“La galassia sconosciuta e divisa del meridionalismo”
Questo il titolo dell’articolo con cui, sul Roma, viene trattato l’insieme di movimenti, associazioni e partiti neo-meridionalisti…..
Una galassia, in senso astronomico, è un insieme di oggetti, strutture, materiali ed energie fra loro anche molto diversi tenuti insieme dalla forza di gravità; quindi termine migliore per indicare lo stato attuale del mondo meridionalista non poteva essere scelto.
L’autore suddivide questo coacervo di gruppi, questo mondo in tre grosse macroaree, individuando nella volontà di passare alla fase attiva di impegno nella vita politica, l’elemento comune a tutti e tre: la forza di gravità della galassia meridionalista.
Non sono proprio d’accordo.
Innanzi tutto credo che ci sia una quarta macroarea, osservando la quale si capisce che l’elemento comune con le altre tre non è quello della volontà di cimentarsi nell’agone politico.
E’ questa l’area di coloro, e credo siano i più, che ritengono prematuro, molto prematuro scendere in campo politicamente. Alcuni, forse, non ci pensano nemmeno impegnati come sono nella riscoperta della storia passata.
In ogni caso, cimentarsi in politica si può, come dimostra il caso del Partito del Sud del brigante Ciano; ma non lo si può fare se non come spalla, più o meno quantitativamente esigua, di qualcun altro ben più forte nella cabina elettorale; non lo si può ancora fare come forza autonoma. Torna utile, al movimento nel suo insieme, ed era forse necessario che qualcuno lo facesse. Ma se tutti i gruppi si comportassero così, si finirebbe per diluire il movimento nel magma generale con conseguente perdita di identità, valori, scopi e finalità. A meno che, lo spirito di appartenenza al mondo del neomeridionalismo non fosse così forte da covare sotto la cenere delle mentite spoglie di forza subalterna, inequivocabilmente costretta a condividere posizioni che forse neanche le appartengono. E questo già si è verificato: si ottiene qualcosa, ma si cede su qualcos’altro.
Ritornando alle macroaree, per conservare l’impostazione dell’articolo, se l’atteggiamento nei confronti della politica non è l’elemento comune, qual è l’elemento che le unisce? È la rivisitazione della propria storia passata e, soprattutto, la coscienza nuova, la nuova consapevolezza di sé che da essa nasce; la coscienza che trasforma un meridionale depresso, auto razzista, in una persona lucida, che ha orgoglio di sé, che si indigna per quanto ha subito e subisce ancora e ha una grande voglia di riscatto e liberazione; una persona che si può definire in tanti modi (ma non ne farei una questione di termini da usare): neoborbonico, borbonico, meridionalista, neo meridionalista, insorgente, brigante, brigante insorgente, duosiciliano etc. ma è e resta un uomo ormai libero dentro. E la libertà interiore raggiunta, preme per uscire, per essere vissuta “fuori”, realizzata nella vita di tutti i giorni. E qui il cerchio si chiude con la trasformazione di questa volontà di uscire nella volontà di impegnarsi.
Ma l’impegno può essere di vari tipi: personale, sociale, politico o semplicemente di … coscienza. Ci saranno contadini duo siciliani, chimici, filosofi, medici neoborbonici dentro, che vivono la loro vita con la consapevolezza di appartenere a quella cultura, a quel sentire, a quel popolo e a quell’area geografica senza impegnarsi più nelle operazione di revisione storica, di riconquista (personale o di gruppo), di divulgazione e difesa di una identità che loro, ormai, hanno già recuperato e acquisito.
L’elemento in comune è, dunque, quello della rivisitazione della propria storia passata, quello che porta a guardare a noi stessi, al nostro presente, al nostro recente passato, sotto la luce illuminante di questo processo di rinvenimento della verità storica.
Questo risolve anche un altro problema: la discesa in campo. Se non siamo forti per poterlo fare autonomamente, come gruppo politico, siamo in condizioni di poterlo fare come singoli: chi, per esempio, è consapevole che la raccolta differenziata è nata qui, è meridionalista fino in fondo: fa la raccolta differenziata. Non aspetta che il cambiamento venga dall’esterno: è lui stesso il cambiamento, nella sua vita privata.
Il partito poi verrà.
Meridionalista, poi, è un termine generico; perché neo-meridionalista? Perché i meridionalisti ci sono già stati, tanti. Alcuni avevano una chiara visione degli eventi storici che avevamo subito; altri, genericamente, volevano il miglioramento reale delle condizioni del Sud ma senza revisione, non centrando le cause del problema, erano ancora più inermi nei confronti dei paladini degli interessi forti del nord.
Quello che accomuna tutti noi e, quindi, distinguendoci dagli altri del passato, ma anche del presente, ci merita il nome di neo-meridionalisti, è la revisione storica, la consapevolezza e la coscienza di noi stessi non mediata dalla cultura del nord. Grazie alla revisione storica, oggi ci guardiamo con i nostri occhi e ci pensiamo con la nostra mente. Senza intermediari di sorta.
Il fatto stesso, poi, di riconoscere ai Borbone un innegabile ruolo di faro, di esempio, di dimostrazione che, se ben amministrati e liberi, ma liberi proprio da tutto … possiamo ben figurare al cospetto delle Nazioni, ci merita l’appellativo di Neoborbonici.
Spesso, soprattutto in questi tempi in cui si parla di paventate riforme costituzionali, sento usare il termine “suddito” con un’accezione negativa, quasi a voler significare che il cittadino è libero, il suddito no beh, io penso che se oggi fossi ancora suddito, se non ci fossero state soluzioni di continuità tra il 1860 e il presente, beh, oggi vivrei in un Paese migliore.
La cultura ufficiale ci ignora? Si fa sempre così con ciò che non si capisce, che si teme e che finisce per turbare.
Siamo partiti, con il termine galassia, da una metafora astronomica.
Mi piace allora concludere con le parole di un astronomo, il compianto Professore Paolo Maffei:
<< … l’uomo dimentica volentieri tutto ciò che non riesce ad inquadrare nell’ordine delle cose da lui precedentemente stabilito. Ma, presto o tardi, i fatti tornano a bussare alle palpebre chiuse e la realtà torna a frapporsi fra l’uomo e i sui progetti finché questi non si sia deciso, se non a spiegarla, perlomeno ad accoglierla>>.
L’uomo del sud, la sta accogliendo e questo lo trasforma in duosiciliano; quello del nord ha ancora le palpebre chiuse e resta colonizzatore, anche se inconsapevole.
Non c’è unità nelle piccole azioni che compiamo? Ora non c’è perché non c’è la pressione (selettiva, direbbe un biologo) perché ci sia. Nel momento in cui le forze saranno cospicue e i problemi richiederanno unità, verrà anche l’unione
Fiorentino Bevilacqua
(Futuro)