Miopia politica e mancanza di senso di appartenenza
Abbiamo udito appena qualche giorno fa l’aggettivo che il governo Macron (espressione sia dello stesso premier che della nazione) ha usato per definire la decisione del nostro attuale Ministro degli Interni (anche lui espressione sia del governo che della nazione) in merito alla nave carica di migranti:”vomitevole”.
In altri tempi questa sola affermazione, lontana da ogni preoccupazione di ordine diplomatico, politico o di semplice buona educazione, sarebbe stata ritenuta sufficiente per costituire un “casus belli” in senso letterale. Oggi, invece, il nostro Primo Ministro, non ha nemmeno ritenuto opportuno annullare l’incontro col suo omologo francese, prendendo per buone le sue tardive scuse circa la pesante affermazione che, però, non si era preoccupato né di correggere né di sconfessare, avallandola, pertanto, col suo silenzio.
Che i cosiddetti “cugini” d’Oltralpe non nutrano proprio sentimenti d’amore nei nostri riguardi non è un mistero e non ce ne meravigliamo, visto che, tranne un ormai lontano periodo di “romanizzazione”, che ci accomunò per un certo tempo e che ha lasciato qualche impronta nella lingua, non abbiamo elementi che possano andare oltre questa cosiddetta “cuginanza”.
Il lato brutto della vicenda (e qui ci potrebbe andare benissimo l’aggettivo usato dai francesi) è rappresentato dal fatto che, o per miopia politica o per mancanza di senso di appartenenza, il nostro Ministro degli Interni (che, piaccia o no, rappresenta noi e la nostra nazione) non ha ricevuto l’appoggio dei “contras” dell’opposizione. Questi, infatti, contrariamente a quanto affermato in campagna elettorale (nella quale ognuno confessava di gettarsi nell’agone solo per il bene della nazione e dei connazionali), per partito preso, devono denigrare ed ostacolare il lavoro del capitano della nave, compromettendo così la navigazione e dimenticando che su quella nave, che è la loro patria, purtroppo, ci sono anche loro. Un appoggio alla linea seguita dal Ministro degli Interni avrebbe dato un forte segnale di coesione all’esterno e avrebbe fatto capire che non si può offendere impunemente una nazione.
La constatazione mi ha fatto venire in mente uno dei tanti episodi ai quali giornalmente possiamo assistere in una qualunque strada o piazza d’Italia.
Se a un semaforo, un italiano, infastidito o provocato, reagisce anche solo verbalmente contro un extracomunitario, subito dal nulla sbuca un nugolo di connazionali a prenderne le difese. Se poi la scena si ripete a parti invertite, i nostri connazionali si fermano, sì, ma per riprendere la scena e metterla subito in rete! Così chi dovrebbe essere punito per il proprio comportamento irrispettoso e violento si sente autorizzato ad osare sempre di più. Poveri noi!
Castrese Lucio Schiano
15 maggio 2018