Alta Terra di Lavoro

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Gli intrighi, le menzogne ed il brigantaggio piemontese in Italia (III)

Posted by on Feb 1, 2023

Gli intrighi, le menzogne ed il brigantaggio piemontese in Italia (III)

CAPITOLO TERZO
Cavour e le sue trame

Frattanto la rivolta essendo stata ovunque repressa dalle armi francesi ed austriache, ed i sovrani d’Italia essendo già rientrati nei loro Stati, un nuovo regno s’inau­gurò in Piemonte; l’abdicazione di Carlo Alberto aveva fatto re Vittorio Emmanuele.

In questo momento la rivo­luzione italiana entrò in una nuova fase. Un uomo straor­dinariamente abile per le sue opere d’astuzia e d’intrigo venne in soccorso dell’ambizione sarda. Il suo genio vide in un colpo d’occhio ciò che aveva mancato al successo delle imprese piemontesi; comprese quello che si doveva fare e lo tentò con una perseveranza ed un’abilità che un giorno faranno la sua riputazione se non la sua gloria; e diffatti non è un onore lo sconvolgere le nazioni, e nulla vi è di grande a rovesciare i re dai loro troni. Da quel momento tutte le rivoluzioni si concentrarono in un sol uomo, egli ne divenne come il Dio, ne fu il dominatore ed il genio.

Il Conte Cavour, noi abbiamo già nominato quest’uo­mo straordinario, si diede dapprincipio ad organizzare e disciplinare la rivoluzione onde meglio dominarla e farla servire più facilmente alle viste ambiziose del Piemonte. E la rivoluzione felice d’aver incontrato un uomo audace che volesse incaricarsi degli affari suoi, si lasciò disciplina­re e condurre. Per la prima volta dopo il 1789 il genio del male subiva volontariamente il giogo di un capo; in obbediva a Cavour, contando però di ripigliare il comari do dopo la vittoria, e Garibaldi, quell’eroe mazziniano che fu sì felice di potere a Roma1 immergere le sue mani nel san­gue francese, ne divenne il primo luminare. Vittorio Emmanuele non ne fu che il docile braccio armato di potenza e di ferro. Così tutte le cure e tutte le ambizioni si trovarono riunite in una sola mente e in un sol cuore L’inferno doveva ridere di questa grottesca riunione d’uo­mini che si detestavano e si disprezzavano nel fondo dell’animo loro, ma che avevano bisogno l’uno dell’altro e miravano tutti al medesimo fine: togliere al Papa lo scet­tro di re e distruggere il Papato, o costringerlo ad andarsi a cercare un asilo presso i Turchi, o fra i popoli selvaggi d’America.

Fu allora che il Conte Cavour sotto il nome di Società nazionale italiana fondò quella formidabile società segreta che doveva avere quanto prima ramificazioni nell’Europa intera, ed aderenti in tutte le classi e in tutte le condizioni della società. Garibaldi che ormai diventava la personificazione vivente della rivoluzione, ne fu nominato il presi­dente visibile ed ufficiale, in attesa d’esser poi proclamato n eroe, un semidio dell’Olimpo piemontese in tutte le gazzette e da tutti gli addetti alle sette; ma Cavour ne tenne sempre la presidenza reale e la direzione. Due uomini vennero addetti al futuro eroe di Marsala, il Marchese Giorgio Pallavicino e La Farina. I principali comitati di questa associazione di rivoltosi erano a Torino, a Genova, a Milano, a Venezia, a Roma, a Firenze, a Napoli, a Londra, a Ginevra e a Parigi. In quasi tutte le città della penisola v’erano sotto-comitati che ricevevano direttamente il moto d’ordine da Milano, da Genova o da Torino: quest’ultima città aveva poi sempre la supremazia. Alcune ambasciate estere e consolati avevano l’incarico di far passare gli scritti e le corrispondenze clandestine a tutti i comitati e sotto-comitati d’Italia: questi le facevano tenere agli adepti che le spargevano poi nel pubblico. È in questa guisa che da Milano a Palermo si distribuiva il Piccolo corriere italiano e si propagavano lo spirito della rivolta e la menzogna.

Il carbonarismo che esiste ancora sotto altro nome nelle società italiane, ed il cui scopo è di rovesciare l’ordi­ne sociale, si prestò senza indugio ai desiderii dell’ambi­zione piemontese. Dal suo lato la Giovine Italia, setta essenzialmente mazziniana, assecondò attivamente gl’in­trighi rivoluzionarii del Conte Cavour. D’altra parte i comitati rivoluzionarii di Francia, Germania, Prussia, Polonia ed Ungheria, e quelli ancora di Svizzera, Russia, Inghilterra e Spagna, interessati ciascuno pel loro scopo Particolare a mettere l’Europa in disordine, prestavano attivo concorso alla nuova associazione, e così la società nazionale italiana divenne in pochissimo tempo una potenza formidabile, che dominò il Governo, diresse la pubblica opinione, ed organizzò la rivolta in tutta la penisola I] Conte Cavour aveva nelle mani tutte le risorse e tutti gl’intrighi di questa formidabile associazione, e sino al 1861 egli ne mosse i principali affigliati come si fanno muovere le marionette sul teatro.

Organizzato questo primo mezzo d’agitazione, il diplo­matico cospiratore si occupò d’una creazione d’altro gene­re, che se non fu più pericolosa, fu certo più vile: formò un’associazione di libellisti e d’insultatori che non avevano altra missione tranne quella di sollevare l’opinione pubbli­ca contro gli abbominevoli Governi d’Austria, del Papa, del re delle Due Sicilie, e dei Sovrani dei Ducati. Quest’opera di menzogna fu condotta dal Conte Cavour con un’abilità straordinaria ed un’attività appena credibile. Egli dirigeva tutto, dava il moto d’ordine ed approfittava dello stesso mistero di cui era costretto a circondarsi per dare una certa tinta d’indipendenza e di verità alla cosa che con tutta facilità ingannava e seduceva lo spirito delle masse. Se ci fosse permesso d’entrare qui nei dettagli di questa miserabile associazione, potremmo benissimo dir qui quanti milioni furono spesi presso a poco da dodici anni in qua per questa infame unione di libellisti insultatori.

Il Siede, il Journal des Débats, la Presse, VOpinion nationale, il Messager, VIndépendance belge, il Times ed il Morning-post furono in Francia, nel Belgio ed in Inghilterra i principali organi dei cospiratori; essi pubbli­cavano e pubblicano ancora ciecamente nelle loro docili colonne tutto quello che loro è mandato da Genova, da Napoli, da Roma e da Torino. Se loro si dicesse di soste­nere che la luna è quadrata, essi nella loro prosa italianis-sima assicurerebbero che quest’astro non fu mai rotondo e che il Santo Padre è un cieco negando la forma quadrangolare della luna: ed il signor Luigi Jourdan, questo gran teologo del Siede, dimostrerebbe coi Padri della Chiesa e colla sacra Bibbia che altre volte questa credenza fu uni­versale nei popoli2. È in questo modo che si formarono certe grandi riputazioni dei tempi moderni, e che la calunnia e la menzogna hanno oggi nel mondo tanti cre­duli partigiani. Poveri schiavi! Povera umanità!

fonte

https://www.eleaml.org/sud/borbone/brigantaggio_piemontese.html#terzo

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