La più grande industria di tutto il Regno delle Due Sicilie persisteva in Calabria
Il governo fin dal 1827 incominciò a verificare l’importanza di queste fiere diverse dalle altre nel territorio provinciale della seconda Calabria ulteriore, e in verità anche del resto delle Calabrie. Il volume degli affari prodotti in questi avvenimentt era davvero ragguardevole.
Dalle poche fonti che ricordano quegli eventi, tutte sono concordi che dalla complessità degli affari sulle vendite e sugli acquisti, l’ammontare si contraddistingueva in milioni di ducati. In questa logica il governo a richiesta delle principali piazze commerciali, dilatava il tempo in cui una fiera produceva il volume degli affari per moltiplicare le occasioni di scambio e la circolazione finanziartia con maggiore velocità all’interno dei suoi domini continentali. Fra i vari appuntamenti fieristici calabresi, spiccava quella degli allevatori di San Giovanni di Minagò presso Santa Severina nel catanzarese.
L’aver dilatato di ulteriori 5 giorni il tempo della fiera di Santo Janni rispetto al passato che si manifestava in tre giorni ha favorito enormemente il commercio e l’economia interna della Calabria tutta, mettendo in comunicazione questi luoghi con gli interessi perfino della Sicilia e di numerosi faccendieri siciliani che frequentarono quel territorio fieristico. L’importanza di questa fiera si coglie da un sistema ricettivo ricercato e all’altezza dell’evento, coordinato dal consulente della provincia e imprenditore Cavaliere signor Vitale, durante un tempo piuttosto lungo, tanto di vederlo suo malgrado coinvolto in una causa per risarcimento danni del 1861 contro il barone Barraco, un allevatore e industriale molto noto in quel contesto. Il ruolo del Vitale in quella fiera era ben chiaro ai contraenti negli affari, la dove giravano enormi interessi finanziari espressi in milioni di ducati ogni anno. La fiera di Santo Janni che rimontava al tempo della dominazione aragonese, è stata ricordata addirittura molti decenni dopo durante in regno d’Italia, quando nel 1896 i produttori della provincia di Catanzaro rifondarono il sistema produttivo serico formulando i nuovi statuti. In quell’occasione il sovrintendente provinciale per l’economia della provincia di Catanzaro, ritornando al passato evoca l’ammontare medio scaturito durante il regno borbonico quantificato in 17 milioni di lire ovvero, quattro milioni di ducati. Cifra esorbitante che attirerà l’attenzione di speculatori stranieri, inglesi in testa e francesi non che, l’interesse di quella del parlamento italiano sempre attratto dalle rapaci attenzioni del suo Mezzogiono, che tratterà alcuni contenuti legati a quella fiera che permetteva ancora di estrarre ricche doti finanziarie anche durante il regno d’Italia. Se la fiera di Santo Janni riuscì a incidere profondamente nell’economia calabrese così pure in tutto il comparto agricolo in materie come allevamento ovino, e industria degli erbaggi, lo si deve alla lungimiranza dei sovrani di casa Borbone che moltiplicarono nel tempo, dilatando i tempi della contrattazione degli affari ulteriormente per una durata quasi tripla. Il decreto legge emesso a Napoli l’ 8 febbraio 1827, n. 1267 permette di leggere queste intenzioni. Il mondo delle fiere per gli allevatori in primis e per l’industria napolitana in ultimo rappresentava una vera e propria industria. Anzi, si può affermare senza temere smentita, questo comparto produttivo fu quello più importante rispetto a qualsiasi impianto industriale nel regno delle due Sicilie. Per massa di affari e volume di denaro contante il rendimento di queste fiere in Calabria rappresenta il mondo degli allevatori calabresi cioè, la più importante industria di quel regno in senso assoluto rispetto addirittura alle produzioni napoletane. Le materie prime estratte dalla Calabria sono servite ad alimentare interi comparti industriali principalmente a Napoli e in Sicilia; senza queste risorse tutto il regno delle due Sicilie sarebbe risultato povero e dipendente delle forniture straniere come non mai. Alcuni di questi appuntamenti fieristici erano così importanti che venivano annunciati mesi prima persino nelle altre province continentali del regno delle due Sicilie come quella di Santo Janni che andava in scena nel territorio di Santa Severina. Soltanto su questa fiera i guadagni raggiungevano annualmente cifre esorbitanti, e da alcuni documenti si osserva la cifra, un milione di ducati.
(estrapolazione dal testo di futura pubblicazione sulla Calabria borbonica)
Alessandro Fumia