Alta Terra di Lavoro

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Faicchio e il gene della matematica – di Antonello Santagata

Posted by on Dic 14, 2020

Faicchio e il gene della matematica – di Antonello Santagata

E’ stupefacente che un piccolo paese come Faicchio (in provincia di Benevento già in Terra di Lavoro), abbia dato i natali a così tanti e geniali matematici e fisici. Ci sarebbe da realizzare uno studio allo scopo di identificare nel DNA dei faicchiani il “gene della scienza”.

Nicola Antonio De Martino detto Niccolò, può essere individuato come il capostipite degli illustri matematici del paese dai “quindici Casali” e dalle tante frazioni (Caldaie, Casali Cortesano, Fontanavecchia, Macchia, Marafi, Massa, Odi, Selva). Nacque nel 1701, si laureò dapprima in giurisprudenza ma presto abbandonò la professione forense per diventare prete. La sua vera passione, però, era la matematica che insegnò già dall’età di 20 anni come supplente nell’Università di Napoli. Vero genio in quella scienza, scrisse pregevoli trattati in maniera chiara, sintetica e pubblicati in italiano per favorire l’apprendimento e la divulgazione della matematica tra i giovani. Capo indiscusso dei seguaci napoletani delle idee di Isaac Newton, svecchiò la matematica del Regno ed ebbe numerosi incarichi nelle Accademie di Napoli, città dalla quale non volle mai spostarsi nonostante le offerte di lavoro in altre città (tranne una parentesi in Spagna per un incarico politico). Fu il maestro di Ferdinando IV di Borbone per il quale scrisse 15 lezioni di “geometria elementare”. Morì nel 1769.

Non meno bravo fu Pietro De Martino (Faicchio 1707), fratello minore e allievo di Niccolò. Come il fratello aveva fatto con la matematica, lui contribuì a svecchiare la fisica del mondo accademico napoletano. Ebbe la cattedra di Astronomia e Nautica presso l’Università partenopea. Insegnò anche Matematica. Il suo lavoro di maggior successo fu Nuove istituzioni di aritmetica pratica che ebbe numerosissime ristampe tutte andate esaurite. Pubblicò, inoltre, le Istituzioni di filosofia naturale considerata la principale opera di diffusione del pensiero newtoniano in Italia. In altri lavori si impegnò molto nella dimostrazione che “da un’ipotesi falsa non può mai ricavarsi un’affermazione vera”. Morì giovane, a soli 39 anni, di tubercolosi, a Napoli.

In verità anche il primogenito dei De Martino, Angelo (Faicchio 1699) eccelleva in matematica, materia che insegnò per quattro anni all’Università di Napoli in sostituzione del fratello Nicola nella sua parentesi spagnola. Dopo i primi studi, fatti al pari dei fratelli nel Seminario cerretese, si laureò in Medicina ottenendo, in seguito, la cattedra universitaria di Fisica Medica. Anche lui morì prematuramente, a 45 anni.

Altro eccelso matematico, nato a Casali di Faicchio nel 1747, fu Vincenzo Porto. Insegnò matematica al Real Collegio della Marina a Napoli, dove divenne Direttore, per il quale scrisse un’immane opera composta da 16 volumi dal titolo: Trattato di navigazione. Fu anche professore di Astronomia all’Università. Tra le sue opere troviamo l’importante e apprezzato Elementi di fisica. Giacobino e rivoluzionario, fu tra i principali sostenitori della Repubblica Napolitana del 1799 con l’istituzione della quale fu nominato, insieme a Giuseppe Cassella di Cusano Mutri e Filippo Maria Guidi di Guardia Sanframondi (altri due illustri matematici dell’epoca), nell’Istituto repubblicano di cultura per occuparsi di scienze e arti. Con la restaurazione borbonica, ci ricorda William Mattei in un articolo pubblicato sul sito istitutostoricosanniotelesino.it, scampò alla forca ma dovette sopportare il carcere duro per circa due anni. Tornato a Faicchio morì, nel 1801, a seguito degli stenti patiti durante la detenzione.

Il più noto e, giustamente, celebrato tra gli scienziati faicchiani, però, è senz’altro Luigi Palmieri (Faicchio 1807). Fisico, vulcanologo, meteorologo, sismologo, astronomo, filosofo, inventore. Fu anche senatore del Regno per meriti scientifici. Ebbe fama e notorietà in vita (la sua scuola ospitava oltre 400 allievi all’anno). Fu membro della reale Accademia delle Scienze, della Società italiana delle Scienze, dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia Pontaniana. Insegnò Fisica all’Università di Napoli e resse per lunghi anni l’Osservatorio Meteorologico Vesuviano, successivamente anche quello Astronomico di Napoli. Geniale inventore, progettò un innovativo sismografo detto “elettromagnetico”. Inventò e brevettò numerosi strumenti scientifici tra cui l’elettrometro per misurare le differenze di potenziale, l’udometro per le precipitazioni atmosferiche e l’anemometro che serve per valutare direzione e forza dei venti. Scoprì per primo la presenza del gas elio anche sulla terra. Un minerale, la palmierite, porta il suo nome e a Luigi Palmieri è dedicato un cratere lunare. Morì a Pompei a 89 anni.

Ma Faicchio deve possedere davvero qualcosa di speciale visto che anche un astro nascente della fisica, Eugenio Bianchi, è venuto al mondo in quel paese nel 1979. Già dottore di ricerca presso la Normale Superiore di Pisa, è attualmente professore associato di Fisica alla Pennsylvania University. Si interessa di fisica quantistica e studia i buchi neri, ha fatto parte del gruppo del notissimo scienziato britannico Stephen Hawking. Per le sue ricerche ha ricevuto, nel 2013, il prestigioso premio intitolato all’astrofisico russo Bronstein.

Antonello Santagata

L’articolo è stato pubblicato sul sito istitutostoricosanniotelesino.it

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