Fra’ Diavolo a Filettino, con un drappello in cammino verso gli Abruzzi
La sera del 9 settembre 1809 Fedele Ottaviani accolse nella sua abitazione, in Filettino, come appare dal catasto urbano del 1822, Michele Pezza, il celebre Fra’ Diavolo, con un piccolo esercito in cammino verso gli Abruzzi. Di questa visita e di quello che accadde dopo, ci ha lasciato una dettagliatissima relazione.
Il 4 dello stesso mese passarono per il comune ciociaro circa 40 insorgenri, provenienti dal confinante regno, disertori della squadra di Fra’ Diavolo, che si erano distaccati da lui, perché inseguito e stretto dai francesi entrati in Sora. ”Al primo ingresso di costoro, il governatore non partì, ma fuggì senza neppure lasciare un vice. Il sindaco Vincenzo Arquati, dopo aver dato ai medesimi un tenue rinfresco, che tiravano innanzoi,, partì anco esso con tutta la famiglia e similmente non sostituì alcuno al suo impiego.
Il giorno n. 9 di detto mese (settembre), all’improvviso, verso le ore 22, si presentarono da me sbigottiti li signori arciprete Cesari e segretario comunitativo Ricciotti dicendomi che Fra’ Diavolo colli suoi seguaci erano già prossimi al paese e che erano infatti giunti dei soldati avanzati. Rimasto il luogo senza governatore e senza sindaco, chiesero la mia assistenza, ed io, benché non tenuto, mi prestai ai bisogni della patria, mi posi alla testa dell’affari e mi proposi i mezzi più acconci per mantenere il buon ordine giacché non potendosi usare resistenza per mancanza degli uomini , la massima parte goà dispersi per le campagne di Roma, e per la località distante assai da altri paesi, dai quale sperare soccorso contro più di trecento armati,, feci uso della dolcezza e delle buone maniere.
Prima dunque delle ore 23 (un’ora prima del tramonto del sole), nell’entrare che fece tutta questa truppa, accompagnato da altri quattro soggetti mi feci loro innanzi e ricercai del comandante. Essendomi stato indicato gli dissi con disinvoltura che qui non era vi di che temere e che ordinasse francamente tutto il necessario per la sua gente. Gradì, ringraziò e volle andare alla direzione della strada che porta al regno. Fermatosi al sito della dogana, e casa mia, ed avendomi chiesto il comodo di cambiarsi una camicia, allo du, che entrò nella mia abitazione nel punto stesso che io col segretario comunitativo mi incamminai dentro il paese per provvedere, prima che venisse la notte, il pane, vino e formaggio che era stato domandato. Sistemata ogni cosa, tornai a casa e in essa trovai stazionato il colonnello Fra’ Diavolo, co’ suoi distinti seguaci e molti soldati nel mio cortile. La altre compagnie si allocarono dentro e fuori il paese e a tutti fu somministrata anche la legna ed olio per lumi. Di più io feci allestire una piccola cena al colonnello, in cui vi furono altri otto commensali. In circa le ore quattro della notte si andò a dormire e si quietò tutta la mia casa di modo che la mattina, due ore innanzi giorno, a mano a mano partirono tutti alla volta del regno e per grazia di Dio non accadde alcun disordine né in casa mia, né dentro o fuori del paese. Ciò accaduto, subito ne fu fatto rapporti al tribunale di Frosinone, a nome dell’arciprete, mio e del segretario. Il signor luogotenente gradì il nostro ragguaglio e lo spedì immediatamente in Segreteria di Stato: Ci favorì di gentile risposta ma ingiunse che senza dilazione si fosse trasferito da lui la persona di Fedele Ottaviani. Obbedii ed ebbi seco lui un ben serio, lungo e secreto abboccamento, dopo il quale me e tornai felicemente a Filettino.”
Fedele Ottaviani si vide accerchiato da parecchi ufficiali: chi lo caricava di domande, chi di rimproveri e chi di minacce per l’accoglienza a Fra’ Diavolo, che era costata 200 piastre, da restituirsi a a varie persone, oltre un’altra cinquantina di scudi occorsi per il passaggio di Fra’ Diavolo e per varie spedizioni.
Alfredo Saccoccio