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Dialogo fra Emmanuel de Las Cases e Napoleone Bonaparte

Posted by on Nov 13, 2020

Dialogo fra Emmanuel de Las Cases e Napoleone Bonaparte

Gli posi poi qualche domanda sui massoni e gli chiesi la sua opinione sul loro conto.

“Sono solo degli imbecilli che si riuniscono per banchettare e ascoltare stupidaggini ridicole, Non trovano neanche il tempo per fare piaceri a qualcuno. Sono stati soltanto utili, durante la rivoluzione e anche di recente, per diminuire l’importanza del Papa e l’influenza del clero. Quando lo spirito di un popolo è contro un governo, tutte le sette tendono a danneggiarlo”.

Gli chiesi se i massoni del continente avevano qualche legame con gli illuminati.

Mi rispose: “È una società del tutto diversa: in Germania ha una natura  pericolosa”.

Gli chiesi anche se avesse protetto i massoni.

Mi rispose che lo aveva fatto, ma soltanto perché erano contro il Papa.

Avrebbe mai permesso il ritorno dei gesuiti in Francia?

“Mai. È la più pericolosa di tutte le sette e ha fatto più danni di tutte le altre. I gesuiti pensano che il loro padre generale sia il sovrano di tutti i sovrani e il comandante del mondo. Tutti i suoi ordini devono essere eseguiti, per quanto possano essere criminali e contrari alle leggi. Qualsiasi atrocità commessa per ordine del loro padre generale di Roma è per loro meritoria. Non avrei mai permesso nel mio Stato la presenza di una setta agli ordini di uno straniero con sede a Roma.

Non avrei voluto neanche i frati. C’erano già parecchi preti, per chi ne aveva bisogno. Non servivano monasteri pieni di canaglie intente soltanto a mangiare, pregare e commettere crimini.”

Gli feci notare che aveva affermato che preti e gesuiti non avevano più molta influenza in Europa.

“È probabile. Nei regni che hanno preceduto il mio i protestanti erano perseguitati come gli ebrei. Non potevano comprare terre. Io li ho portati alla pari con i cattolici”

Il brano è tratto da “Complemento al memoriale di Sant’Elena – Napoleone in esilio” – III ed. 1823 – contenente le confidenze di Napoleone al suo medico Barry Edward O’Meara

pagg. 229 – 230.

ricercato da Francesco Rotondi

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