IL SUD DOPO IL 1860: COSA HA DETTO GIUSEPPE FERRARI
Il deputato milanese Giuseppe Ferrari (lo stesso che denunciò l’eccidio di Pontelandolfo) comprese che il Piemonte non intendeva realizzare una vera unificazione, ma intendeva assoggettare gli altri Stati, in particolare il Regno delle Due Sicilie, e l’8 ottobre 1860 intervenne in Parlamento contro il progetto egemonico subalpino, proponendo ancora una volta per la nuova Italia il suo modello federalista.
Ecco quello che disse: ‘Ho visto Napoli, una città colossale, ricca, potente. Innumerevoli sono i suoi palazzi, costruiti con titanica negligenza sulle colline, sulle alture, nei vichi, nelle piazze, quasi che indifferente fosse la scelta del luogo in una terra da per tutto incantevole. Ho visto strade meglio selciate che a Parigi, monumenti più splendidi che nelle prime capitali d’Europa, abitanti fratellevoli, intelligenti, rapidi nel concepire, nel rispondere, nel sociare, nell’agire. Napoli è la più grande capitale italiana e quando domina i fuochi del Vesuvio e le ruine di Pompei sembra l’eterna regina della natura e delle nazioni. Napoli è abbagliante di splendori e voi volete prenderla incondizionatamente, volete che sia data a Torino. Non dico che voi vogliate, intendiamoci; ma il moto economico lo vuole, la vostra politica lo esige, la geografia del Piemonte e delle sue ambizioni ingenite lo richiede: è il vostro principio che conduce alla confisca immediata e incondizionata della più grande città italiana a profitto di una città senza dubbio coltissima e dotata di invincibili attrattive, ma della metà inferiore alla grandezza di Napoli. La sua dedizione incondizionata significa che sarà libero il Piemonte di distruggere tutte le leggi napoletane per sostituirvi le sue. Chi dice: annessione incondizionata, vuole che uno Stato si dia in modo tale che lo Stato che lo prende ne possa disporre a proprio piacimento. La parola incondizionata implica che il regno napoletano si troverà in balia di un Re o di un Senato piemontesi. Le leggi delle Due Sicilie sono ottime, paragonate con quelle delle altre nazioni incivilite; esse sono da preferirsi a tutte; in una parola i codici francesi sono vigenti nella bassa Italia, e voi volete che Napoli si sottometta incondizionatamente e subito ad occhi chiusi a un regno i cui codici sono nel dubbio della discussione, le cui finanze ondeggiano nell’urto delle autonomie e il cui ordinamento geografico è un mistero per i membri stessi del Gabinetto piemontese? Qui si tratta di capire se questo Governo sia autorizzato a trascinare nella sua corrente il Regno delle Due Sicilie, il suo diritto di darsi le leggi, il suo potere di reggere la sua antichissima autonomia. Or bene, s’io avessi l’onore d’essere nato nella patria di Vico, e se l’alta Italia volesse annettervisi senza condizione e subito, io direi: non confondiamoci, ma confederiamoci. E diffatti, giacché la storia non volle che l’Italia appartenesse alla classe delle nazioni unitarie, colla federazione possiamo giungere a ogni più gloriosa meta. Colla federazione ogni città si trasforma in capitale e regna sulla sua terra’.
Salvatore Di Bella e Enrico Fagnano
QUINDICESIMO POST tratto dal mio libro LA STORIA DELL’lTALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato distribuito Amazon). Post precedenti sul sito ‘Alta Terra di Lavoro’.