Fenestrelle Calce, tessuti e … risorgimento altrui
Quando si parla di Fenestrelle ognuno ha una sua tesi contribuendo a creare una gran confusione che non permette di elaborare una analisi inattaccabile. Di quello che dicono i giacobin-savoiardi non mi importa perchè vivono nella menzogna da due secoli e ammettere come sono andate veramente le cose per loro vuol dire suicidarsi ma quello che succede nel nostro mondo, quello identitario napolitano, mi interessa e molto.
Nel solito autolesionismo, l’unica cosa che accomuna noi identitari, cerchiamo di smontare la tesi del nostro “cugino” senza molte volte aver approfondito il tema perché l’importante andargli contro dimenticando che il nemico non lo abbiamo in casa ma fuori e che gode guardando i nostri capricci rafforzando la sua miserevole posizione. Una tesi molto diffusa, anche da autorevoli storici, è che le salme dei nostri soldati napoletani per farli sparire li scioglievano nella calce viva che è smentita non da gli storici salariati ma da identitari che affermano che la calce non scioglie il corpo umano senza dare, però, una spiegazione scientifica.
Essendo un ignorante in materia ho chiesto al vicepresidente dell’ Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, Fiorentino Bevilacqua, di elaborare uno studio, di seguito riportato, sul rapporto tra la calce viva e il corpo umano per cercare di dissipare qualsiasi dubbio sulla vicenda di Fenestrelle che assolutamente deve essere affrontata in maniera molto ma molto approfondita soprattutto perché è stata eretta a simbolo della nostra tragedia.
Un fatto è sicuro per la legge dei grandi numeri, non possiamo avvalerci dai rapporti dei carcerieri, tra quanti sono entrati e quanti sono usciti s’è consumata una tragedia immane che ha bisogno però di supporti più solidi se vogliamo veramente che quel luogo diventi la “vergogna” di chi lo ha gestito e uno dei nostri Sacrari e il contributo di Fiorentino lo dobbiamo intendere come un punto di partenza. Secondo il mio modesto parere bisogna considerare 4 punti importanti:
- 1 le salme dei nostri soldati come sono state fatte sparire?
- 2 se non si è usata la calce cosa allora?
- 3 se non è stata usata nessuna sostanza chimica le vasche utilizzate perché sono state fatte sparire durante il fascismo?
- 4 oggi con la tecnologia e la scienza moderna non si possono fare delle ricerche e della analisi sul posto? si riesce a sapere cosa è accaduto a Pompei e ad Ercolano attraverso il dna, l’analisi delle sostanze chimiche presenti ecc ecc e non possiamo farlo anche a Fenestrelle.
Inutile continuare a sindacare il comportamento del nostro “cugino” per dimostrare le nostre presunte superiori conoscenze o eventualmente il nostro amore superiore per dare, visto che non ci sono soldi da spartire anzi se ne perdono, solo soddisfazione alla nostra vanità ma cerchiamo di studiare la vicenda anche con un approccio scientifico come ha fatto l’amico Fiorentino e anche di litigare, se serve, su qualcosa di concreto.
Claudio Saltarelli
Fenestrelle
Calce, tessuti e … risorgimento altrui
Non sono un chimico e, per affrontare come si conviene la questione dell’interazione tra sostanze chimiche ustionanti (basi forti, nella fattispecie) e corpo umano, credo ci vorrebbe un esperto di ustioni.
Do, richiesto, il mio modestissimo contributo alla discussione, contributo aperto, ovviamente, ad ampliamenti, approfondimenti e miglioramenti.
Gli agenti ustionanti, quelli cioè in grado di provocare lesioni alla cute e agli organi sottostanti, sono di vario tipo: radiazioni, elettricità, sostanze chimiche, temperatura.
Quando una base forte (soda, calce viva, candeggina pura etc ) interagisce con la pelle, provoca ad essa un danno.
La calce viva, o calce secca (ossido di calcio, CaO), è un agente in grado di provocare ustioni. Quando ad essa si aggiunge acqua, si trasforma in calce spenta (idrossido di calcio). Durante questa trasformazione, si ha lo sviluppo di calore che aggiunge danno termico (in caso di ustione) al danno già provocato per via chimica.
Le ustioni possono interessare uno o più strati della pelle.
Quelle di primo grado interessano solo quello più superficiale, l’epidermide; si tratta del classico eritema provocato da una prolungata esposizione al sole senza creme o protezioni di sorta, il “primo giorno di mare”, per esempio, specialmente in chi è di carnagione chiara.
Quelle di secondo grado interessano anche il derma, mentre l’ipoderma sottostante ad esso è interessato nelle ustioni di terzo grado.
Le ustioni di quarto grado si estendono per tutta la pelle fino all’adipe, ai muscoli e alle ossa 1; esse comportano la completa carbonizzazione dei tessuti interessati 2.
In alcuni casi, la calce, una volta attraversate le membrane cellulari, forma saponi di calcio, che precipitano limitandone l’ulteriore penetrazione nei tessuti sottostanti 3 .
Cosa accade ad un tessuto carbonizzato, ad una piccola parte del corpo (le dita di una mano o del piede, per esempio) carbonizzata dalla calce? Deve essere asportata, escissa 1; quindi, benché ormai non più funzionante, resta in posto, carbonizzata ma non sciolta.
Si tratta, però, di situazioni in cui, ai primi segni di pericolo, alle prime avvisaglie del danno (dolore intenso fino a che non vengono distrutte le terminazioni nervose che, con il dolore, appunto, segnalano l’avvenuto danno; il dolore c’è fino a che l’ustione è ancora di primo o secondo grado) il soggetto interessato si allontana, se può, o viene allontanato da altri dalla situazione di pericolo 4.
Ma cosa accade se la permanenza nell’agente ustionante si protrae nel tempo?
“Le ustioni chimiche sono diverse dalle ustioni termiche, nel senso che continuano a causare danni finché qualche componente attivo della sostanza chimica è presente nella ferita” 5 ; ciò potrebbe far pensare ad un prolungamento del danno con chissà quali effetti finali.
E’ macabro, ma se questi effetti non si spingessero fino allo sminuzzamento delle parti carbonizzate, credo ci vorrebbe un’azione meccanica per allontanare o sminuzzare queste parti per farle scomparire…
Resterebbe, comunque, sempre lo scheletro, almeno la sua componente minerale (difosfato di calcio e fosfato di magnesio, carbonato e fluoruro di calcio). Come reagisce questa ad un contatto prolungato con la calce viva e spenta in un ambiente, tra l’altro, ad elevata temperatura?
Se l’osso si conservasse, modificato ma ancora riconoscibile nella sua forma e con le sue dimensioni (anche se, magari, con una minore resistenza alla trazione 6) andrebbe triturato se si volesse farlo scomparire.
Dunque, si può fare tutto (si fa per dire!) e tutto si può immaginare che sia stato fatto.
Occorre, però, provare senza ombra di dubbio, o quanto meno con ragionevole certezza, che le cose siano andate proprio così come si pensa che si siano svolti i fatti.
Leonardo ammoniva che … “la sapienza è figliola della sperienzia”; si potrebbe immaginare, quindi, di usare un modello animale (di quelli usati dai maestri d’arme per verificare l’efficacia delle armi antiche), cioè parti o l’intera carcassa di un animale macellato a scopo alimentare, per verificare (con le opportune cautele del caso) cosa succede nelle condizioni ipotizzate.
Fiorentino Bevilacqua
30.10.18
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1: https://it.wikipedia.org/wiki/Ustione
2: http://www.formazioneinemergenzasanitaria.net/C13_Dermatologica/Le_ustioni.pdf
3: http://www.simlii.it/assets/pdf/Presentazione%20Viola%20Taviglini%2020%2005%202016.pdf
4: “A Bergamo, nell’epidemia del 1630, gli appestati venivano gettati nei “fopponi” (grosse buche comuni scavate fuori dalle Mura venete) e coperti di calce”. Ciò carbonizzava i tessuti superficiali raggiunti dalla calce, uccideva i batteri, evitando così lo sviluppo di miasmi fino a quando le buche non fossero state ricoperte da uno spesso strato di terra. (fonte: http://www.scalve.it/calchere/libro/10usicalce.htm )
5: http://nonsolomedicazioni.altervista.org/index.php/notizie/20-le-ustioni-chimiche-2.html
6: https://www.medicinapertutti.it/argomento/matrice-inorganica-o-minerale-dellosso/