Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

CONSIDERATE NEL PARLAMENTO DI TORINO-DA’ DEPUTATI DELLE PROVINCIE MERIDIONALI (XIV)

Posted by on Dic 16, 2023

CONSIDERATE NEL PARLAMENTO DI TORINO-DA’ DEPUTATI DELLE PROVINCIE MERIDIONALI (XIV)
Tornata degli 11 gennaio 1862.

Il deputato Crispi muove interpellanza su’ fatti tragici di Castellammare in Sicilia, che definisce essere di maggiore importanza di quel che possano farli credere le reticente della Gazzetta officiale; e che le Autorità locali erano stata informate 20 giorni prima, che quivi scoppiasse la insurrezione. Marcatamente dice «che il malcontento in Sicilia è gravissimo; ed il governo è pregato a voler ben guardare a quanto succede colà.» L’oratore accenna ad altri fatti, tra quali, che in un comune della provincia di Girgenti fu abbattuto lo stemma sabaudo, e posta in sua vece una croce di legno nero.

Nella susseguente tornata de’ 15 gennaio l’altro deputato Siciliano D’Ondes Reggio sul medesima soggetto muove ancor egli interpellanza al ministro guardasigilli, rammaricandosi, che cinque cittadini sieno stati fucilati senza essere stati sottoposti a processo regolare. & Ra lo altre cose osserva: «Questi cinque di Castellammare saranno stati de’ ribelli; almeno credo, che tali saranno stati, perché appunto, non essendovi ancora giudizio, e io non so che cosa veramente fossero…: e per quante onoratezze avessero, potuto commettere, ciò non toglie, che avrebbero dovuto essere condannati secondo la legge (art. 71, e 72, dello Statuto) .. Que’ cinque dovevano avere il tempo, ed i mezzi di difendersi, e dovevano essere giudicati da’ magistrati quali dalla legge sono stabiliti. Di essi era necessario vedere chi realmente fossero stati rei, o no, se questi rei fossero colpiti dalla pena dell’estremo supplizio o da pena minore. Poteva tra loro trovarsi un minore, che appunto per essere tale pel suo reato non va soggetto alla morte. Coloro, non ostante fossero stati presi con le armi alla mano, potevano essere innocenti, poiché non è questa la prima volta, che de’ ribaldi s’impadroniscono di persone innocenti e le costringono di stare in mezzo a loro con le armi alla mano: quindi poteva anche ben darsi, che fra que cinque si trovasse non solo un innocente, bensì un uomo che fosse di idee liberali, e ciò nullameno sia stato trucidato: in fine poteano essere rei eppure poteano anche meritare perdono; altrimenti non avrebbe senso il diritto di grazia, che è consacrato nelle nostre leggi, ed in tutte le leggi de’ popoli civili… —Signori, crudeli o feroci sono i selvaggi, i deboli, i timidi, gl’ijnprobi; ma i civili, i forti, i probi, i magnanimi sono di sensi umani, vogliono la giustizia, ed anche perdonano… Non dico adunque desidero, ma chieggo, ed ho diritto di vedere in nome delle libertà, e della giustizia, che niuno patisca pene senza regolare giudizio».

E sullo stesso proposito prende la parola l’altro deputato Crispi, e soggiunge: — «Non è soltanto ne’ momenti di tempesta e d’insurrezione, e il governo ha proceduto con illegalità. Noi tutti conosciamo, gli arresti arbitrarii; tutti sappiamo, che non è molto, un onesto cittadino venire ucciso in pubblica via, in pieno meriggio; è la giustizia difesa dal ministro guardasigilli non ha saputo né reprimere, né punire. — Voi siete deboli, e perciò crudeli: la legalità fu quasi sempre manomessa… Il ministro dice non aver conoscenza de’ fatti in discorso, perché le Autorità locali non gli mandarono relazione; ma in tutti i paesi, in cui non vi è confusione, le autorità mandano un rapporto immediato e straordinario, tanto più quando si tratta di fatti così gravi, ed importanti… Il governo ha abbastanza mostrata la sua incapacità a governare.

Nella stessa tornata il deputato Tofano nel perorare a proprio discarico (accagionato d’infedeltà politica) dice tra l’altro: — «erano stati catturati due nipoti del commendatore Scovazzo, che mi pregò, come avvocato, di vedere il re Ferdinando II. perché lo inducessi a raddolcire la loro sorte; mentre erano scarni, sparuti nel carcere di Nisida. Ricusai ogni compenso, vidi il Sovrano, ottenni quello che chiedeva». — L’importante discussione su questo incidente del Tofano ha dato luogo a far conoscere molti interessanti documenti politici, che compruovano evidentemente di non essere mai mancata la Real Clemenza de’ Sovrani di Napoli per qualunque traviato avesse saputo invocarla: Trasandando la lunga perorazione tenuta nella Camera; si riporta in nota il sintetico reso-conto de’ cennati documenti, siccome è pubblicato nel giornale officiale di Napoli de’ 30 gennaio 1862 ()

Tornata del 18 gennaio.

Il deputato Lacaita chiede spiegazioni al ministero sul seguente fatto: — In due Educandati di Napoli gli Amministratori presero la risoluzione di far prestare il giuramento alle maestre, ed alle giovani allieve. Essendosi alcune di esse rifiutate a prestare il giuramento, giovani renitenti furono mandate a casa accompagnate da guardie di pubblica sicurezza, perché la guardia nazionale si era rifiutata. — Chiedo se gli Amministratori agirono spontaneamente, o in seguito di disposizione governativa.

Tornata de’ 24 gennaio

Il deputato Nicotera chiede schiarimenti al ministro dell’Interno intorno a un grave fatto, avvenuto in Napoli: «Varie lettere da questa città recarono, che la sera di mercoledì 15 corrente mese furono arrestati dalle guardie di pubblica sicurezza diciannove mendichi e condotti alla Questura. Questi mendichi, intirizziti dal freddo, ed affamati domandavano pane e fuoco; ma non ne ebbero. Ed uno di loro, Luigi Creola, di anni 60, fu all’indomani trovato morto. — Non bastandomi l’asserzione, delle lettere volli meglio appurare il fatto. Lessi i giornali, e nel numero 103 del Nazionale, giornale moderato e sussidiato dal governo, lessi, quanto siegue»: — (Legge un brano del Nazionale, in cui è detto, che dopo di essersi combattuto l’accattonaggio, deesi ora difenderlo per imprevidenza dell’Autorità, essendovi mancanza di locali, per ricoverare i poveri, ed essendo costoro lasciati languire d’inedia: il Nazionale soggiunge che il denaro, che dovrebbe impiegarsi a questo santo scopo, impiegasi invece a difendere atti, che non ammettono scusa, né discolpa.) — L’oratore chiede in nome dell’umanità al ministro, che dia sollecite riparazioni, e che spieghi il significato delle ultime marcate parole del Nazionale. Conchiude col dire, che questo non è, che uno de’ moltissimi sconci dell’amministrazioni, sconci a’ quali si sarebbe posto riparo, se si fosse dato luogo ad una inchiesta parlamentare.

Ricasoli presidente de’ ministri risponde, che non appena ebbe ragguaglio della morte del mendicante Creola, chiese circostanziata informazione alle Autorità Napoletane, che comunicherà alla Camera appena le riceverà: Quanto al Nazionale, non è vero che sia sussidiato dal Governo.

Al che il deputato Nicotera replica: «spiacemi dover contraddire alle parole del signor ministro, ma il generale Cialdini, luogotenente a Napoli, sospese non ha guari, non so se temporaneamente, il sussidio al Nazionale.»

Tornata de’ 21 gennaio

Nella interpellanza mossa dal deputato Bruno al ministro della pubblica istruzione sul regime economico del Collegio medico cerusico di Napoli, l’altro deputato napolitano sig. Gallozzi dice, che «il collegio medico di Napoli risale ad epoca rimotissima, e meritava tutti i favori possibili: da esso vennero uomini, che onorarono l’Italia, e si distinsero nell’Europa. Il ministro ha detto essere questa scuola unica in Italia; io sostengo, che altra simile non ne è in Europa».

In questa occasione parla il deputato Mandoj-Albanese, e dice tra l’altro: «Il ministro della istruitone ha detto, che nella Regia Università di Napoli tutti i professori fanno il loro dovere. Questa asserzione è gratuita: due terzi dei professori non dettarono lezioni, percependo i mensili. Fra questi professori è un consigliere di. Luogotenenza, che percepisce il soldo di professore, senza aver mai salita la cattedra: ciò mi fu detto a Napoli, e lo verificai, recandomi di persona all’Università, ed osservando i registri: questi fatti, ch’io garantisco, mi si scrive, ripetersi tuttavia… Io narro cose, che bo potuto verificare: insisto nel dire, che certi professori presero il mensile senza aver fatto scuola: ne conosco poi QUALCUNO, CHE PORTA IL CUMULO DI SEI CARICHE CON STIPENDIO a Napoli, quattro professori ordinari della Università furono nominati senza concorso (in onta della legge che lo richiede) e senza aver inteso il Consiglio detrazione. Si voleva collocare un favorito. Che si fece? si mise in ritiro un distinto professore di matematica che era nominato da 4 mesi: cosi il governo paga due soldi; uno a quello messo al ritiro, ed uno al favorito… e costui in tre mesi ha ottenute due cattedre, non contento di una che gli dava cinquanta scudi al mese».

Nella tornata de’ 15 marzo, il deputato Petruccelli parlando di doversi impedire a’ Vescovi di recarsi a Roma, si serve della seguente frase «i carabinieri sono il migliore argomento del diritto canonico (applausi!)

Nella tornata de’ 18 marzo il deputato Mandoj dice: — «A Napoli nello Educandato de’ Miracoli il 14 corrente si dovea celebrare il giorno natalizio del re. Invitate dalle loro Superiori a festeggiare quel fausto giorno le educande al numero di 28 si ridussero nelle loro stanze, e s’indovina bene, cantarono il Te Deum pel Borbone. In una chiesa di Monache a Napoli un prete predicò massime che avevano qualche attinenza alla politica: durante la funzione, per insinuazione delle Monache tra studenti e popolani si destò rissa che finì collo spargimento del sangue. — La questura di Napoli non è troppo attiva. Avverto perciò il governo, che deve provvedere.».

Il ministro Mancini assicura di non mancare a’ provvedimenti, cercando scusare le sedette alunne educande, che come, figliuole di borbonici somigliano a loro padri, ed annunzia l’inflitto castigo, di averle, cioè, subito rimandate alle loro case.

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa2s/1862_DURELLI_condizioni_regno_Due_Sicilie_parlamento_torino_2019.html#Tornata_de_28_febbraio_1861_n_8._Atti

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