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Gli intrighi, le menzogne ed il brigantaggio piemontese in Italia (Le note)

Posted by on Feb 9, 2023

Gli intrighi, le menzogne ed il brigantaggio piemontese in Italia (Le note)

[1] Noi non abbiamo il pensiero di nominare ad uno ad uno tutti quelli che colle rivoluzioni si sono straordinariamente e misteriosamene arricchiti dal 1789 in poi: una semplice nota non basterebbe; occorrerebbe a tal uopo per noi un immenso volume in – folio. Noi non parleremo dunque che di alcuni italianissimi più conosciuti per essere grandi patrioti.

E dapprima il signor Farini, un ex dottore in medicina a Bologna ed a Torino, aveva una modestissima fortuna nel 1859. Vittorio Emmanuele, nominandolo ministro segretario di Stato dell’Interno, Conte e gran Cordone de’ santi Maurizio e Lazzaro, gli accordava una pensione di 30.000 lire come ricompensa nazionale per gli eminenti servigi che questo grande cittadino aveva resi alla sua patria. S. E. Farini ricevette di più il famoso Collare dell’Annunciata che non si da che ai principi del sangue ed ai grandi personaggi. Una cosa assai particola­re poi si è questa, che quegli che lo riceve deve giurare sui santi Vangeli di difendere sempre la Santa Sede. Inoltre il signor Conte Farini era Governatore di Modena allorché il palazzo di S. A. R. il Duca Francesco V fu presso che messo al saccheggio: e la voce pubblica assicura, dietro anche testimonianze che n°n ammettono dubbio, che le lingerie, i vini, la cassa…, del Duca e molte altre cose sono passate nelle mani di S. E. Farini per essere probabilmente più tardi restituite al loro legittimo proprietario. Le lingerie di S. A. R. erano marcate colle cifre F. V. sormontate dalla corona ducale. La medesima voce pubblica assevera che certe cucitrici, i cui nomi sono noti a Modena, furono incaricate di cancellare le dette cifre, non lasciandovi che il solo F. iniziale di molte cose e di molti nomi in cielo, in terra, nell’inferno e nella Corte di giustìzia. Si aggiunge ancora che le signore Contesse Farini madre e figlia abbiano rimon­tato il loro guardaroba colla biancheria di S. A. R. l’infanta Maria Beatrice sorel­la del Duca di Modena. Una dismise d’un’Altezza Reale in bella tela fina solletica si fortemente lo spirito e l’epidermide, che a resistere occorre un coraggio più che italianissimo. La guardaroba del duca non conveniva alla corpulenza di Farini: fu Riccardi suo segretario e più tardi suo genero che se l’appropriò. Il vino non ha che una semplice etichetta, il denaro non ne ha: ciò nullameno il Sig. Farini il cui antico disinteresse è conosciutissimo, in certe gazzette fece pubbli­care che S. A. R. il Duca di Modena aveva preso tutto con sé, anche il vino, e che del suo palazzo non aveva lasciate che le quattro mura: probabilmente non avrà trovato un intraprenditore per levarle. Su questo proposito si devono vedere dei curiosi dettagli in un opuscolo intitolato: La verità sugli uomini e sulle cose del Regno d’Italia, di J. A. antico agente segreto del Conte Cavour. – Brusselles, 1861, pag. 7 e seguenti. — Quanto a noi siamo in grado di poter assicurare che S. A. R. il duca dì Modena non ha preso con sé che il vasellame, qualche docu­mento di famiglia, e le più preziose medaglie d’una collezione che apparteneva a S. A. R. appunto e non allo stato. Noi possiamo in pari tempo soggiungere che il Duca non ha preso con sé che la sua spada ed il suo onore, e che tutto il resto è passato nelle mani del dittatore modenese. Ecco dunque il signor Farini ex dottore, ministro, eccellenza, conte, decorato d’una quantità d’ordini, milio­nario, spergiuro e…!!!

Il sig. Bertani segretario di Garibaldi era, prima della spedizione in Sicilia del 1860, un semplice ufficiale sanitario a Genova che faceva le visite a un franco e cinquanta centesimi l’una. Oggi è colonnello dello stato maggiore, e la sua sostanza, secondo le proporzioni più moderate, non si può valutare minore di 14 milioni!! Non si conosce l’origine che di 4 milioni: ed ancora questa non affatto pura: sono la regalia che il signor Bertani esigeva dai banchieri Adami e Comp. di Livorno per aver loro fatta ottenere la concessione della strada ferrata che essi domandavano.

Basta qua per questi due uomini. Che se noi vogliamo parlare dei signori Conforti, Scialoja, Cadorna, Imbriani, Toffano, ed altri che comparvero a Napoli dopo l’arrivo di Garibaldi; del Barone Nicotera e dei 30.000 franchi che gli furono dati dal Barone Ricasoli per prezzo del silenzio che gli fu imposto riguardo all’affare delle bande garibaldine di Pontedera; del sig. Cipriani, que­sto fallito d’America, e del suo misterioso deficit di 30.000 franchi durante il tempo ch’egli era governatore delle Romagne per conto di Vittorio Emanuele; del sig. Riccardi e delle estorsioni da lui commesse a Modena; del conte Cantelli a Parma, e degli 80.000 franchi truffati; del sig. Buoncompagni a Firenze, e delle casse pubbliche vuotate come per incanto; se volessimo parlare di tutti questi italianissimi, e di altri molti ancora, si vedrebbe che le rivoluzioni, così fatali ai popoli, sono in generale utilissime agl’intriganti.

Un altro personaggio, il Conte Cavour, non ha niente perduto nel dirigere il movimento della rivoluzione italiana. Figlio cadetto d’un ricevitore generale a Lione sotto il primo impero, non aveva nel 1848 che una mediocre fortuna; e frattanto egli è morto milionario nel 1861. È vero che si può dire che il Conte Cavour è stato intermediario pel matrimonio di S. A. R. la Principessa Clotilde con S. A. R. il Principe Rosso, e che per questo titolo egli ha ricevuto, a proposito dun affare di riso, un’enorme sensaleria.

Ma fra le altre cose egli ha messo le mani ancora in due o tre misteriosi affari che pure gli hanno recato considerevoli benefizii. E infatti a che servirebbe fare le rivoluzioni se non fossero utili a nessuno?… Povero popolo, tu sei pelato, bat­tuto, ed ancora per di più paghi lo scotto!

[2] Questa memoria in data del 12 maggio 1848 fu rimessa a lord Ponsomby ambasciatore della Corte d’Inghilterra a Vienna, ed inviata nello stesso giorno a lord Palmerston che era allora ministro degli affari esteri. – Vedere la Corrispondenza relativa agli affari d’Italia presentata al Parlamento inglese. – t. II, pag. 444.

[3] Si potrebbe tenere il medesimo linguaggio a questi poveri fanatici della reputa­la. Essi faranno sempre una follia a volersi ostinare, tentando d’imporre alla Erancia o ad altre nazioni essenzialmente monarchiche la loro sanguinosa e ridi­cola Repubblica. Il loro sistema di governo non può essere che il terrore e l’a­narchia, il patibolo in permanenza e la guerra civile nelle strade. Esempio il 1793 e il 1848. Essi potranno ghigliottinare la Francia intera, ma non la faranno mai repubblicana.

[4] Questa combinazione di cose è stata proposta solamente da pochi mesi dietro  parere di non so quale sapiente consigliatore. Ma questa volta è L’Indépendance  belge che pronuncia una simile combinazione. L’Indépendance belge è una grande  politica soprattutto pei fatti compiuti. Alcune cattive lingue pretendono che le  frasi del suo linguaggio diplomatico siano state pagate sul principio dal mini  stro degli affari esteri del Gabinetto delle Tuileries e in seguito dal Gabinetto di  Torino. Ed ecco perché forse si chiama Indépendance. Le medesime cattive lin  gue aggiungono che dopo il riconoscimento del Regno d’Italia per parte della  Russia, questo giornale abbia dovuto modificare la sua politica riguardo alla  Polonia. L’invito a ciò fare sarebbe partito da Torino i primi giorni dello scorso  mese di luglio. Per tutte queste ragioni non è quindi a stupirsi che L’Indépendance  belge abbia appoggiato il consiglio d’una confederazione danubiana presieduta  dall’Austria. Poveri lettori dei giornali italianissimi, come siete beffati, mentre  intanto si pigliano i vostri scudi!…

[5] La République frangaise et l’Italie per Giulio Bastide – pag. 95, 96; 1858.

1 Dispaccio del 17 gennaio 1849 ai rappresentanti della Corte di Vienna presso le Corti di Pietroburgo e di Berlino.

2 Nel mese di agosto del 1848 passando Carlo Alberto a Milano dopo aver concluso l’armistizio coll’Austria, il popolaccio mazziniano si scagliò contro di lui dichiarandolo traditore; e senza il coraggioso intervento dello storico Cantu, che fece scudo al re col suo corpo, egli sarebbe perito in mezzo alle bande di quegli assassini. Nel 1849 i repubblicani lombardi fecero fuoco anche sulla vinta armata piemontese.

3 Manifesto del’Gabinetto austriaco in data del 18 marzo 1849.

1 II filibustiere in casacca rossa gridava anche poco fa nel teatro di Palermo: “Viva il popolo dei vespri siciliani!… l’Italia spera che li rinnoverà se ve ne sarà dì bisogno!,, Avviso ai Francesi di Roma. Queste selvagge minaccie non serviran­no certo che a far ridere di pietà quei figli della Francia, che hanno vinto a corpo a corpo le prime armate del mondo; se la politica non li tradisce, basterà un semplice scudiscio per mettere in riga i massacratoli ed i loro eroi. I cavalieri del pugnale sono coraggiosi nell’ombra, o per assassinare i re a tradimento, del resto sarebbero ridicoli se non fossero odiosi.

Noi non siamo sorpresi di questo brutale appello al massacro. Garibaldi di Palermo non è quello stesso Garibaldi che nel 1849 aveva preparata l’imboscata di Porta Portese a Roma? Il sollevatore dei popoli di Sicilia ha egli mai cessato un momento d’insultare quei soldati medesimi a fianco de’ quali ebbe l’onore di combattere nel 1859? I giornali democratici francesi innalzino pure questo set­tario; l’onestà pubblica lo disapproverà sempre. Si eriga pure e presto a Garibaldi il monumento di Calafatimi, ma vi si scriva sopra: All’eroe dei vespri romani, i traditori, i vili ed i massacratoli riconoscenti!!!

2 Indépendance belge non ha inventato ultimamente che il signor Luigi Veuillot aveva ricevuto dal Santo Padre il Cappello da Cardinale? E l’Indépendance della orazione non sosteneva che il re Carlo X diceva Messa? Questo prova due cose, l’astio dei rivoluzionari e la sciocchezza dei popoli che credono, come Parola del Vangelo, tutto quello che dicono certi giornali.

1 La battaglia di Waterloo si combattè il 19 giugno, e l’atto del Congresso di Vienna che restituiva le Legazioni alla Santa Sede è del 9 del medesimo mese.

2 Vedere la sua lettera a lord Castlereagh rappresentante d’Inghilterra al Congresso di Vienna in data del 13 dicembre 1814.

3 Congresso di Vienna in data 9 giugno 1815, articolo 104

4 Memorie di Guizot, tom. 2, pag. 446

5 Vedere la Presse di Parigi dell’8 marzo 1860, 1′‘ lndèpendance belge e il Journal des Débats di quell’epoca. – Eccone curioso estratto della Presse. “La città è in costernazione… quando il potere trema diventa terribile… il Re è assediato di supplicanti; ma è inesorabile… In questi tre giorni si sarà arrestata certo la metà di Napoli, questo non è favola ma rigorosa verità”. Questa metà di Napoli si riduce a 10 persone nominate e litografate dal corrispondente della Presse. Sir Gladstone non aveva parlato che di 30.000 persone. Il Morning-Post meno esagerato li riduceva a 5.000, ed effettivamente non erano che una mezza dozzina. In tutto non vi furono a Napoli in quest’epoca che 27 arresti; tredici essendo poi stati messi in libertà, gli arrestati nell’8 marzo 1860 non rimasero che Quattordici. Noi sfidiamo a provarci il contrario.

A quell’epoca noi eravamo a Napoli e vedemmo da vicino le odiose trame tenta­te per rovesciare il trono di Francesco II, ed abbiamo la pretesa ancora di cono­scere quanto successe allora in quella città meglio di tutti i trombettieri del Piemontesismo. Due personaggi però ne sapevano più di noi intorno alla situa­zione di Napoli in allora, il barone Brénier, ed il Marchese di Villamarina, mini­stri di Francia e di Sardegna presso il Re delle Due Sicilie. Non parleremo in ultimo di quell’infame Liborio Romano che sa meglio d’ogni altro d’onde venis­sero, e come fossero sincere le corrispondenze che di là venivano spedite alle gazzette italianissime di Torino, Parigi, Bruxelles, Londra e Ginevra.

1 Sedutadel 2 aprile 1856

1 Si sa che fu una inglese, miss White, amica fanatica di Mazzini, quella che preparò a Genova la trista insurrezione del 29 giugno 1859, di cui si tentò il contraccolpo a Livorno, e che i cospiratori del Cagliari andarono a portare nel Regno di Napoli.  Governo piemontese fece un processo ai cospiratori; ma Mazzini alzò la voce per difenderli. VItalia e Popolo pubblicò una lettera scritta dal capo della rivoluzione ai magistrati della Corte d’appello a Genova, lettera umiliante pel ministero che la perseguitò vanamente: essa fu accettata. Mazzini accusava il Gabinetto di Torino d’avere una polìtica tortuosa e macchiavellica, e chiamava i ministri cospiratori e provocatori di rivolte, ed arrivava a dire: “II Governo piemontese ora è nemico, ora manipolatore dell’elemento rivoluzionario. Cospiratore diventare capo del movimento. Persecutore all’incontro  quando un tentativo fal­lito gli può far perdere la sua influenza sul partito od il favore dei Governi asso­
luti che anche ieri copriva d’insulti e di minaccie.

Si agita in Italia questa cospirazione monarchico-piemontese senza altro scopo che quello già indicato di appropriarsi ogni progetto della rivoluzione in caso di riuscita, ed intanto essa inganna ed intriga co’ suoi viaggiatori ed i suoi agenti. I comitati monarchico-piemontesi esistono a Roma, a Bologna, a Firenze ed in ogni volta che teme che il partito italiano gli sfugga di mano, cospiratore finché
bisogni per cavar profitto d’una qualche illusione, per agitare gli spiriti, e per poter dire il giorno dopo, se le speranze si realizzavano, io ero dei vostri! E molte città del Lombardo-Veneto, e vi sono dei centri secondarii in altre città. Vi potrei nominare gli uomini, e parecchi deputati ancora che sono gli intermedia­rii fra i poveri deputati e gli uomini del governo. Questi intriganti spargono ovunque belle speranze per far nascere come prima del 1848 grande fiducia nella Casa di Savoja…

L’agitazione suscitata dagli uomini del Governo non è per noi che una piaga; questa toglie ad essi, e toglie a voi, giudici, se siete probi, il diritto di accusare e di punire… giacché non si fa che mettere in opera le reiterate insinuazioni del vostro Governo… da dieci anni”. Cosa strana! I cospiratori del 29 giugno furo­no condannati, ma Mazzini era assolto. E qualche mese dopo, il 14 gennaio 1858, una rivelazione terribile si faceva a Parigi. La lettera ed il testamento d’Orsini, pubblicati dal Siede il 28 febbraio seguente arrecavano strane rivela­zioni. Capisca chi può! ^ L’abbozzo ne fu trovato nelle carte di Manin. -Vedere Mamn e l’Italia, 1859

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3 Era l’onorevole Delegato di Pesaro.

4 Ma che cosa s’è fatto a Roma sotto il Governo della Repubblica? Ascoltiamo il Conte di Montalembert nel suo Pio IX e lord Palmerston. “Prima, durante e dopo l’assedio di Roma, fu il pugnale l’anima ed il simbolo della pretesa libertà e nazionalità romana. La Repubblica romana nacque dal colpo di stile che uccise Rossi, da quello stile chiamato democratico e benedetto, e che fu condotto in trionfo per Roma disonorata. Durante questa Repubblica, l’assassinio fu l’espediente ordinario della setta per contenere le popolazioni col terrore. Preti, cittadini ed ufficiali furono le vittime di quell’espediente. Neanche un assassino fu arrestato né punito sotto la Repubblica; neanche il miserabile Zambianchi colonnello delle guardie di Finanza, che fece uccidere tanti innocenti nel suo quartiere di San Calisto, e che emulo di Carrier fece fucilare il curato della Minerva sotto i suoi occhi al termine d’una cena alla quale aveva obbligato quel venerabile prete d’intervenire. Dopo la presa di Roma, il giuramento di pugnalare quanti avessero mostrato gioia, o adesione all’armata francese fu rigorosamente osser­vato. Non è probabile che lord Palmerston voglia negare l’integrità dei consigli di guerra della Francia. Gli ordini del giorno dei generali Rostolan e Baraguay d’Hilliers sono là con molti documenti, per provare quanto vigore e vigilanza si sia dovuto adoperare perché i soldati francesi non cadessero sotto il ferro degli assassini”. Ecco il regime che il primo Ministro d’Inghilterra, lord Palmerston, osava preferire al Governo pontificio. Ed è in favore del capo militare di questa Repubblica che lord Ellenborough scriveva a lord Brougham: “Io sono pronto come pari d’Inghilterra a mandare di qui delle armi a Garibaldi”. È dunque ben implacabile l’odio dell’anglicanismo contro il Papa!

1 La storia di queste negoziazioni è esposta dalla Santa Sede in una memoria autentica pubblicata in seguito all’allocuzione pontificia del 22 gennaio 1855.

2 Vedere l’Ami de la religioni, tomo 148, pagina 76, 77 e 332.

3 Vedere la Gazzetta del popolo di quest’epoca, e l’Ami de la rehgion, tomo 149, pagina 247.

4 Vedere la circolare confidenziale dell’intendente d’Aosta ai sindaci della sua provincia; un’altra circolare del 21 ottobre 1853, nella quale il Conte Cavour esigeva con minacele la statistica dei conventi; l’altra nota del 27 ottobre anno medesimo che ordinava ai sindaci d’esercitare una sorveglianza continua sui curati, di osservare i loro discorsi e di far arrestare immediatamene i ministri del culto che dal pulpito parlassero dell’incarimento dei cereali.

5 Si possono vedere particolari più dettagliati nell’Eco di Bologna 7 agosto 1862.

6 E quello stesso Conforti deputato di Napoli che è stato compromesso in un affare di malversazione per la somma di 70 o 72000 ducati prelevati indebitamente sul pubblico Tesoro.

7 Vedere L’Armonìa del 1 luglio 1860, pag. 2, col. 3, ed il numero pure dell’8 luglio, pag. 1, col. 2, e quello pure del 19, pag. 4, col. 1 e 2, e l’altro finalmente del 20, pag. 4, col. 1 e 2.

8 Vedere L’Armonia del 3 luglio 1860, pag. 1, colonna 3.

9 Vedere XArmonìa dell’8 e 14 luglio 1860. Noi raccomandiamo la lettura degli strani Considerando che precedono la sentenza. Si troveranno nell’Armonia del 14 luglio, pagina seconda, colonna prima, seconda e terza.

10 Nel momento in cui scriviamo veniamo a sapere dai giornali che questo prelato fu condannato il 14 d’agosto a 200 franchi di multa.

IL TESTO

fonte

https://www.eleaml.org/sud/borbone/brigantaggio_piemontese.html#ottavo

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