La linea rossa e l’ipocrisia dell’Occidente di Vincenzo Giannone
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che prima di candidarsi alle elezioni presidenziali era un comune attore e un comico, ha chiesto ufficialmente di entrare a far parte dell’Unione europea e della NATO (un’alleanza difensiva costituita nel 1949 dagli Stati Uniti d’America, Canada, Regno Unito, Francia, Norvegia, Germania, Italia e altri Paesi dell’Europa occidentale per difendersi dall’Unione Sovietica comunista). Alla richiesta di Zelensky di entrare nell’UE, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto: …è una questione paradossale.
La rovina dei popoli sono gli uomini che li governano. Se fosse stato un uomo saggio e un vero “Servitore del popolo” (nome del partito politico con cui ha partecipato alle elezioni presidenziali) Zelensky avrebbe dovuto concordare la pace con la Russia prima di sprofondare l’Ucraina in una guerra che sta producendo morte, dolore e distruzione ovunque. Chiedendo ufficialmente di entrare a far parte dell’Unione europea e della Nato ha di fatto esposto l’intera popolazione ucraina alle ritorsioni della Russia e alla guerra in atto. Questo è un dato oggettivo.
Putin ha invaso l’Ucraina perché non si fida più degli Stati Uniti, dell’Unione europea e della NATO, ossia non si fida più dell’Occidente, che mira a espandere le sue infrastrutture militari fino ai confini della Russia. Nel discorso del 24 febbraio ha dichiarato:
«In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini».[1]
Con la rivolta di piazza Maidan del 18-19 febbraio 2014 ci fu in Ucraina un vero colpo di stato per far nascere «un nuovo governo antirusso, spodestando un presidente democraticamente eletto». Scriveva Eliseo Bertolasi nel marzo 2014: «Questa circostanza ci indica la strategia che c’è alle spalle di tutta questa vicenda: l’indebolimento della Russia» (da parte dell’Occidente).
Oggi, giustamente, l’Occidente accusa Putin di aver aggredito l’Ucraina ma ignora di aver provocato, direttamente o indirettamente, la rivolta di piazza Maidan per attirare l’Ucraina nell’orbita dell’Unione europea a danno della Russia e che negli ultimi otto anni, dal 2014 al 2022, il governo ucraino filoeuropeo ha perseguitato le popolazioni russofone del Donbass e ha ucciso circa 14.000 persone, in gran parte civili, e nessuno ha mai protestato vivamente contro l’Ucraina come oggi contro la Russia. Il 2 maggio 2014, a Odessa ci fu un eccidio. Numerosissime persone che protestavano contro il nuovo governo instaurato dopo la rivolta di piazza Maidan e si erano rifuggiate nella “Casa dei sindacati” per sfuggire all’attacco degli estremisti filo-occidentali furono uccise. La Casa dei sindacati fu incendiata, 48 civili ucraini di etnia russa furono uccisi a colpi d’arma da fuoco e da taglio e diverse centinaia di persone furono ferite. Che cosa fece l’Occidente? Invitò il governo ucraino a condurre un’indagine per scoprire i colpevoli. Nel rapporto redatto dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) si legge:
«La mancanza di sicurezza e, a volte, intense ostilità militari hanno contribuito a una totale rottura dello stato di diritto, portando mancanza di una reale protezione per coloro che si oppongono alla presenza di gruppi armati e a un peggioramento della situazione dei diritti umani in alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk. Dalla metà del 2014, l’OHCHR ha registrato circa 1.500 resoconti di vittime, testimoni e parenti. Questi resoconti mostrano che tutte le parti sono responsabili delle violazioni dei diritti umani e degli abusi e delle violazioni del diritto umanitario internazionale. Soprattutto, queste testimonianze – ei dati raccolti sulle vittime civili – dimostrano che i civili hanno pagato il prezzo più alto per questo conflitto. Da metà aprile 2014 al 15 maggio 2016, l’OHCHR ha registrato 30.903 vittime nell’area di conflitto nell’Ucraina orientale, tra forze armate ucraine, civili e membri dei gruppi armati. Ciò include 9.371 persone uccise e 21.532 ferite ».[2]
Il 5 dicembre 1994 l’Ucraina aveva firmato a Budapest un accordo (Memorandum di Budapest) con cui accettava di smaltire le scorte di armi nucleari appartenenti alla disciolta URSS e aveva aderito al patto di non proliferazione delle armi nucleari. Ma oggi, alla conferenza di Monaco, Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina «potrebbe considerare il Memorandum di Budapest come un trattato non più valido».[3] La storia insegna, i trattati internazionali sono rispettati secondo le circostanze di convenienza.
Gli USA e l’Europa, divide et impera, vorrebbero porre i loro missili in Ucraina al confine con la Russia e Putin ha detto chiaramente che non si fida più dell’Occidente e per una questione di sicurezza nazionale ha voluto prevenire l’installazione di missili nucleari e di infrastrutture militari della NATO in Ucraina, così come nell’ottobre del 1962 il presidente John Kennedy impedì alla Russia con un blocco militare navale l’installazione di missili balistici nucleari a Cuba.
Nel mondo ci sono circa 23.000 testate nucleari! La Russia ne ha circa 11.000, gli Stati Uniti 10.000, il regno unito 275, la Francia 450, Israele 400 e la Cina 550, seguono poi l’India, il Pakistan e la Corea del Nord (Trattato di non proliferazione nucleare). Un solo errore commesso da un’irresponsabile riporterebbe il mondo all’età della pietra.
L’Unione europea, l’Inghilterra e gli USA (e il governo italiano) dovrebbero riflettere sulle conseguenze disastrose che questo conflitto produrrebbe alle popolazioni se fosse esteso all’Europa. La Shoah, le Foibe, le città bombardate e distrutte, Londra, Napoli e Berlino rasa al suolo, Hiroshima e Nagasaki non sono solo un triste ricordo della storia recente ma un monito e una realtà per tutti!
Il primo ministro Draghi, che ignorando ciò che pensano i cittadini italiani e l’articolo 11 della nostra Costituzione[4] ha inviato armi all’Ucraina per sostenere la guerra contro la Russia, vuole vedere forse l’Italia coinvolta in una disastrosa guerra per far piacere all’Unione europea e alla NATO? Noi ignari cittadini, vittime della propaganda di Stato, che impotenti subiamo oggi la politica dispotica di questo governo, che nessuno ha eletto, inconsapevolmente siamo diventati nemici della Russia perché così hanno deciso i nostri sapienti ministri! Il dubbio nasce spontaneo: a Draghi sta più a cuore l’Italia o l’Unione europea?
Invece di sanzionare la Russia e inviare armi all’Ucraina per prolungare il conflitto, l’Europa, l’Inghilterra e gli USA avrebbero dovuto da subito interporsi tra Putin e il presidente ucraino per risolvere pacificamente il problema prima dell’invasione e non a guerra inoltrata con un popolo in fuga, città distrutte e centinaia di morti! Ma questo, forse, non era l’obiettivo dell’Occidente!
Non si comprende perché ancora oggi, dopo 70 anni trascorsi dall’ultimo conflitto mondiale, l’Occidente considera ancora la Russia, che pure è geograficamente in Europa, un nemico da combattere e da cui bisogna difendersi. Se negli anni Sessanta gli Stati Uniti erano preoccupati per l’espansione del comunismo nel mondo, oggi Putin è preoccupato non solo dell’espansione della NATO a Est ma anche dell’ideologia “corruttrice” dell’Occidente. Nel discorso tenuto ai russi il 24 febbraio ha dichiarato:
«Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri».[5]
Forse che, oltretutto, la Russia non è indispensabile all’economia europea? Quando tra qualche mese, grazie al primo ministro Draghi mancheranno all’Italia il gas, il grano e il mais, sarà una triste e amara realtà per tutti: industrie, piccoli artigiani, allevatori e privati cittadini soffriranno il freddo, la disoccupazione e la recessione.
L’Unione europea (UE) è nata per promuovere la pace nel mondo o per sconvolgere le nazioni secondo i propri fini politici ed economici? Dov’è finita la tradizione cristiana dell’Occidente? Ogni valore etico, morale, sociale e religioso è sgretolato in nome di un falso progresso sociale (come la proposta di legge del Senato del Maryland sull’infanticidio (USA) che potrebbe legalizzare l’infanticidio fino a 28 giorni dopo la nascita (ACLJ Warns Proposed Maryland Senate Bill Could Legalize Infanticide Up to 28 Days After Birth’.) [6]
Le sanzioni imposte alla Russia, oltre a inasprire i rapporti con l’Occidente e dare inizio a una nuova e lunga guerra fredda, si ritorceranno contro la stessa Europa e l’Italia che ha inviato armi all’Ucraina, armi che pagheremo nei prossimi mesi con ristrettezze economiche grazie al presidente Draghi. L’Italia ha ben poco… e ce ne accorgeremo quando alla già disastrata situazione economica prodotta in questi ultimi due anni dai numerosi decreti (dpcm) del Presidente del Consiglio dei ministri per far fronte alla pandemia si aggiungerà una vera e propria recessione economica.
Il presidente Draghi e i nostri ministri forse non sanno che l’Italia non ha carbone, non ha petrolio, non ha metalli preziosi, non ha gas e soprattutto non ha grano a sufficienza dacché l’UE ha posto limiti anche alla sua produzione e che tutto si importa dalla Russia, dalla Cina e dai paesi orientali e americani e nulla si produce in Italia o si produce troppo poco.
Sanzionare la Russia e inviare armi all’Ucraina è stato un vano atto di forza e di sfida che produrrà solo miseria e povertà ovunque. Se non si porrà subito termine a questa guerra, ci resteranno solo gli occhi per piangere, come disse il re di Napoli partendo per l’esilio dopo l’unità d’Italia. Sembra che gli USA e l’Europa più che cercare un accordo con la Russia cerchino il casus belli per estendere il conflitto al mondo intero. Restare critici oggi è un’impresa quasi impossibile. La propaganda di regime riesce a confondere le menti più sagaci. Tutti i giorni siamo martellati dalla televisione e senza nemmeno rendercene conto stiamo perdendo la capacità di pensare con la nostra testa.
Otto anni fa, nel 2014, in occasione del colpo di Stato in Crimea, Eliseo Bertolasi scrisse:
«È assodato che dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico l’Europa dipende in gran parte dalla Russia, la quale fin dal 2011 si è affermata come primo esportatore energetico in Europa, battendo la concorrenza di Norvegia, Algeria e altri paesi arabi. Questo è il reale “tallone d’Achille” di Bruxelles quando minaccia di sanzioni la Russia. Putin può chiudere i rubinetti verso l’Europa e aprirli verso la Cina. L’Europa ha molto da perdere se continuerà questo duro braccio di ferro con Mosca. Come sostiene il Cremlino, eventuali sanzioni contro la Russia si ritorcerebbero seriamente contro i Paesi che le vorranno applicare. Prendiamo ad esempio l’Italia. Nell’attuale difficile congiuntura economica e finanziaria internazionale, la prospettiva dell’internazionalizzazione appare, soprattutto per la piccola e media impresa, sempre di più una scelta obbligata, spesso un’ancora di salvezza per scongiurare la propria chiusura. Non a caso, molte aziende italiane già da qualche hanno individuato il mercato russo come l’ideale partner commerciale, portando l’Italia, fra i Paesi dell’UE, ad essere il secondo esportatore verso la Russia. Di pari passo anche numerosi prestigiosi gruppi italiani hanno realizzato e stanno realizzando notevoli investimenti in quel Paese: Enel, Eni, Finmeccanica, Indesit, Pirelli, UniCredit. Le esportazioni italiane verso la Russia, che i dati Istat indicano nell’ordine di 9,3 miliardi di euro, si confermano in continua crescita con un incremento, nel 2012, del 7,4% rispetto al 2011. Sanzioni contro Mosca, prima di far sentire il loro effetto sulla Russia condannerebbero a morte tante nostre aziende italiane in un quadro già abbondantemente provato di crisi economica e sociale»[7].
Negli anni trascorsi, confidando negli accordi internazionali di Budapest del 1994, Putin ha prestato fede all’Occidente ma quando ha capito d’essere stato ingannato e che non poteva fidarsi del presidente Zelensky ha preso la decisione di invadere l’Ucraina per tutelare gli interessi e la sicurezza della Russia prima che fosse troppo tardi. Nel discorso tenuto ai russi prima dell’invasione dell’Ucraina, Putin ha dichiarato:
«Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.
Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volte, è stata superata. Loro l’hanno superata».[8]
Dal queste parole si evince che Putin vuole evitare una futura guerra nucleare perché un eventuale attacco alla Russia, lo ha detto chiaramente, si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore, (distruzione e non sconfitta). L’aggressione all’Ucraina non è, dunque, una guerra di conquista ma uno scontro di civiltà sostenuto dalla Russia contro le oligarchie imperialiste dell’Occidente, invadenti e pervertitrici.
In Ucraina le città sono distrutte, la popolazione soffre, la gente muore, noi tutti condanniamo questa guerra in atto ma non bisogna ignorare che dal 2014 al 2022 i dissidenti ucraini filorussi sono stati perseguitati e uccisi nella regione del Donbass dal noto battaglione Azov composto perlopiù da volontari legati all’estrema destra ucraina. Per otto anni questo battaglione filonazista ucraino ha perseguitato e ucciso pacifici cittadini filorussi e nessuno ha mai protestato così come oggi si protesta giustamente contro la Russia. Se i morti filorussi del Donbass sono “scomodi” all’Occidente, quelli odierni filoeuropei sono utili alla propaganda e alla narrativa televisiva per screditare e condannare la Russia. Nel 2016 l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) «ha ritenuto il battaglione Azov responsabile dell’uccisione di massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica».[9] (Nella seconda guerra mondiale oltre 30.000 ucraini si arruolarono nelle Waffen-SS in funzione antibolscevica e antirussa.[10])
La guerra è sempre condannabile, ovunque, ma non solo secondo le circostanze di convenienza. Tutto è strumentalizzato secondo i fini della politica e del pensiero unico occidentale e i giornalisti che fanno vera informazione sono pochi. Le verità sono ignorate, distorte e nascoste. Tutto è visto con un solo occhio, quello della convenienza politica ed economica, che da sempre ha esposto le popolazioni alla guerra. In altre parole, le leadership mondiali vogliono dominare il mondo occidentale e sottomettere i popoli ai loro voleri secondo i propri fini. Il dissenso non è ammesso! Con le buone o con le cattive i popoli devono sottostare alla loro volontà. I governi democratici così manovrati non hanno e non devono avere alcuna libertà di scelta e ancor di meno ne devono avere i cittadini, che ciò ignorando si lasciano facilmente confondere e plagiare dalla propaganda. L’Occidente sembra essere più una cupola mafiosa, che vuole dettare legge su tutto e tutti più che una comunità di nazioni democratiche. Per ambizione e desiderio di potere i nostri governanti (salvo eccezioni come per esempio il defunto ex ministro Antonio Martino) si lasciano avvolgere nelle spire del pensiero unico dominante, che tutto avvolge, soffoca e divora.
Il 28 gennaio 2022, il cronista Enrico Vigna ha riportato la seguente notizia ignorata da tutti i media:
«Il Partito Socialista Progressista dell’Ucraina ha reagito alla spinta verso la guerra, che viene dai paesi occidentali per un conflitto militare tra Ucraina e Russia. Natalia Vitrenko e Vladimir Marchenko, presidente e vice presidente del PSPU, hanno inviato un appello/dichiarazione di condanna ai vertici di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Polonia e NATO, con copia ai vertici di ONU, Consiglio d’Europa, OSCE, Ucraina e Russia, intitolato “Smettete di fornire armi e fare ricatti politici per incitare l’Ucraina alla guerra con la Russia!” […]
L ‘estensione/avanzamento della NATO verso est, trascinando Ucraina, Georgia, Moldova nella NATO, costituisce legittimamente una minaccia per la sicurezza della Federazione Russa. La discussione delle proposte della Russia per una soluzione negoziale, si è svolta con gli Stati Uniti a Ginevra il 10 gennaio, con la NATO a Bruxelles il 12 gennaio e con i paesi dell’OSCE a Vienna il 13 gennaio, ma per ora, non hanno dato risposte tangibili».[11]
Chi è senza peccato, disse il Signore, scagli la prima pietra! l’Europa e la Nato hanno direttamente o indirettamente provocato questa guerra e se Putin è un criminale, non di meno lo è Zelensky, che ha sprofondato il suo Paese in una guerra che poteva e doveva evitare. Se Putin è un criminale come affermano molti e lo stesso Zelensky, allora nessuno si salva da questa accusa perché basta girarsi indietro e dare uno sguardo alle ultime guerre volute dagli USA e dalla NATO, e contare i civili e i soldati morti e gli edifici pubblici e privati distrutti dai bombardamenti aerei, come quello effettuato dalla NATO su Belgrado nel 1999 durante la guerra del Kosovo. Con questo non si vuole certamente giustificare l’aggressione all’Ucraina ma evidenziare l’ipocrisia dell’Occidente.
Chi non ricorda la guerra del Golfo iniziata il 20 marzo 2003 con l’invasione dell’Iraq, voluta dagli Stati Uniti per deporre Saddam Hussein (terminata nel 2011)? Gli Stati Uniti fecero la guerra all’Iraq sostenendo che Saddam conservava armi chimiche, una scusa rivelatasi poi infondata. Nel dicembre 2008, il presidente americano Bush ha chiesto scusa al popolo americano «per avere intrapreso senza alcuna ragione la guerra in Iraq, dove Saddam non aveva armi chimiche e non preparava armi atomiche». (Belle scuse.) Nella lettera indirizzata al popolo Americano il 7 luglio 2006, Saddam Hussein scrisse:
«Popolo americano: ho tuttora l’impressione che i vostri governanti vi stiano ancora mentendo e non vi abbiano detto le vere ragioni che li hanno indotti ad aggredire l’Iraq. Fin dall’inizio essi hanno ingannato non solo la comunità internazionale, e in particolare quella europea, ma anche gli stessi popoli dell’America, sapendo in anticipo che i fatti erano tutto il contrario di ciò che essi dichiaravano. Falso è anche quanto essi hanno affermato dopo che le loro menzogne sono venute alla luce, e cioè che li avevano tratti in inganno i loro servizi segreti e i tirapiedi che si erano portati in Iraq come loro marionette, esattamente come hanno sempre fatto il vecchio imperialismo e i vecchi imperi del diciannovesimo e del ventesimo secolo».[12]
Il 7 luglio 2016, nell’articolo «Così la guerra in Iraq ha sconvolto il Medio Oriente e rafforzato il terrorismo», Bernardo Valli di la Repubblica commentava:
«In una prima fase i morti in Iraq furono duecento britannici (di cui centosettantanove militari), quattromila cinquecento americani e più di 140mila iracheni. […]
Nonostante gli avvertimenti insistenti di esperti e diplomatici, la coppia Bush-Blair si è inoltrata nel Medio Oriente incandescente dichiarando di volervi portare la democrazia e al tempo stesso annientare le armi di distruzione di massa, non meglio precisate se chimiche o nucleari, ma delle quali non c’era prova. E che comunque si rivelarono immaginarie».[13]
Nel dicembre 2007 il colonnello libico Gheddafi fu accolto a Parigi per la prima volta dal presidente Nicolas Sarkozy che disse: «Ricevo un capo di Stato che ha rinunciato all’arma nucleare e al terrorismo e ha liberato le infermiere bulgare. Se non accogliamo Paesi che imboccano la strada della rispettabilità, che cosa dovremmo fare con quei Paesi che prendono la strada opposta»?
Nell’agosto del 2010 Gheddafi fu accolto a Roma dal presidente Berlusconi per festeggiare il Trattato d’amicizia stipulato tra l’Italia e la Libia nel 2009. Nel febbraio 2011 scoppiò in Libia una rivoluzione popolare per abbattere il governo di Gheddafi. Il 19 marzo seguente, la Francia in accordo con gli Stati Uniti, Libano e Inghilterra sferrò un attacco aereo su Bengasi e le navi statunitensi e inglesi lanciarono 112 missili da crociera su obiettivi strategici. Successivamente gli attacchi furono condotti da una coalizione guidata dalla NATO: Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Francia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito e USA. Il vicepresidente americano Joe Biden (l’attuale presidente degli Stati Uniti) andò a Mosca per convincere Putin, contrario all’attacco militare contro Gheddafi. Il 27 aprire 2011 Flavio Lotti scrisse:
«La decisione dell’Italia di partecipare attivamente ai bombardamenti in Libia è insensata, inutile e inconcludente. Se è vero che ci sono già dodici paesi che bombardano la Libia, che senso ha che lo faccia anche l’Italia? Qual è il valore militare aggiunto di questa decisione? E poi: bombardare chi? Bombardare cosa? Di quali obiettivi mirati stiamo parlando? 40 giorni di bombardamenti non hanno impedito l’assedio e il massacro di Misurata [una città della Libia]. Quanto tempo deve passare ancora prima che il mondo decida di cambiare strategia? Dov’è finita la coerenza con la risoluzione dell’Onu 1973 che al primo punto chiede a tutti di operare per “raggiungere l’immediato cessate il fuoco e la fine di tutte le violenze e gli attacchi contro i civili”? Perché si continua a parlare solo di guerra e non si discute di alcuna iniziativa politica? È mai possibile che la domanda di libertà del popolo libico debba essere affidata alle bombe? Possibile che non ci sia altro da fare? Invece di partecipare ai bombardamenti, l’Italia dovrebbe mettere in campo una grande iniziativa diplomatica con tre obiettivi prioritari: fermare l’escalation della violenza per fermare la strage di civili, puntare a una tregua che consenta di portare aiuto immediato alla popolazione di Misurata e poi raggiungere il cessate il fuoco. Questo è il tempo di chiudere con i bombardamenti e inviare una vera e propria missione dell’Onu sotto la guida diretta del Segretario Generale in grado di proteggere realmente i civili. Perché non si è ancora attivata la missione europea EUFOR Libia?»[14]
Chi ha oggi la colpa della guerra in Ucraina? Gli Usa, l’UE o lo stesso Zelensky, che sperando in un intervento della Nato ha provocato la Russia e ha sprofondato il popolo ucraino in una assurda tragedia di morte e distruzione?
L’UE e gli USA hanno “spinto” l’Ucraina in una guerra che poteva e doveva essere evitata a tutti i costi e se Zelensky si fosse comportato come il buon padre di famiglia avrebbe dovuto evitare la guerra a ogni costo per non vedere i suoi “figli” morire e la sua “casa” distrutta, invece ha aspettato che l’Ucraina fosse invasa dai russi confidando nell’aiuto europeo e nella NATO. È forse la guerra, che i popoli chiedono ai loro governanti o il benessere e la tranquillità?
Zelensky ha definito Putin un criminale, ma ignora la persecuzione del governo ucraino nei confronti dei filorussi del Donbass (una regione carbonifera dell’Ucraina attraversata dal fiume Donec) e vorrebbe vedere anche coinvolto l’Occidente in questa guerra per appagare le sue aspirazioni filo-occidentali. Se oggi il mondo piange i morti dell’Ucraina e condanna apertamente la guerra, domani i sopravvissuti piangerebbero la morte e la distruzione di intere popolazioni! Dio liberi il mondo dagli uomini irresponsabili e dissennati, da quelli che dicono: «Armiamoci e partite», o per meglio dire: «Armiamoci e patite!», perché a patire sono sempre i tranquilli e pacifici cittadini che non sanno nulla di nulla, che ignorano tutto e non chiedono ai loro governanti che lavorare e vivere in pace; quelli che dall’oggi al domani si vedono bombardati e uccisi da un nemico che non conoscono, che i loro governanti hanno provocato con le loro scelte insensate!
Non facciamoci coinvolgere in questa guerra per non dover vedere un domani i nostri figli, gli amici e i parenti uccisi e le nostre case e città distrutte per colpa di un Occidente egoista incapace di mantenere l’equilibrio e la pace nel mondo.
Zelensky, che al Parlamento inglese ha riferito che sono stati uccisi otre 50 bambini, «sono bambini, ha detto, che avrebbero potuto vivere, ma quelle persone ce li hanno portati via», [15] si è chiesto quanti bambini morirebbero (e non solo bambini) se il conflitto si estendesse a tutto il mondo?
17 marzo 2022
[1] Traduzione del discorso di Putin fatto ai russi il 24 febbraio 2022. Del discorso di Putin sono state pubblicate alcune traduzioni differenti in più punti del discorso. Questo passo è tratto da L’INDIPENDENTE del 12 marzo 2022.
[2] «From mid-April 2014 to 15 May 2016, OHCHR recorded 30.903 casualties in the conflict area in eastern Ukraine, among Ukrainian armed forces, civilians and members of the armed groups. This includes 9,371 people killed and 21,532 injured». In: Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights – Report on the human rights situation in Ukraine 16 February to 15 May 2016.
[3] Francesco Tallarico, Lo Speciale, 22 febbraio 2022.
[4] Art. 11 della Costituzione italiana: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
[5] Discorso di Putin de, 24 febbraio 2022, L’INDIPENDENTE del 12 marzo 2022.
[6] In preparazione per una possibile sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che potrebbe ribaltare Roe v. Wade quest’estate, il Maryland è l’ultimo stato che tenta di sancire l’accesso all’aborto nella sua costituzione statale. Due progetti di legge davanti al legislatore statale mirano a fare proprio questo. Il progetto Bill 1171 intitolato “Dichiarazione dei diritti – Diritto alla libertà riproduttiva” è una proposta di emendamento alla Costituzione del Maryland che “stabilirebbe che ogni persona, come componente centrale dei diritti dell’individuo alla libertà e all’uguaglianza, ha il diritto fondamentale alla libertà riproduttiva ; vietare allo Stato di negare, gravare o abbreviare, direttamente o indirettamente, il diritto a meno che non sia giustificato da un interesse statale imperativo raggiunto con i mezzi meno restrittivi. Se approvato dal legislatore, i Maryland voterebbero l’emendamento proposto alle elezioni generali di novembre.
[7] ELISEO BERTOLASI, Vita Bookazine, 18 marzo 2014: Cosa è successo a piazza Maidan? La vera storia della rivolta ucraina.
[8] Discorso di Putin de, 24 febbraio 2022, L’INDIPENDENTE del 12 marzo 2022.
[9] OSCE SUPPLEMENTARY HUMAN DIMENSION MEETING. APRIL 2016 – WAR CRIMES OF THE ARMED FORCES AND SECURITY FORCES OF UKRAINE: torture and inhumane treatment Second report – (Wikipedia, l’Enciclopedia libera – Battaglione Azov.)
[10] Wikipedia, l’enciclopedia libera: Storia dell’Ucraina
[11] CIVG- Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia, 28 gennaio 2022.
[12] In: CIVG – Centro di iniziative per la Verità e la Giustizia. – http://www.civg.it/).
[13] Vedi anche: Bernardo Valli, Guerra in Iraq: inutile e disastrosa. In: Repubblica.it, 7 luglio 2016.
[14] Flavio Lotti, Bombardare la Libia: decisione insensata, inutile e inconcludente, Perugia 27 aprile 2011.
[15] Alessandro Ricco in: La Verità, N. 67 del 9 marzo, pag. 2.