Liberali meridionali e deformazione della storia (prima parte)
Loreto Giovannone considera Francesco De Sanctis, uno dei protagonisti della transumanza ideologica fatta insieme a tanti altri borghesi meridionali dopo il 1860
La mistificazione. Un esempio di propaganda risorgimentale, un classico del darwinismo sociale che pervade, non solo tutta la società settentrionale ma tutti gli storici che discriminano il meridione preunitario ed esaltano il preteso “progresso” post unitario, è facilmente leggibile nella voce De Sanctis del dizionario biografico degli italiani Treccani messo in rete.
Sin dalle prime righe, l’estensore della nota s’affanna a spiegarci quanto la provincia di Avellino ai tempi di De Sanctis fosse «al centro di una zona tutta feudale e di cui gli antichi feudatari ancora sfruttavano la scarsa ricchezza boschiva, mentre il potere era gestito direttamente dal clero e dai piccoli o medi proprietari terrieri, anch’essi strettamente legati alla Chiesa sul piano economico -, sociale e Politico… In questo ambiente il D. trascorse solo i primi nove anni, ma esso costituì sempre per lui un punto di riferimento, perché sempre egli lo ebbe presente come “polo reale” e, insieme, come “polo negativo” della storia».
Tutto questo dalla nascita e a soli nove anni?
Dal risorgimento il potere ha imposto accademici e storici allineati alla ideologia del nuovo regime nominati con decreti regi, con il sud sempre e solo “polo negativo”. Attraverso la narrazione faziosa si pretende di raccontare, malamente, la complessità della società meridionale prima dell’annessione del meridione. Si inventa il “polo negativo” rafforzato nella espressione dalla preposizione e sostantivo “della storia”.
Ma non basta, continua l’estensore della nota «la realtà da cui partire e rispetto alla quale operare per tutte le conquiste del “progresso” (morale, culturale, civile)». Si passa dalla realtà alla demagogia usando con disinvoltura parole che, se proiettate nei veri fatti storici post unitari fino all’attualità, hanno un significante ma non un significato. È da 157 anni il linguaggio della propaganda semplicistica dei settari già nel mentre cospiravano clandestini prima dell’annessione del meridione.
Il luogo comune vuole che prima del risorgimento al sud era tutto negativo, dopo l’annessione portato il progresso tutto positivo, in questo caso la propaganda è nell’uso distorto delle parole “progresso” (morale, culturale, civile), oggi in piena decadenza sono parole divenute vuote e prive del loro reale significato.
La nota si accende di darwinismo sociale quando l’estensore scrive «del Sud che produceva i preti, gli avvocati e i pochi medici».
In un colpo solo Marinari (avellinese) cancella la secolare Scuola Medica Salernitana, poco distante dal suo paese di nascita, Montella.
Cancellata in un colpo solo la più antica e celebre istituzione medica del mondo occidentale, dove le famiglie si tramandavano la professione medica, anche le donne professavano la medicina officinale ed è stata la manifestazione culturale e scientifica più rilevante dell’intero Medioevo fino al XIX secolo. La stessa Treccani dedica una voce alla istituzione medica.
Francesco De Sanctis. Ministro già nel Regno delle Due Sicilie, uno dei protagonisti nel cambiamento politico nella transumanza ideologica fatta insieme a tanti altri borghesi meridionali dopo il 1860. La deriva ideologica di pensatori, storici, accademici è un male profondo che pervade quasi tutta la cultura storica italiana, non è intellettualmente onesto compiacere al potere, non c’è dignità morale, credibilità, in chi si presta.
Discorso dell’on. De Sanctis alla Camera, il 22 novembre 1862.
«L’ onorevole deputato Boggio ha terminato il suo discorso facendo un appello alla conciliazione. Non avrei però voluto ch’egli avesse incominciato dall’accrescere le difficoltà della conciliazione accusando, per salvare il ministero presente, il generale Lamarmora ed il ministero precedente. Non difenderò il barone Ricasoli perché egli ha chiesto la parola e saprà difendersi da sé. Tuttavia siccome io faceva parte del gabinetto da lui presieduto, sento la necessità di chiarire le intenzioni dalle quali eravamo animati». (Da Cronaca della guerra d’Italia del 1859 …: 1862-1863-1864. Rieti 1865, pagina 97).
Programma Conciliazione. De Sanctis prosegue parlando degli atti che hanno preceduto il combattimento di Aspromonte. La Conciliazione era possibile sovra un solo terreno. Essa consiste in ciò che il governo rispetti la legge riguardo alla sinistra ed al partito avanzato e che questo dal suo canto rinunzi alle dimostrazioni di piazza ed alle agitazioni e si serva solamente dei mezzi legali che le istituzioni del paese gli danno.
Dimostra che il ministero ha condotto le cose al punto da rendere inevitabile la lotta. Quindi soggiunge: Ad Aspromonte ha represso, Mellana interrompendo. Ha fatto il suo dovere. De Sanctis ribatte Siamo d’ accordo, ma non doveva spingere le cose sino al punto da dare all’esercito un perpetuo ricordo di quella fatale giornata. Il ministero ha pure oltrepassato i suoi diritti, riguardo alle associazioni. Poteva frenarle, sospenderle, ma non scioglierle senza violare la legge (si riferisce allo scioglimento dei volontari garibaldini). E riguardo allo stato d’assedio chiederò perché lo si sia decretato anche in quelle provincie dell’Italia meridionale, dove non esisteva alcun pericolo. Chiederò ancora se non bastasse a combattere il brigantaggio e la camorra senza prolungare Io stato d’assedio dopo il fatto d’Aspromonte. Coll’arresto poi dei deputati il ministero ha violato la legge [si riferisce all’arresto trasporto e detenzione, a Genova, di Garibaldi dopo averlo ferito in Aspromonte, arresto e detenzione fatta da Cialdini, n.d.a.]. Io considero sempre il deputato come inviolabile. Il ministero che deve essere vigile custode delle leggi, che deve curarne l’osservanza per parte di tutti i cittadini, non ha alcuna scusa quando le calpesta.
Passando alla politica estera e dopo aver biasimato il viaggio del commendatore Rattazzi a Parigi, cosi s’esprime riguardo alla circolare e sulla nota del generale Durando. A che adoperare un simile linguaggio? Si intendeva forse di spaventare l’Imperatore dei Francesi? O si credeva che questi fosse disposto a ritirare le sue truppe da Roma? Questa fiducia non poteva avere il ministero, quindi ha fatto atto di cattiva politica. Non poteva esprimere una fiducia colla certezza di essere smentito dai fatti, non poteva fare una minaccia se non aveva la volontà, né i mezzi di mandarla ad effetto, e subirne tutte le sue conseguenze. Da altra parte io credo che l’imperatore Napoleone sia troppo avveduto politico per non vedere che disfare l’Italia sarebbe un disfare la Francia, poiché il legittimismo europeo, dopo d’ essere passato sul petto di quella attraverserebbe questa, e giugnerebbe sino a lui… Frattanto per noi l’unità é una fede. Come i soldati del primo Napoleone cadevano gridando viva l’Imperatore, cadono i nostri eroi sotto il ferro dei briganti col grido; viva l’unità italiana.(Da Cronaca della Guerra d’Italia dal 1859, p. 99).
Questo il discorso alla Camera del 22 novembre 1862 dell’on. De Sanctis, cioè dell’avellinese espulso dal Regno dalle autorità borboniche nel 1853, esiliato per l’America, dirottato a Malta possedimento inglese, da lì inviato a Torino. (Da Cronaca della guerra d’Italia del 1859, pagina 99).
Loreto Giovannone
(Fine della prima parte – continua)