Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XI)

Posted by on Nov 30, 2023

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XI)

A’ 28. Credendo le truppe piemontesi di trionfare egualmente, come della frazione della banda Tamburrini, anche della banda reazionaria comandata da Codipietro, e conoscendola accampata sul monte Gargano in una svantaggiosa posizione, risolvono di attaccarla, e con manovra militare accerchiarla intorno per farla interamente prigioniera; poca prima dell’alba apertosi il fuoco, nel barlume non si distinguono i vantaggi, che si riportano: la cerchia della truppa semprepiù va restringendosi; i reazionarii ripiegano, cessando dal fuoco, in un contiguo bosco; – ma al sorgere del sole si scorge che una maggior forza di reazionari a piedi, ed a cavallo piomba dalle alture soprastanti, comandata dal Codipietro, e con impeto scagliasi su le troppe, che con la baionetta in canna sono costrette a veder fallito il loro piano, e ritirarsi con qualche perdita a Manfredonia.

Tra le vicinanze di Foggia, e Cerignola il generale Regis co’ suoi sostiene altro conflitto con i reazionarii, che erano corsi per catturarlo, ma pel valore de’ soldati è scongiurata la disgrazia. 181

A’ 29. La guardia mobile di Calvello (Basilicata) al numero dì 40 militi si dà ad inseguire la banda reazionaria di Mirto, che tiene in iscompiglio quel tenimento, e credendo averla sbaragliata, sol perché la vede fuggire, s’innoltra incautamente in un burrone, dove la strategica fa trovare tutta la banda riunita, che uccide la maggior parte delle guardie mobili, delle quali poche possono salvarsi per recare nel paese il tragico annunzio.

Nella contrada Lagopesole, punto detto Consolo (Basilicata) vi è attacco, con perdite vicendevoli, tra bersaglieri piemontesi e reazionarii. In vista di questo infruttuoso assalto, il prefetto di Potenza mobilizza 100 militi della guardia nazionale di Avigliano per combatterli.

A’ 30. Una banda di circa 80 reazionarii, cercando passare per la via de’ monti dalle Puglie agli Abruzzi, s’incontra presso Capracotta (Molise) con una trentina di guardie nazionali di questo paese, che perdendo nel conflitto quasi una metà di uomini, son costrette a ripiegare. L’annunzio di questo infausto successo fa mettere in movimento le circostanti forze militari, e le nazionali di altri paesi, che raggiungono nel dimani l’anzidetta banda e le danno una completa rotta; cosicché pochi possono campare con la fuga.

Verso gli ultimi giorni di questo mese scoppia un’altra bomba in Napoli, in via nuova della Pace, tra il giardino ed il palazzo del duca di Mignano Nunziante. Il giornale il Tribuno del 9 osserva «esser questo un altro argomento di guerra civile ed opera stolta d’incorreggibili reazionarii».

Mese di maggio.

Al 1. Una pattuglia del distaccamento di Terzigno villaggio di Ottaiano sostiene lieve scaramuccia con parte della banda comandata da Pilone, che favorito dalla notte, si ritira nel bosco Mauro, in quel tenimento. 182 – Il comandante militare di Castellammare vi spedisce 200 guardie nazionali per darle la caccia, che torna infruttuosa.

A’ 2. Nelle pianure tra Nola e Palma, nuovo incontro avviene contro la banda di Crescenzo: il fuoco dura 5 ore, cadono altre vittime dall’una e dall’altra, parte, senza decisivo risultato.

Per notizia pervenuta da Salerno si ha, che ritornando colà altra truppa piemontese da Eboli, incontra nelle circostanti campagne un contadino, che preso per brigante, è steso morto da varii colpi di fucile. Ma la effettiva banda di briganti è nel distretto di Campagna, a poca distanza, dove entrata in uno de’ comuni, fa le sue provvisioni, e paga tutto con puntualità.

A’ 3. Alle falde del Matese dura per sei ore un attacco tra la banda del Guitto, e la guardia nazionale di Sepino, la quale al tramonto del sole è obbligata a ritirarsi per non essere sorpresa dalla notte in quelle boscaglie impraticabili, e seco trasporta varii feriti de’ suoi, ciò che sparge la costernazione nelle famiglie.

Nel tenimento di Cerignola i reazionarii in numero superiore costringono un distaccamento di truppa a retrocedere.

Nel bosco della Grotta, confine tra le Puglie e Molise si è scoperta una nuova banda capitanata da certo Guglielmi, senza che le guardie nazionali avessero potuto distruggerla.

A Ceglie di Ostuni (nel Leccese) molti omicidii si commettono, senza potersene scoprire gli autori, per vendicare gl’insulti, che si fanno di continuo a’ sospetti di borbonismo. Una banda reazionaria disarma la guardia nazionale di Campodimele (distretto di Gaeta) ed invano il generale piemontese Covone spedisce 200 bersaglieri ed artiglieria per rintracciarla.

Scorrazzano altre piccole bande ne’ convicini paesi di Pico, e Civita-Pontino: e sul monte laburno si aggirano quattro bande, che fanno sempre echeggiare que’ luoghi di inni borbonici, senza che si abbia potuto devenire ad un attacco contro di esse. 183

Sul Monte Caruso vi è conflitto tra truppe e briganti con gravi perdite di entrambi.

A’ 4. Oggi una banda reazionaria è tanto ardita da accostarsi fin presso Catanzaro, a farvi le sue provvisioni.

Da’ 5 a 8. Una banda di circa 400 uomini a cavallo si presenta a poca distanza dall’abitato di Savigliano, distretto di Ariano, ed invia un parlamentario al capitano di quella guardia nazionale, chiedendo immantinenti 20 fucili, e la munizione; una provvista di commestibili, frumento, e biada pe’ cavalli.

I reazionari comandati dal Sambro sostengono negli ultimi 5 giorni tre combattimenti, uno nel bosco di Ururi (Molise) il secondo nel tenimento di S. Nicandro e S. Marco in Lamis (Puglia), ed il terzo, che è il più importante; nel versante della consolare da Foggia a Manfredonia, lungo il canale di S. Lucia: in quest’ultimo attacco la banda è comandata da Gabriele, e i periscono della truppa 14 lancieri.

È tale lo spavento, che le numerose bande reazionarie incutono nella Basilicata, che il maggiore Petruccelli di quella guardia nazionale corre fino a Torino ad implorare solleciti provvedimenti dal ministro Rattazzi.

A Montemale per lo spazio di 5 ore la guardia mobile sostiene, benché in numero inferiore, il conflitto con la banda reazionaria dì Masiello, la quale nel basso della grande fiumara, col dorso alla selva, serba ne’ movimenti una precisione tutta militare, in doppio cordone, in ordine aperto, e con fuoco nutrito: nove militi rimangono feriti, e due dei reazionarii morti.

Un aumento di masse armate infesta i tenimenti di Pontelandolfo, Casalduni, Circello, e Cerreto (Molise); di Vaglio, Pietragalla, Cancellara, e dello stesso capoluogo della Basilicata; come pure in altri comuni di quella vasta provincia. 184 Tutti i pubblici cammini sonosi resi malsicuri e pericolosi: l’audacia delle bande ha sparso lo spavento fra i proseliti del piemontesismo.

Da’ 9 a’ 13. Verso Ripacandida (Basilicata) un distaccamento della 3 compagnia degli Ungheresi attacca il fuoco con alcuni reazionarii a cavallo che sono per averne il sopravvento; ma giungendo un rinforzo di cavalleria a’ primi, sono costretti i secondi a retrocedere, con la perdita dì varii cavalli.

Altri attacchi si rinnovano nelle montagne, di Vitulano (Avellino) dove le guardie mobili e nazionali sono volte in fuga dalla soverchiante massa reazionaria; ed in Torello, presso Benevento, una delle cui pattuglie s’incontra con 5 briganti, che sostengono il fuoco, e rinforzati dalla sopraggiunta porzione residuale della loro banda, riescono vincitori.

Altre scorrerie nel tenimento di Frasso.

Varii fatti d’anni avvengono nell’Abruzzo Aquilano dal 10 al 13 fra la truppa e le bande, che si aggirano in quella provincia con alternativi vantaggi e perdite.

Uno scontro ha luogo nel bosco Dragonara; e cosi riesce ad evadere un ricco possidente dì Colletorto tenuto in sequestro dalla banda.

Sanguinoso conflitto ha luogo in tenimento di Ruvo tra i reazionarii e la compagnia delle guardie mobili a cavallo comandate dal maggiore nazionale Davide Mennuni, di Genzano: le relazioni officiali dicono esserne rimasti morti 17 de’ primi, ma da speciali corrispondenze sopraluogo si ha, che invece sieno stati 5 de’ primi e 12 de’ secondi; circostanza tenuta occulta dal Mennuni per non destare scoramento nel suo partito.

Da’ 14 a’ 24. In tenimento di Frasso (distretto di Caserta) una compagnia piemontese s’imbatte in una forte massa di reazionarii (luogo detto S. Angelo) che raccoltisi a suono di tromba, piombano su la truppa, ed uccidono sei soldati ferendone una quindicina.

Verso Pizzoferrato (Abruzzo citra) compariscono nuove bande oltre quella già costituitasi lungo il fiume Sangro. 185 I proclami di Fumel, emanati per circoscrivere il brigantaggio nel solo distretto di Cotrone, hanno invece irritati gli animi nelle Calabrie, facendolo estendere da pertutto.

La provincia dì Avellino ha ora pia bande reazionarie, che nel decorso anno. «L opera del prefetto de Luca per distruggerle si avvicina al furore (come si esprime la Stampa); ma ciò non ostante si è sempre da capo e peggio». Nelle campagne di Ricigliano vi è un attacco tra briganti e guardia nazionale.

A vista d’una raccolta di guardie nazionali de’ circostanti paesi di Sansossio, Flumeri, Sannicola, Castelbaronia, Santagata, Anzano, e Trevico, si ferma a far colazione per più ore una banda di 42 reazionarii a cavallo su la collina Molara, poco lungi da Zugoli, e da Monteleone, facendo pascolare i cavalli. Questa stessa banda si attacca in seguito con un distaccamento di 57 piemontesi, cui fa sentire la perdita di 22 soldati.

A’ 21 una comitiva reazionaria tutta a cavallo di circa 60 individui, alle Serre di Pietragalla (Basilicata) ferma la compagnia della banda musicale di Caposele, e la costringe a suonare una marcia militare, ed i reazionarii ballano e cantano con disinvoltura sul pubblico cammino.

Nella stessa provincia avvengono contemporaneamente tre scontri, uno ad Escalonga presso Avigliano, l’altro a Grottole (distretto di Matera) con la banda di Serravalle con molti morti e feriti da ambo le parti; ma col trionfo della truppa; ed il terzo presso al bosco Monticchio della durata di tre ore, perdendovi questa selle uomini, ed i reazionarii undici.

Altri due attacchi in Puglia: l’uno in lenimento di Ariano, dove prevalgono i reazionarii contro una imponente forza riunita di carabinieri, guardie mobili, nazionali, e di polizia, cadendovi morti 5 de’ primi di questa forza,40 delle seconde,30 delle terze, e 4 delle ultime, mentre i reazionarii perdono 6 uomini e 12 cavalli. 186

L’altro attacco è nell’agro di Bovino tra la truppa regolare ed i briganti, in esito del quale ognuna delle parti combattenti ha a deplorare molti estinti.

Al sotto prefetto di Avezzano (Abruzzo) si presentano 36 briganti.

Il capo-banda Pezzi, ferito si presenta volontariamente al sindaco di Catanzaro.

Da’ 25 a’ 31. Nel contado di Molise le bande. reazionarie scorrono da un paese all’altro, incutendo timore a’ devoti del piemontismo. Del pari nel prossimo distretto di Vasto ( Abruzzo citra) una banda di 220 individui percorre le montagne di Atessa, impedendo la circolazione de’ coloni è dei possidenti, che debbono recarsi a’ loro poderi, e ne sono impediti.

Un delegato di polizia è catturato da una banda fra Cervinara e S. Martino (Avellino) e sotto pena di morte, gli si chiedono 1000 ducati di riscatto.

I reazionarii di Gelico, Serra, Spezzanopiccolo, e Longobucco (Calabria citeriore) si sono fusi in una sola banda, che scorrazza audacemente la Sila, e i boschi convicini.

Parimente l’altra banda di S. Croce di Magliano (Molise) diretta dall’agnominato Vulpiano si estende fino alla prossima Capitanata.

A’ 27 nelle vicinanze di Gragnano (provincia di Napoli) prevale una massa di reazionarii in un attacco contro la truppa.

A’ 29 la banda di Pilone alle falde del Vesuvio sostiene due ore di fuoco co’ piemontesi, i quali sono impediti poi dallo inseguirla, dopo che quella prendeva la fuga, da una lava del vulcano.

Un fatto d’armi ha luogo nelle vicinanze di Cerreto (Terra di Lavoro); la truppa fa prigionieri due reazionarii che vengono subito fucilati.

Riepilogo deprimi venti giorni del mese di maggio, de’ fatti d’armi più importanti, secondo i luoghi indicati dai 17 giornali napoletani il Nomade, la Patria, l’Osservatore napolitano, l’Eco di Napoli, il Difensore: 187 1. Provincia di Napoli, sul Vesuvio, Gragnano, vicinanza di Castellammare, S. Anastasia

2. Provincia di Abruzzo, sul laburno, nell’aquilano.

3. Provincia di Avellino, Montemale, Savignano, Vitulano, Cusano, Torre Cuso;

4. Provincia di Terra di Lavoro, Sora, il Garigliano, Cerreto, sul Matese, Caserta, Palma, Pastena, Lenola, Campodimele, Pico, Nola, Cerreto.

5. Provincia di Molise, Larino, Sepino, Castellone, Circello.

6. Provincia di Basilicata, Montalbano, Melfi, Calvello, Pietragalla, Cancellara, Taglio, Brindisi di Potenza, Venosa, Monticchio, Lavello.

7. Provincia di Puglia, Manfredonia, Casamassima, Incoronata, lungo il Fortore, Torremaggiore, CasteIlaneta, Bovino, presso Foggia, Corato, Martina, Minervino.

8. Provincia di Salerno, Angri, Laviano, Campagna, e tenimento di Sarno. Mese di giugno.

Dal 1. al 12 Una banda di reazionarii a piedi, ed a cavallo occupa il comune di Morra, distante appena 3 miglia da capo distretto di s. Angelo de’ Lombardi (Avellino) ed amichevolmente dagli uffìziali di quella guardia nazionale, è fornita di viveri, e foraggi.

A’ 13. Ritornando dalla, perlustrazione nel confine di S. Bartolomeo. in Caldo (Puglia) un drappello di undici guardie mobili, e 4 carabinieri è aggredito da una banda di 40 reazionarii, che uccide quasi tutto il drappello; anzidetto, non riescendo a salvarsi, che un solo carabiniere datosi a precipitosa fuga: il conflitto dura circa un ora e mezza.

Da’ 14 a’ 30 Le bande reazionarie aumentano, ed ingrossano dovunque, soprattutto nelle Puglie, centro il Gargano; 188 –

altro centro Basilicata, che si estendono fino alla destra sponda dell’Ofanto: altre masse distaccate fanno scorrerie pel contado di Molise, pe’ distretti di Sora, e di Gaeta. – Le guardie mobilizzate sono nello sgomento, – le truppe non bastano ad occorrere in tutti i punti minacciati: ogni giorno scaramucce, e finte fughe di reazionarii, che ricompariscono tosto in altri punti improvvisamente. La stampa sovrabbonda di notizie. sconfortanti per gli annessionisti. Mese a luglio.

A di 1. e 2. Nel distretto di Melfi un distaccamento di truppa attacca nella masseria di Giuseppe Casella un picchetto delle guardie nazionali di Rapolla, credendolo essere una banda reazionaria; ed a’ colpi tirati da’ soldati cade morto il nazionale Biagio Casca.

Per lo stesso equivoco una frazione di milizia accorsa su di un battello per circondare i briganti nella marina di Sapri (Salerno) fa fuoco contro una calca di gente affollata al lido, che sono guardie nazionali, e che i soldati per isbaglio credevano essere briganti.

Bene a proposito un foglio di Torino (La politica del Popolo, 16 di questo mese) esclama: «Le condizioni d’Italia sono malto gravi, Io si vede nella intemperanza de’ partiti, nella conciliazione degli spiriti, nella prepotenza di taluni, nello avvilimento di altri: e nella confusione generale.»

A’ 4. – Per telegramma ufficiale si ha: – «pochi briganti sbarcano oggi presso Futani nel Celentano (Salerno) immantinenti la banda ingrossa con altri de’ luoghi stessi, ed occupa il comune di Camerata nel vallo Salernitano, dove si barrica: va ad essere attaccata dal 5. battaglione bersaglieri, e da due compagnie granatieri partite da Napoli.» 189 Altre bande reazionarie si dirigono prima a s. Giovanni a Piro, poi a Celle, Montano, Laurito finalmente ad Alfano.

A’ 5. A’ confini di Basilicata verso Puglia sul tenimento del distretto dì Melfi la banda reazionaria di Crocco tende una imboscata ad una colonna di 200 uomini fra truppa, e guardie mobili, e queste ne rimangono vittime per la maggior parte: que’ della banda inseguono ed uccidono fin presso le mura di Melfi tre guardie nubili, che erano riuscite a fuggire.

Da’6 a’ 10. – Nella Puglia si ha un conflitto fra reazionari, e la 6. compagnia dell’8. reggimento piemontese, che riporta vari morti, e feriti, perché non ben pratica de’ siti, come lo sono i primi. – A Celenza, Valfortore (Capitanata) un distaccamento di truppa è circondato da una banda, e risente gravi perdite. –

Presso il Volturno altro sanguinoso attacco. Nelle vicinanze di Stigliano (Basilicata) la banda a cavallo comandata da un tale Cavalcanti scorrazza liberamente, senza che finora sia venuta alcuna truppa a molestarla. –

La costiera di Amalfi è infestata da bande armate; una delle quali penetra nel comune di Agerola, vi disarma la guardia nazionale; libera i detenuti dalle prigioni; e minaccia assalire la vicina città di Amalfi.

Presso Foggia un accanito scontro si verifica, nel quale i reazionarii vedendo ferito un loro compagno, sono presi da tanto furore, che si battono con vantaggioso successo contro una compagnia del 49. reggimento. Dagli 11 a 20 Nella sera de’ 15 una banda di 50 reazionaria combatte con truppe e guardie nazionali di Atessa (Abruzzo citra).

L’Espero (giornale piemontese) de’ 19 corrente reca la notizia: – «Un recente dispaccio da Napoli assicura, che i briganti spedirono al prefetto Lamarmora in un centellino la testa, e le mani di un ufficiale della nostra armata al quale il generale era affezionatissimo.» 190 La Basilicata è dominata interamente dalle bande di Crocco, di Coppa, di Ninco – Nanco, di Serravalle, di Cavalcante.

La provincia dì Salerno non lo è meno infestata, soprattutto nelle montagne di Corbara, Tramonti, Ravello, Positano, Agerola.

Orribile è la condizione in cui si vive, in tutta la costiera di Amalfi da oltre due mesi, a segno, che i sindaci di Furore, di Praiano, Tramonti, Conca hanno dovuto abbandonare le loro amministrazioni per mancanza di tutela.

E’ cosi generalmente diffusa la reazione, che deputato napoletano Lazzaro, nella tornata parlamentare di Torino de’ 17 di questo mese muove urgente interpellanza al presidente de’ ministri Rattazzi «su’ pericoli della sicurezza pubblica, e sul brigantaggio che in questi giorni va aumentando nelle provincie meridionali… e protesta voler far conoscere la costoro condizione economica, credendo egli poter dimostrare la necessità di mutare il sistema fin qui usato per rimediare a’ mali di quelle province».

A’ 21. Oggi una banda di 150 reazionarii occupa il comune di Scanzano, e vi è ricevuta da quegli abitanti con la massima cordialità, siccome si esprimono i giornali napoletani.

Contemporaneamente vi è conflitto tra le truppe, e le band reazionarie in due luoghi separati.

continua

fonte

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/02_Colpo_d_occhio_su_le_condizioni_del_reame_delle_due_Sicilie_nel_corso_del_1862.html

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