Alta Terra di Lavoro

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IL TRIBUNALE DI CAMPAGNA DI TERRA DI LAVORO NEL 1799

Posted by on Mar 6, 2023

IL TRIBUNALE DI CAMPAGNA DI TERRA DI LAVORO NEL 1799

Nella prima opera contemporanea di un certo respiro sul Tribunale di Campagna di Terra di Lavoro, le vicissitudini vissute da tale magistratura nel 1799, durante i cinque mesi di governo della Repubblica Napoletana, sono liquidate con poche parole: «Dopo la breve parentesi rivoluzionaria del 1799, il tribunale della Campagna fu immediatamente riorganizzato dal governo borbonico» 1.

Nessun cenno, invece, al Tribunale da parte di Anna Maria Rao nel suo studio sull’ordinamento della giustizia all’epoca della Repubblica Napoletana 2.

La distruzione operata, per ordine dei Borbone, della documentazione prodotta dagli organismi di governo ed amministrativi dell’aborrita repubblica3, insieme alla successiva dispersione dell’archivio del Tribunale di Campagna 4, ad esclusione di pochi volumi e fascicoli 5, rende abbastanza difficile ricostruire le vicende di questa magistratura nel breve periodo di governo della Repubblica Napoletana. Pure, un piccolo gruppo di documenti di varia provenienza, a volte semplici riferimenti a documenti oggi perduti, ci consente di abbozzare una ricostruzione dell’attività del Tribunale, e del suo unico e solo giudice, il Commissario di Campagna, durante il breve e difficile periodo repubblicano del 1799.

Una prima notizia riferita al Commissario di Campagna dell’epoca, Lelio Parisi6, nei giorni tempestosi della rottura dell’armistizio di Sparanise da parte delle truppe francesi del generale Championnet (19 gennaio 1799) e della loro avanzata e conquista di Napoli (23 gennaio 1799), la ricaviamo da un memoriale presentato in favore di un certo Giuseppe Montefusco di Nocera de’ Pagani, già Caporale di piazza (oggi diremmo di ruolo) del Tribunale di Campagna il quale, per procacciarsi prebende o favori dal re, dopo la sconfitta dei repubblicani, relazionava sulla propria condotta in favore del sovrano nella proprio luogo d’origine, esordendo: «come nell’epoca che già approssimavasi la truppa Francese in quella Dominante [intende la capitale, Napoli], egli ritrovavasi in Nevano con il Commissario di Campagna, da dove furono ambidue costretti a fuggirsene, cioè il

1 RAFFAELE FEOLA, Aspetti della giurisdizione delegata nel Regno di Napoli: il Tribunale di Campagna,
«Archivio storico per le province napoletane» [ASPN], anno XCI (1973), pp. 23-71, alla p. 66. Per la storia di tale magistratura, oltre all’opera del Feola si veda, altresì: MARCO DULVI CORCIONE, Modelli processuali dell’antico regime. La giustizia penale nel Tribunale di Campagna di Nevano, Istituto di Studi Atellani, Frattamaggiore 2002.
2 ANNA MARIA RAO, L’ordinamento e l’attività giudiziaria della Repubblica Napoletana del 1799, ASPN
cit., pp. 73.145.
3 Cfr. STEFANO PALMIERI, «Le abominevoli carte formate in tempo dell’abbattuta anarchia». La
tradizione documentaria della Repubblica Napoletana, ASPN, anno CXVI (1998), pp. 154-173.
4 RAFFAELE FEOLA, cit., p. 70: «Nello stesso mese di aprile 1806 il Tribunale veniva trasferito ad Aversa
per ordine del nuovo ministro di Giustizia Michele Cianciulli, ed in quella occasione venne in gran parte distrutto il suo archivio».
5 JOLE MAZZOLENI, Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. X al sec. XX conservate presso
l’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1978, parte seconda, pp. 159-162.
6 Sulla figura di Lelio Parisi cfr. LUIGI RUSSO, Note biografiche su Lelio Parisi di Moliterno (1754-1824),
«Rassegna storica dei comuni», a. XXXIII (n. s.), n. 142-143 maggio-agosto 2007, pp. 36-44. Alle notizie fornite da Russo possiamo aggiungere che, quale giudice di Vicaria, Lelio Parisi aveva ricevuto una speciale commissione dalla Segreteria di Giustizia per indagare «sopra i disordini accaduti in Cutro, e sopra alcuni carichi fatti al Preside di Catanzaro Brigadiere don Vincenzo Dentice»: Archivio di Stato di Napoli [ASNa], Real Camera di Santa Chiara, dispacci in copia di guerra, vol. 6 (1796-1798), n. 16 (dispaccio del ministro della Guerra Manuel y Arriola del 23 aprile 1796). Il Parisi entrò poi in carica quale Commissario di Campagna il 1° novembre 1797: ASNa, Dipendenze della Sommaria, Tribunale di Campagna, fascio 263 III, vol. 2.
Giuseppe si portò alla di lui Padria, ed il Commissario in Salerno, per il gran numero de’ Giacobini,
e traditori, che si scorgevano»7.

Figura 1 – Firma autografa dell’Intendente di Terra di Lavoro Lelio Parisi in un documento dell’Archivio di Stato di Caserta
Quindi, ad un primo impatto viene da pensare che Lelio Parisi, quale fedele funzionario e sostenitore del re, fuggisse per non essere costretto a prestare i propri servigi ai Francesi invasori, restando al proprio posto in Nevano, dove in quegli anni il Tribunale di Campagna aveva la propria stabile residenza8.
L’esatto contrario del segretario del Tribunale, Michelangelo de Novi 9 che, come risulta dalla sentenza della Giunta di Stato istituita da re Ferdinando per giudicare (e condannare!) chi aveva
7 ASNa, Segreteria di Grazia e Giustizia, fascio 193, incarto senza numero.
8 Il tribunale era ospitato in Nevano nel palazzo che era stato della famiglia Capecelatro, acquistato nel 1731, con l’esteso appezzamento di terreno annesso, dal marchese Francesco Maria Salerni, all’epoca Commissario di Campagna di Terra di Lavoro: cfr. BRUNO D’ERRICO, La vendita dei beni di Nevano della famiglia Capecelatro (1731), in «Società Francesco Capecelatro – Note per la storia di Grumo Nevano», pp. 3-16. Morto il Salerni nel giugno 1734, gli era successo nell’eredità il fratello Nicola Maria Salerni. Alla morte di questi senza discendenti diretti, il 1° marzo 1768, era insorta una accesa controversia tra le famiglie Andreotti, cavalieri di Cosenza, ed Anastasio, baroni di Chiusano, sulla divisione dell’eredità: Cfr. ASNa, Pandetta corrente, fascio 827, fascicolo 4609, Atti dell’eredità del fu Marchese di Nevano don Nicola Maria Salerno; Id., Regia Camera di Santa Chiara. Bozze di consulta, vol. 324 bis, fol. 8. Alla fine si addivenne ad una composizione della vertenza e ai baroni Anastasio, del palazzo che fu dei Capecelatro, toccarono otto stanze, cinque bassi, stalla, rimessa, granaio e parte del cellaio, mentre agli Andreotti toccarono sette stanze, un basso e l’altra parte del cellaio Cfr.: ASNa, Registri del cessato Catasto terreni della provincia di Napoli, vol. n. 229, Comune di Grumo Nevano (1813), sezione H, partite 119, 120, 122, 123. Il Tribunale di Campagna aveva la propria sede nella porzione del palazzo di proprietà dei cavalieri Andreotti. Senza tener conto della sua importanza storica, l’edificio fu abbattuto agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso ed al suo posto si erge un complesso-alveare a più piani, denominato “Parco Sara” prospiciente l’attuale piazza Tammaro Romano a Grumo Nevano.
9  Su Michelangelo de Novi si veda NELLO RONGA, Il 1799 in Terra di Lavoro. Una ricerca sui comuni dell’area aversana e sui realisti napoletani, Napoli 2000, in particolare alle pp. 247-252, per le vicende vissute dallo stesso dopo la caduta della Repubblica; per accenni sulla successiva carriera del de Novi nell’amministrazione della giustizia, sia all’epoca dei re napoleonidi che al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli cfr. LUIGI RUSSO, Note biografiche su Lelio Parisi cit. Alle scarne notizie fornite da Russo sul de Novi possiamo aggiungere che della sua attività di giudice istruttore nel distretto di Campagna (tra il 1819 e il 1824) si trovano testimonianze in ANTONIO STASSANO, Cronaca. Memorie storiche del Regno di Napoli dal 1798 al 1821, a cura di Roberto Marino e Mario Themelly, Napoli 1996. Sul giudice de Novi, insieme ad altri magistrati, poco lusinghiere considerazioni in un fascicolo di Notizie ed osservazioni intorno ai magistrati dei Domini al di qua del Faro dell’aprile 1837, per alcuni dei quali, come il de Novi, la pessima……..

Bruno D’Errico

Anno XLI (nuova serie) – n. 188-190 – Gennaio-Giugno 2015

ISTITUTO DI STUDI ATELLANI

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