altri prendono la fuga, lasciando sul luogo cavalli, armi, munizioni, animali vaccini, e finanche una donna del loro seguito.

Contemporaneamente altro attacco ha luogo ne’ dintorni di Venosa; per la durata di due ore: i reazionarii lasciano 5 uomini uccisi, e varii feriti, e della truppa 3 dei primi, e 7 de’ secondi.

A’ 17. I distaccamenti di truppa piemontese di Trentinara, Roccaviva, Sora, Balzorano (frontiera degli Abruzzi verso lo Stato Pontificio) percorrono le posizioni di Monte Macchialunga, e di Faggiogrosso, occupate da’ reazionarii, i quali in poce scaramucce vi perdono un nomo, – e 4 feriti, e fuggono altrove.

I diarii napoletani dicono, che a’ proclami di Fantoni, e di Fumel bisogna aggiungere gli atti del Sommati, maggiore comandante un battaglione del 86. reggimento piemontese stanziato in Larino (Molise), che si comporta con estremo rigore.

A 18. Dalle montagne di Castellammare presso Napoli, scende oggi nel comune di Pimonte la banda reazionaria comandata da Pilone, e percorre il paese a’ gridi di viva Francesco II; il capitano della guardia nazionale prende la fuga, e ‘l figlio corre al capo-distretto, per invitare le truppe piemontesi, che giungono troppo tardi; perocché i reazionarii aveano già preso 800 ducati dalla cassa erariale, cominciando ad incendiare le carte della nuova amministrazione comunale, e si erano ritirati su’ prossimi monti tra Gragnano, e Lettere.

A’ 19. Due attacchi nella provincia di Campobasso, l’uno a Salcito, nel quale la truppa fa prigionieri due reazionarii con 3 cavalli; e l’altro a Caccavone nel quale periscono 4 individui della guardia nazionale. 176 A’ 20. Nel comune il Lettere (presso Napoli) avviene sanguinosa lotta tra i reazionarii, che invadono il paese ed un distaccamento piemontese di rinforzo alla guardia nazionale, il cui, capitano viene ucciso con 15 suoi militi nel conflitt, ed è bruciata la casa comunale.

Un, drappello piemontese, e 30 guardie mobilizzate perlustrano il bosco di Carbonara (provincia di Avellino) dove vengono a conflitto con un numero maggiore di reazionarii, i quali costringono. a ripiegare, perdendovi la vita 4 guardie mobili (una delle quali è Battista Marengo, agnominato Ciannella, e l’altro Vito Zuccarini, agnominato Tegara) tre soldati, un sergente, ed il luogotenente piemontese. La banda vincitrice s’imbaldanzisce, e corre fin presso al paese dove il nerbo della truppa e tutta la guardia nazionale: è sotto le armi, per cui retrocede, e si ritira ne’ monti.

Altro conflitto fra i reazionari, e le guardie mobilizzate, e nazionali di Fragneto (Benevento) ha luogo nei bosco Montrone, dove varii de’ secondi riportano ferite non pericoloso.

A’ 21. In Corbora, Corbara (distretto di Salerno) una numerosa banda reazionaria viene in conflitto con un distaccamento in numero inferiore di truppa piemontese, e guardie nazionali: sopraffatti quelli della truppa, retrocedono, e rimangono in azione soltanto le guardie nazionali, alle quali i reazionarii non arrecano verun male, dicendo: – «noi non l’abbiamo con voi, perché siete nostri fratelli, ma i nostri nemici’ sono i piemontese: vi risparmiamo dunque la vita: solamente lasciate le armi, e partite

Altro. attacco nel tenimento di Sora fra truppa e reazionarii.

A’ 22. Nella provincia di Campobasso, un distaccamento di, saldati piemontesi del 1. reggimento di linea in perlustrazione a Collemeluccio s’incontra co’ reazionarii, ne uccide due, e prende vari cavalli: – altro attacco a Montelongo, tenimento di Salcito, dove però soccombono 12 militi della guarda nazionale 177 di Caccavone, e 4 di quella di Calcito col loro capitano sig. Pasquale Antonucci.

Nelle Calabrie aumentano le bande reazionarie, sopratutto vati boschi, della Sila; per cui vi si spedisce il maggiore Fumel; ma (giusta la espressione di vari giornali) «la costui ferocia non potrà sradicare que’ mali, oramai si rendono insuperabili pel governo di Torino».

23. Telegrammi annunziano, che i briganti combattono con le truppe negli Abruzzi presso Campo di Giove, presso Orsogna, e che vari di essi si sono ritirati a Morrone, e verso Ascoli.

Inquietanti sono le notizie per altri attacchi nelle Puglie, nelle contrade Incoronata, e lungo il fiume Fortore. – Le truppe piemontesi quivi riunite si valutano a quattromila soldati: «è tanta forza raccolta in quel punto (osservano i giornali napoletani) attesa la estensione delle bande reazionarie, le quali non sono più in forti comitive, come prima, ma sparpagliate in piccoli drappelli, infeste sempre al nuovo governo».

Presso Sepino (Campobasso) raccolta una comitiva reazionaria, si reca ad attaccarla, un distaccamento di truppa che sopraffatta dal numero è obbligata a retrocedere, lasciando sul terreno qualche vittima, e vari feriti.

Le guardie razionali di Viggiano (Basilicata) uccidono tre briganti, tra i quai l’ex-gendarme Angevano.

Mentre una banda reazionaria tende a passare dalle Puglia negli Abruzzi è sorpresa da una compagnia del 35. reggimento piemontese, nel bosco Cantalupo, tra Palena, e Rivisondoli, e dopo lunga resistenza, rimane sconfitta, lasciando 10 morti, e vari feriti. – Non cosi in Montuori (Avellino) dove i reazionari trovandosi in maggior numero costringono la truppa a retrocedere con perdite; e nelle vicinanze di Foggia dove la banda del Coppola, aumentata da’ refrattarii di leva, e da’ malcontenti, si attacca co’ cavalleggieri di Lucca e bersaglieri, che essendo di numero inferiore debbono ritirarsi, dopo che vari di essi battutisi eoo valore son caduti morti sul terreno. 178 Le montagne di Monteforte (Avellino) sono di nuovo infestate da’ reazionari!, che cagionano molestie ed imbarazzi alla truppa, ed alle guardie nazionali.

Ricomparisce ne’ monti di Palma presso Nola la banda di Crescenzio Gravina.

Da’ 24 a’ 26. La banda reazionaria comandata da Parise sbaraglia nel bosco la guardia nazionale di Corleto (Basilicata), e progredisce alla direzione di Viggiano.

Altri reazionarii disarmano il posto della guardia nazionale di S. Giorgio, e spezzano per circa è miglia di linea telegrafica; e lo stesso vien praticato su l’altra linea di Chieti a Puglia.

A Liveri sanguinoso attacco fra truppa, e reazionari, i quali si sono battuti con accanimento, lasciando molti morti, e feriti, le questi ultimi si finivano tra essi di uccidere a colpi di pistola per non cader vivi nelle mani della truppa.

A’ 27. Su l’odierno conflitto giova riportare il proclama pubblicato dal deputato Gaetano del Giudice prefetto dì Capitanata in data di domani: – «Foggia 28 aprile 1862, ore 6 pomeridiane. Jeri la colonna spedizionaria comandata dal brigadiere Ferrero, s’incontrò con il maggior nerbo della comitiva Nunzio Tamburrini presso la masseria Barretta. Il Tamburini erasi separato da’ suoi, alquanti giorni prima con 5 della banda. I rimanenti erano 18. Caricati da una sezione de’ lancieri di Montebello, comandata dal luogotenente Mussi, i briganti sì dispersero, lasciando tre uccisi, e 6 prigionieri. Quattro dì questi furono passati per le armi stamane a S. Leonardo; e due in Foggia testé. – Fra i primi la guardia nazionale di Manfredonia riconosceva Gabriele Galasso e Pasquale Gioffreda, appellato Giordaniello). La truppa continuerà a battere la campagna fino al completo sterminio de’ malfattori».

Il Prefetto

Firmato = DEL GIUDICE. 179 «Ecco ora l’elenco de briganti fucilati in Ascoli di Puglia a’ 23 di questo mese di aprile:

«1. Tommaso Melcangi, pagliacciello, di anni 19, di Cerignola.

«2. Fedele Pesto, di Nicola, di anni 23 di Montecalvo, refrattario della leva militare.

«3. Michele Marinaccio, di anni 22, fu Michele, di Savignano, refrattario come sopra.

«4. Matteo Conti, fu Michele, di anni 22, di Deliceto, «refrattario come sopra.

«5. Antonio Santarelli, fu Luigi, di anni 21, di Casaltrinità, refrattario come sopra.

«6. Gaetano Macone, fu Domenico, di anni 24, di Montaguto.

«7. Gaetano d’Amato,… di anni 26, idem.

«8. Francesco Lena, fu Antonio, di anni 19, di Andretta (Avellino).

«9. Lorenzo Saporito, fu Gaetano, di anni 25, di Pratola idem.

«10. Giacomo Giliberti, fu Michele, di anni 33, di Trani.

«11. Ruggiero Cappeggia, fu Ignazio, di anni 40, di Barletta.

«12. Felice Bartucci, fu Francesco Paolo, di anni 24, di Trani.

«13. Donato Volpi, di Giovanni, di anni 25, di Castiglione (Chieti).

«14. Angelo Valentino, fu Antonio, di anni 29, di Zapponeto.

«15. Vito Ciottariello, fu Alessandro, di anni 27, dì Laviano.

«16. Pasquale Rafino, fu Ruggiero, di anni 26, di Barletta.

«17. Ruggiero Boraccino, fu Domenico, di anni 27, -idem;

«18. Bernardino de Simone, fu Antonio, di anni 19, di Mirabella. 180 «19. Beniamino Spinelli, di Giovanni, di anni 21, di Caposele.

«20. Giuseppe Defurio,… di anni 26, di Ariano.

«21. Francesco Luiso, fu Domenico, di anni 24, di S. Giorgio.

«Foggia 28 aprile 1862.

Il Prefetto

Firmato = GAETANO DEL GIUDICE. «Cui aggiunti i suddetti sei formano un totale di 27 fucilati».

In soli 4 giorni, da’ 23 a’ 27 aprile, sono stati fucilati ventisette individui d’ordine del prefetto di Foggia, dalle truppe piemontesi, e fra i fucilati si contano giovanetti di 19 e 20 anni; fatti prigionieri in una piccola banda, da una forza militare imponente, comandata dal generale Ferrero! Contemporaneamente si festeggia officialmente l’arrivo del re Vittorio-Emmanuele in Napoli.

continua

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/02_Colpo_d_occhio_su_le_condizioni_del_reame_delle_due_Sicilie_nel_corso_del_1862.html

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