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IL MISTERO DELLA CAPPELLA DELLA NOBILE FAMIGLIA GEMELLI NELLA CHIESA DI SANT’ELIA

Posted by on Mag 7, 2023

IL MISTERO DELLA CAPPELLA DELLA NOBILE FAMIGLIA GEMELLI NELLA CHIESA DI SANT’ELIA

Il culto verso la Madonna del Bosco ebbe a Messina, grande diffusione già agli inizi del 1600.
Quindi, nel 1615 fu costituita una confraternita per la quale fu costruito il primo nucleo monumentale, dal quale in seguito fu innalzata la rispettiva chiesa.

Del monumento non rimane che il ricordo, nel toponome inserito nella via che un tempo indicava il sito, dove fino alla seconda guerra mondiale, erano sopravvissute le fabbriche principali e soprattutto, l’altare maggiore. Su iniziativa di monsignor Giorgio Previti, il cappellano di sant’Elia, coadiuvato da un devoto del plesso del Paraporto, fu recuperato l’altare principale e il medesimo paliotto della chiesa della Madonna del Bosco, ricostituendolo, presso la prima cappella di destra dell’aula elianica.  Sempre per volontà dell’attivo cappellano, sfruttando l’amicizia che lo legava al prelato Amoroso, chiesero al nipote di realizzare una tela, intitolata all’icona della Madonna del Bosco. Proprio in quel momento, si stava materializzando un misterioso fenomeno. La scelta casuale, che ebbe determinato la sistemazione presso quella cappella in sant’Elia, ricomponeva un significativo evento, verificatosi trecento anni prima.  Quasi per intercessione divina, la dove fu ricomposto l’altare maggiore della chiesa perduta, era nata nella seconda metà della terza decade del 700, per volontà di una illustre famiglia messinese, una delle quattro cappelle incassate ancora presenti nella chiesa di sant’Elia. I fautori che  ebbero promosso  gli arredi di siffatta cappella, ricadevano nei rampolli della nobile famiglia Gemelli: più precisamente nel ramo di Guglielmo Gemelli. Colui il quale, negli stessi anni, posto a capo della delegazione dei pellegrini messinesi,  arricchì il santuario della Madonna di Polsi con un’acquasantiera, datata  1750. Le prime contaminazioni religiose, fra comunità siciliane e calabresi, si rapportano al ritrovamento della sacra croce, un  cimelio medievale conservato nel santuario reggino. Successivamente, dopo il XII secolo, il culto verso la sacra immagine si propaga fino alla costa messinese e con maggiore  partecipazione, presso il villaggio di Ganzirri. Dal sito dei laghi, ripetutamente nei  secoli, si costituiva un pellegrinaggio  spontaneo che conduceva i suoi  devoti, dall’attraversamento  dello  stretto fin su le pendici dell’Aspromonte. Nella mastra nobile di Messina del 1798- 1807, troviamo annotati un Guglielmo Gemelli del fu Domenico, e un Guglielmo Gemelli e Mantica del fu Carlo. Da altre carte, si può ragionare sul conto del primo Guglielmo del fu Domenico, ritrovato come sostenitore delle monache agostiniane di sant’Elia, dove possedeva la sù citata, prima  cappella di destra dell’attuale chiesa. Sempre lo stesso personaggio, lo ritroviamo nelle veci del devoto che a sue spesse, fece eseguire una splendida acquasantiera ancora esistente, molto simile a quella sistemata nella chiesa di sant’Elia. Infatti, nei cimieri e nel blasone ecclesiastico ritrovato nella cappella elianica, compaiono gli attributi del lignaggio nobile del Gemelli. Appare evidente che i simboli riconducibili al rango e alla nobiltà della famiglia, prendono piede presso i capitelli corinzi che funzionano come una sorta di porta insegne, i valori della nobiltà: in esse, si notano due elmi sopra i rispettivi panneggi a stucco, ritraenti, nel ruolo di gentiluomini o antichi cavalieri due discendenti del casato. In entrambe le visiere troviamo 5  griglie ( tre apparenti e due no), ma appartenenti a due discendenze diverse. Nell’elmo posto sopra il capitello di destra, compare un Gemelli per discendenza diretta di sangue: la visiera è espressa di profilo rivolta sulla  sua destra con nasale rialzato e ventaglio abbassato. Viceversa, l’altra pezza, composta sopra il capitello della colonna di sinistra, è espressa di profilo in tre quarti, sempre rivolta sulla sua destra per evidenziare lo stato diretto delle discendenza di sangue con la rispettiva presenza sul lato destro; emancipando la funzione di nipote. Arma: d’azzurro a due gemelli  affrontati  sopra una pianura di verde,  addestrata da un pastorale di nero, piantato sulla pianura e tre stelle d’argento, piantate sul capo.

Alessandro Fumia

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