ITALO RE DEGLI ENOTRI
Secondo lo storico Dionisio di Alicarnasso “Gli Arcadi (popolo proveniente dall’Anatolia) condotti da Enotro figlio di Licaone, nato diciassette generazioni prima della guerra di Troia, giunsero nel mare che bagna le regioni occidentali dell’Ausonia (zona nord-est dell’attuale Calabria) fondando sulle alture piccoli centri abitati vicini gli uni agli altri, secondo la forma di insediamento consueta tra gli antichi. La regione occupata, che era vasta, fu chiamata Enotria ed enotrie tutte le genti su cui regna”.
Considerando, per quel periodo, una generazione uguale a trent’anni si può desumere che gli Ausoni abitavano nell’attuale Calabria ancor prima del 1600 a.C. Quanto detto dallo storico greco è stato confermato da diversi reperti trovati in alcuni siti archeologici della costa nord-est calabrese. Reperti, databili al periodo dell’inizio dell’età del ferro, che testimoniano scambi commerciali tra i Greci e alcuni popoli della costa ionica ancor prima dell’inizio della colonizzazione ellenica, avvenuta tra l’VIII e il VI secolo a.C. Gli Ausoni, una popolazione osca di lingua indoeuropea di ceppo sannitico, furono quindi cacciati dall’attuale Calabria dagli Enotri. Il loro re, secondo alcune leggende, era Ausone, figlio di Ulisse e della maga Circe, secondo altri figlio di Ulisse e della ninfa Calipso. Gli Arcadi, inizialmente, si stanziarono sui monti, dove costruirono diversi villaggi. Poi, nel periodo tra il Bronzo Medio a quello Finale si trasferirono nelle zone collinari in modo da poter avere a disposizione un territorio più vasto. Nell’età del Bronzo Recente gli insediamenti degli Enotri diventarono stabili dopo che costruirono le loro abitazioni in legno, con pavimenti in argilla e con le cucine munite di forni. Gli Arcadi subirono, così, un’importante evoluzione socio-politica che li portò ad avere delle comunità ben organizzate; diventarono coltivatori di noci, cereali, legumi, viti e ulivi. Le colline e le verdi valli abitate costituivano un’area geografica fertile attraversata da “acque pure e copiose” dei numerosi fiumi che con i loro “corsi tortuosi e ripidi” disegnavano un paesaggio che sembrava dominato da forze oscure e misteriose. Le limitrofe e imponenti montagne rendevano i loro villaggi fortificati in modo naturale e rappresentavano un’ulteriore ricchezza in quanto la gente era capace di sfruttarne il legname e la pece. Durante l’età del Bronzo Finale gli Enotri nel seppellire i loro morti poneva accanto a loro i propri vestiti e diversi oggetti, come armi per gli uomini e servizi di filatura e parure per le donne. Successivamente il territorio degli Arcadi fu invaso dai Bruzi, un popolo proveniente dalla Lucania, che si stabilì dopo aver cacciato gli Enotri nella parte centro-settentrionale della regione scegliendo come capitale Cosenza. Gli Enotri, sconfitti dai Bruzi, si stabilirono in modo definitivo nella parte centrale dell’attuale Calabria. L’integrazione con gli abitanti locali fu pacifica e ciò consentì un ulteriore aumento della popolazione, soprattutto sulla costa. Nel XX secolo sono stati trovati nel quartiere Germaneto di Catanzaro, in un territorio adiacente all’antica Scolacium, arcaiche necropoli con reperti riconducibili agli Enotri. Per lo storico greco Polibio gli abitanti dell’Enotria erano onesti, ospitali e molto religiosi, contrariamente ai crudeli Greci. Secondo le narrazioni leggendarie, alla morte del re Enotro il regno venne diviso tra i suoi figli che diventarono signori ciascuno di una porzione della grande Enotria e secondo le usanze del tempo ogni nuovo regno prese il nome del nuovo re. Italo, il fondatore di Pandosia Bruzia, la capitale iniziale del Regno, probabilmente da identificare con la città odierna di Acri, diventò uno dei re. Secondo Aristotele: “L’intiera terra fra i due golfi di mari, il Nepetinico e lo Scilletinico, fu ridotta sotto il potere di un uomo buono e saggio, che convinse i vicini, gli uni con le parole, gli altri con la forza. Questo uomo si chiamava Italo e denominò per primo questa terra Italia. E quando italo si fu impadronito di questa terra dell’istmo, ed aveva molte genti che gli erano sottomesse, subito pretese anche i territori confinanti e pose sotto la sua dominazione molte città” Per Antioco di Siracusa “Italo era il re degli Enotri e da lui in seguito presero il nome di Itali e Italia l’estrema propaggine delle coste europee delimitata a Nord dai golfi di Squillace e di S. Eufemia, di lui dicono che abbia fatto degli Enotri, da nomadi che erano degli agricoltori stabili, e che abbia imposto loro nuove leggi, istituendo tra l’altro per primo le sissizie”. “I sissizi erano delle grandi feste con pranzi sociali cui tutta la popolazione aderiva e partecipava. Per questa ragione ancora oggi alcune delle popolazioni che discendono da lui praticano i sissizi e osservano alcune sue leggi”. Italo insegnò al suo popolo come coltivare la terra, come trarre profitto dagli animali, come modellare il ferro per forgiare gli aratri, come tagliare il legno per costruire barche e abitazioni più comode e come utilizzarne i prodotti. Dettò, inoltre, leggi savie, decretò il culto di Cerere, dea della fertilità. Tutti seguirono i suoi insegnamenti e lo ascoltarono con vivo interesse, incantanti dal suo ingegno. Italo li educò anche sulle leggi della natura, gli spiegò il valore del rispetto verso i propri simili, gli parlò di quanto fosse importante vivere sempre in pace e di considerare sacra l’ospitalità agli stranieri. Dopo la morte il suo popolo, per non dimenticarlo decise di chiamarsi Itali e la terra dove vivevano Italia. Per alcuni studiosi il nome Italo deriverebbe, invece, da Viltus (vitello) che richiama l’incisione rupestre della grotta di Papasidero. Lo storico greco Ellanico di Militene e anche gli storici come Timeo e Varrone hanno scritto che Ercole, dopo aver condotto dalla Sicilia in Calabria i vitelli rubati a Gerione, la regione venne denominata Vitulia. Per i ricercatori storici contemporanei, infine, Italo non è una figura mitologica e leggendaria ma fu il fondatore del primo assetto politico ed etnico della Calabria.
Francesco Antonio Cefalì
Esaustivo, completo, utilissimo,grazie