LE CINQUE VIE DI SAN TOMMASO D’AQUINO (quarta parte)
6° – Ragione e fede
Il rapporto ragione – fede, o filosofia-religione, dal periodo illuministico in poi si è pensato si tratti di due opposte sfere della vita umana. L’ambito della filosofia è quello della razionalità, quello della religione è l’ambito del sentimento, della cieca e istintiva fede. Ne è derivata la diffusa convinzione che per essere cultori del sapere bisogna liberarsi da qualsiasi fede religiosa, e viceversa, per essere veri credenti rinunziare alla libertà del pensiero. Ma le cose non stanno così. La Religione se ha per oggetto Dio, onorato come Assoluto Personale, è in relazione con la filosofia, suprema delle scienze, che proprio nell’Assoluto Personale, ricerca la suprema causa dell’universo, e cioè la definitiva spiegazione razionale delle cose. Religione e filosofia si distinguono solo perché la filosofia impegna l’intelletto speculativo, aperto alla verità in se, mentre la religione convoglia tutto l’essere umano incontro a Dio nella piena disponibilità al suo volere che è trasporto d’Amore. La religione suppone la trascendenza come alterità di Dio dall’uomo e radicale dipendenza dell’uomo da Dio. La filosofia salva tutto questo appunto in quella sua ricerca della Suprema Causa del mondo, di un mondo che, non potendo spiegare razionalmente se stesso, postula necessariamente l’Assoluto ed ecco il Dio del “filosofo” che è insieme il Dio del “credente”.
Filosofia e Religione sono in perfetto accordo al punto che una filosofia che non tende a sublimarsi in preghiera e una religione, che almeno confusamente, non sottende una ragionata certezza di Dio, sarebbero contraddittorie. Il filosofo sarebbe allora preso dalla falsa luce di idee vuote, e il credente resterebbe vincolato nella superstizione scambiando Dio con gli idoli creati dalla sua fantasia e dalle oscure forze del sentimento. Anzi possiamo a buon diritto parlare anche di una filosofia cristiana, né deve sembrare assurdo l’aggettivo. Cristiana deve dirsi una filosofia se dalle fonti della Rivelazione ha saputo trarre una serie di grandi tesi razionalmente dimostrabili in risposta ai problemi fondamentali del pensiero. In tal caso la filosofia che ne scaturisce ha la sua origine nel fatto storico del cristianesimo ma si afferma sempre in modo autonomo in quanto, per se stessa, muove da premesse non credute, ma derivate dalla esperienza e dalla riflessione sistematica, arrivando a conclusioni imposte solo dall’evidenza, indipendentemente da qualsiasi autorità divina ed umana. La filosofia dunque per oggetto e metodo è vera disciplina razionale non può definirsi né cristiana nè non-cristiana, essa è vera o falsa per se stessa, come non si dà una matematica inglese o francese. Tuttavia possiamo parlare di filosofia cristiana, distinta, superiore e irriducibile a tutte quelle del pensiero antico e moderno, perché nella tesi dell’Assoluto primato dell’Atto d’essere derivata dalla luce della Rivelazione riconosce il fondamento dell’unica e definitiva interpretazione della realtà. Non può essere che questa la filosofia che apre al Mistero Personale, giustifica la possibilità di una sua rivelazione, dispone l’uomo alla fede. Ora l’unico Mistero Personale oggettivo è appunto quell’Essere Sussistente conquistato come supremo approdo dell’intelligenza umana. Ed eccoci alla “filosofia data ai greci (e per essi al mondo) come pedagogo che conduce a Cristo” (Clemente Alessandrino ne: Gli stromati)
- 7 – Conclusione
Al termine di questa breve e sommaria ricerca si può concludere che la conquista dell’esistenza di Dio è di competenza della ragione e non della fede. Il vaticano I ha dato una conferma solenne al proposito della conquista razionale di Dio. Il papa Paolo VI in un suo discorso ebbe a dire che la chiesa “rimane ferma anche se dovesse rimanere sola nel rivendicare alla ragione questa suprema possibilità”, affermando decisamente la capacità della Ragione naturale ad esprimersi il vero contro ogni scetticismo derivato dall’agnosticismo Kantiano intollerabile di ogni certezza.
da un brano dell’Enciclica: “Fides e Ratio” di Giovanni Paolo II
(n. 4, 3° §)
” … è possibile riconoscere, nonostante il mutare dei tempi e i progressi del sapere, un nucleo di conoscenze filosofiche la cui presenza è costante nella storia del pensiero. Si pensi, solo come esempio, ai principi di non contraddizione, di finalità, di causalità, come pure alla concezione della persona come soggetto libero e intelligente e alla sua capacità di conoscere Dio, la verità, il bene; si pensi inoltre ad alcune norme morali fondamentali che risultano comunemente condivise. Questi e altri temi indicano che, a prescindere dalle correnti di pensiero, esiste un insieme di conoscenze in cui è possibile ravvisare una sorta di patrimonio spirituale dell’umanità. E come se ci trovassimo dinanzi a una filosofia implicita per cui ciascuno sente di possedere questi principi, anche se in forma generica e non riflessa. Queste conoscenze, proprio perché condivise in qualche misura da tutti, dovrebbero costituire come un punto di riferimento delle diverse scuole filosofiche. Quando la ragione riesce a intuire e a formulare i principi primi e universali dell’essere e a far correttamente scaturire da questi conclusioni coerenti di ordine logico e deontologico, allora può dirsi una ragione retta o, come la chiamavano gli antichi, orthòs logos, recta ratio”.
Crediamo che le prove dell’esistenza di Dio di San Tommaso d’Aquino rappresentino una parte considerevole del patrimonio spirituale dell’umanità, cui si fa cenno nel brano riportato.
(Da un lavoro scolastico-universitario- della redattrice del portale- ame.)
esserecristiani.com
Le cinque vie di San Tommaso